Prezzi in frenata in attesa dell'Opec di Luigi Grassia

Prezzi in frenata in attesa dell'Opec Prezzi in frenata in attesa dell'Opec Oggi aumenta l'estrazione, possibile sospensione delle quote Luigi Grassia L'appello dei ministri europei deU'Ecofin ad aumentare la produzione è rivolto alla conferenza dell'Opec che si tiene oggi a Beirut. Il paradosso è che alcuni dei più importanti esportatori, a cominciare dall'Arabia Saudita, sono ben intenzionati ad accoghere la richiesta, anzi avevano già deciso per conto loro di sostenere questa posizione di fronte agli altri Paesi del club, e ieri fonti del Qatar parlavano addirittura di un «accordo già raggiunto fra tutti i membri per aumentare la produzione di 2,5 milioni di barili» ; ma ciò potrebbe non servire a nulla, perché ormai il baricentro della paura si è spostato e i mercati non temono più un semplice squilibrio della domanda e dell'offerta ma un attacco terroristico ai grandi pozzi del Golfo Persico o addirittura una rivoluzione a Riad, evento di cui in questi giorni gli esperti di politica intemazionali parlano apertamente come di un rischio concreto. D'altra parte, il mercato sembra concedere un'apertura di crédito alla capacità dell'Opec di controllare ancora la situazione e in vista dell'incontro di oggi ha allentato la tensione sui prezzi: ieri a Londra il «brent» che fa da riferimento in Europa è sceso dell'I,59% a 38,46 dollari a barile mentre a New York il «light crude» americano ha perso addirittura il S^ sotto la soglia psicologica dei 40 dollari a 39,92. Per valutare quanto l'ora sia comunque drammatica basta considerare i due temi in agenda a Beirut: portare la produzione al massimo teorico e abolire temporaneamente lo stesso sistema delle quote produttive che del «cartello» è la ragion d'essere. Il presidente di turno dell'Opec, nonché ministro del petrofio indonesiano Pumomo Yusgiantoro, ha dichiarato ieri che «l'Organizzazione è già vicina a pompare il greggio alla sua capacità di produzione massima ma deve immettere ulteriore petrolio sul mercato per provocare un impatto davvero significativo sui prezzi». Stando a Pumomo, i paesi dell'Opec estraggono 2,3 milioni di barili al giorno oltre il tetto pr e st abilito di produzione pari a 23,5 milioni di barili. «Il gruppo sta già pompando all'88% della sua capacità - ha detto Pumomo dobbiamo vedere quali Paesi hanno anche capacità sottoutilizzata». In questa dichiarazione si può leggere un invito ad avvicinare il 10096 della capacità produttiva e anche una svalutazione dell'ipotesi che circola in questi giorni di alzare il tetto produttivo di 2,5 milioni di barili: se le cifre di Pumomo sono esatte, l'incremento reale di una mossa del genere sarebbe solo di aumentare l'output reale di 200 mila barili rispetto ai 2,3 milioni che già sforano le quote. Abbandonare il sistema delle quote è l'altro tema caldo. Il ministro del Quatar, Abdullah al-Attiyah, ha detto che «ogni Paese dovrebbe produrre quello che vuole anche nei prossimi mesi». Sulla stessa lunghezza d'onda il collega algerino Chakib Khelil, secondo cui «la sola via d'uscita per frenare i prezzi è sospendere il tetto di produzione». Frena l'Arabia Saudita, che ha le maggiori riserve inutilizzate: il ministro Ali alNaimi ha ricordato che il suo Paese «ha già incrementato la produzione indipendentemente dalle decisioni dell'Opec». Naimi ha aggiunto che d'Opec non può avere il controllo dei prezzi di greggio quando a guidare il mercato sono la percezione di instabilità dei Paesi produtto- ri»; ha concluso affermando che «un aumento del tetto di produzione dell'Opec di 2,5 milioni di barili al giorno, pari a un incremento dell'I l'fa, per un totale di 26 milioni di barili al giorno, sarebbe sicuramente utile», tuttavia «non credo possa portare giù i prezzi». Insomma i sauditi per equilibrare il mercato sono disposti a fare molto, cioè ad aumentare l'estrazione, ma non tutto, cioè a estrarre in modo scriteriato abbandonando il sistema delle quote. Comunque il petrolio dell' Opec resta meno caro di quello trattato a Londra e New York: il suo prezzo medio ieri è stato fissato a 37,64 dollari secondo quando reso noto a Vienna dal segretariato dell'Organizzazione (il prezzo ufficiale è calcolato sulla media dei sette tipi diversi di greggio). Gli analisti del «cartellò» prevedono altri aumenti di prezzo nelle prossime settimane a prescindere dalla crescita dell'estrazione che verrà deliberata oggi a Beirut. Purnomo Yusgiantoro dell'Opec

Persone citate: Chakib Khelil, Naimi, Purnomo Yusgiantoro, Yusgiantoro