I partigiani: accanto ai soldati e non con i disobbedienti

I partigiani: accanto ai soldati e non con i disobbedienti PARLA PINO DE LAZZERI, CLASSE 1926. PARTIGIANO NELLA BRIGATA GARIBALDI: NON C'È CÒNtRÀDDIZIONE NELL'ESSERE IN PIAZZA OGGI E ANCHE DOPODOMANI I partigiani: accanto ai soldati e non con i disobbedienti «Siamo contro Bush. Però crediamo sia giusto combattere i fondamentalisti, nemici della libertà e della democrazia» intervista Francesca Paci ROMA ■ fascisti del 2004 sono gli intolleranti, quelli che impongono la loro volontà con la violenza». Nella lista di Pino De Lazzeri, classe 1926, partigiano nella brigata Garibaldi Erminio Ferretto e membro dell'Anpi di Roma, finiscono a pari merito i biade bloc di Genova 2001, la politica unilaterale dell'amministrazione Bush e il dittatore Saddam Hussein. Detto da un distinto signore che questa mattina parteciperà aUa parata mUitare dei Fon Imperiali sul jeeppone del Corpo volontari per libertà e venerdì marcerà fino a Porta San Paolo dietro lo striscione «No war», suona almeno singolare. Signor De Lazzari, qualcuno dirà che la protesta di dopodomani è la smentita della sfilata odierna. Cosa risponde? «Non c'è contraddizione tra le due giornate. I partigiani amano l'America liberatrice che cacciò il nazifascismo daU'ItaUa, anche bombardando San Lorenzo. Noi avevamo