Mille e una notte sul mare d'Oman

Mille e una notte sul mare d'Oman QUI LA FEDE MUSULMANA SI CONIUGA CON LA TOLLERANZA GRAZIE ANCHE AL RAPPORTO MILLENARIO CON L'INDIA Mille e una notte sul mare d'Oman Marco Moretti M an bas ^^ ^ te ka ODERNITA nella tradizione. Il motto, con cui dall 970 il sultano Qaboos ha rivoluzionato uno dei Paesi più arcaici e chiusi del mondo, è ribadito dalle colonne di diverse colori del suo eclettico palazzo di Muscat. Un edificio in cui linee pop convivono con decorazioni arabesche e con giardini tropicali profumati da buganvillee e frangipani. Ripropone atmosfere da Mille e una notte, arroccato com'è in una baia montagnosa protetta da antiche fortezze di fango e da nuove artiglierie d'acciaio, dalle cupole di splendide moschee e da sofisticati sistemi elettronici. Perché qui un'economia in gran parte incentrata sull'estrazione di petrolio e gas - ma anche di oro, argento, rame e carbone - convive con l'obbligo per i dipendenti pubblici d'indossare la dishdasba, la tradizionale tunica bianca o rosa. In un Paese dove gran parte delle donne coprono il volto con una mascherina di stoffa nera. E molti uomini portano lunghe barbe, il turbante e - alla cintura - il khanjar, il pugnale curvo. Sembrano tutti cugini di Bin Laden. Solo per il look. Perché qui la fede musulmana si coniuga con la tolleranza, grazie anche al rapporto millenario con l'India: è libera la vendita di alcolici e le donne di altre religioni vestono come vogliono, le occidentali coi bermuda e le indù con la pancia fuori. Gli indiani rappresentano, insieme ai pakistani, quasi un quinto della popolazione. A tavola le saporite ricette del subcontinente hanno soppiantato i frugali piatti beduini. E New Delhi è un partner culturale, politico e commerciale di peso superiore a qualsivoglia Paese arabo. Raggiungiamo Dhow Harbour, il porto dove cargo e petroliere convivono col lussuoso yacht del sultano e con vecchi dhow, i velieri in legno con cui gli omaniti crearono tm esteso impero commerciale. Con queste piccole imbarcazioni a vela raggiunsero prima nel IX secolo la costa di Malabar, l'attuale Kerala, da dove importarono il cardamomo, usato in Arabia per aromatizzare il caffè. Nei secoli successivi allacciarono rapporti stabili con India, Malacca e Cina. Nel 1490 il navigatore arabo Majid al-Najdi scrisse che «il porto di Muscat è il più ricco e trafficato del mondo». Ma pochi anni dopo arrivarono i portoghesi, per controllare lo stretto di Hormuz, strategico per il dominio della regione. Durarono un secolo, sostituiti da accordi con la Compagnia Britannica delle Indie Orientali. E a fine Settecento l'Oman estese il suo impero marittimo lungo le coste dell'Africa Orientale con basi a Lamu e Mombasa (nell' attuale Kenya), a Zanzibar e Pemba (Tanzania), alle Comore e a Nosy Be (Madagascar). Di quell'epoca gloriosa restano le decine di torri e fortezze che dall'alto di ruvide montagne dominano il frastagliato gioco di baie che forma Muscat. Costruita in posizione strategica, era imprendibile. Oggi i forti concorrono all'esotismo di Dhow Harbour, dominata da cupola e minareto blu d'una moschea in stile iraniano. Alle spalle del trafficato lungomare c'è il suq, un dedalo di vicoli dove mille botteghe vendono oro, profumi, tessuti, spezie, abiti tradizionali e gli ultimi modelli di tivù, computer, fotocamere digitali e cellulari. Sull'altro versante della capitale, il sultano ha fatto invece costruire nel 2001 un' immensa moschea che porta il suo nome. La sala principale in cui colonne ispirate agli Omayyadi di Damasco si mescolano a un iwan iraniano - è coperta da un tappeto di 4260 metri quadrati e illuminata da un ciclopico lampadario in cristallo. È circondata da cortili, delimitati da archi e da un portico con un'edicola in maiolica per ciascun Paese islamico. E comprende una biblioteca con 20mila volumi e 100 computer on line a disposizione gratuita dei fedeli. Partiamo da qui per raggiungere Nizwa, l'antica capitale nell'interno, attraverso i monti del Jebel Akhdar, dove seguiamo una pista tra paesaggi aspri, picchi alternati a rocce calcaree, guadi e piccoli canyon scavati dal torrente. Fino a un passo a 2340 metri. E al villaggio di Al Hamra, formato da case in terra - simili alle kasbah marocchine - assediate da migliaia di palme da dette¬ ro. Nizwa è dominata dal forte fatto costruire a metà del Seicento dal sultano Bin Saif: articolato tra possenti mura con camminatoi, cortili interni, torri e sale, era allo stesso tempo palazzo reale, baluardo e prigione. Dalla sua cima si gode la migliore vista su cupola blu della moschea, città e palmeto. L'attrazione principale è però il suq, fulcro dell'artigianato omanita: vi si comprano monili e oggetti in argento, pelletteria, paglie, ceramiche e khanjar. Mentre al suq del pesce s'assiste ad animate contrattazioni. Da Nizwa raggiungiamo le Wahiba Sands, un deserto di sabbia lungo 200 chilometri e largo 80, ma con dune alte fino a 200 metri, popolate da clan di beduini che vivono allevando dromedari. Poi le dune si gettano in mare e i pastori si trasformano in pescatori, cambia l'attività ma non le kefiah e i turbanti degli uomini e gli abiti colorati delle donne. Risalendo a nord la spiaggia si trasforma in pista, i Toyota rullano sulla sabbia tra migliaia di gabbiani e uomini che spostano il pesce dalle barche ai fuoristrada. Dormiamo in tenda sulle dune, perché su centinaia di chilometri di costa non c'è alcuna struttura fino ai bungalow di Ras alJinz, un promontorio dove ogni anno 13.000 tartarughe verdi si riproducono sulla spiaggia: la sera le si vede depositare le uova in buche scavate nella sabbia e, all'alba, si assiste alla corsa dei tartarughini verso il mare. La carenza di alberghi, fuori da Muscat e Nizwa, riflette la cauta politica dell'Oman verso il turismo. Da un lato lo si vuole sviluppare per dare una risposta occupazionale a una crescita demografica annua del 3,8 per cento. Dall'altra si teme che il turismo, soprattutto quello balneare col suo corollario di trasgressioni, alteri lo stile di vita degli abitanti portando problemi sociali oltre che dollari. È una transizione lenta. Lo si capisce a Sur, dove le donne sono coperte dalla testa ai piedi da un velo nero. Sur è una città di case bianche costruite attorno a un piccolo golfo dominato da una serie di torri: sorvegliano l'ingresso di una profonda un'insenatura attraversata dai dhow e delimitata, sul versante opposto, da una skyline di minareti che sorvegliano un lungo arenile. Da qui a Muscat sono altri 150 chilometri di scogliere, spiagge, un antico mausoleo in rovina, calette sabbiose con fondali turchesi, un fiume tempestato di palme e persino una pozza d'acqua salata (in cui nuotare) che s'apre in fondo a una voragine in mezzo al deserto di pietra. Gran parte delle donne coprono il volto con una mascherina di stoffa nera e gli uomini portano lunghe barbe, turbante e khanjar, il pugnale curvo m^ T*—»» SS fWf- PC fm^m* '* *?im li mare si alterna alle dune in Oman A destra: la grande moschea di Masquat (sotto: un particolare) IL VIAGGIO I Viaggi di Maurizio Levi ( 0234 934528, www.deserti-viaggilevi. it) propone un Oman di 9 giorni in fuoristrada con guida italiana C2180 volo a/r e pernottamenti in alberghi e tenda, pensione completa. Qatar Airways (www. qatarairways.com) vola da Milano a Muscat via Doha. Info: www.oman.org/tourism.htm. LETTURE Sabbie arabe di Wilfred Thesiger, Neri Pozza, «17,50: il famoso scrittore di viaggi inglese racconta la sua attraversata del grande deserto d'Arabia fino all'Oman. Tra le guide Oman ed Emirati Arabi, Edt, «21,69: traduzione della Lonely Planet. E Oman, Edizioni Polaris, 629. GEOGRAFIA L'Oman è la propaggine Sud-Est della penisola araba, confine con Arabia Saudita, Emirati Arabi, Yemen e Oceano Indiano (2093 km di coste), ha una superficie di due terzi dell'Italia e 2.810.000 abitanti, inclusi 600.000 immigrati, per lo più indiani e pakistani. L'87% della popolazione è musulmana, il 1307o induista. Bahrein Qatar IRAN OShiraz oKerlTlan BandarAbbas Emirati Arabi Uniti .uVC*^^ ABu Dhabr-V ^ - \ Mascate ARABIA SAUDITA^ MareAraBka

Persone citate: Bin Laden, Hamra, Majid, Marco Moretti, Maurizio Levi, Neri Pozza, Pemba, Qaboos, Sands, Wilfred Thesiger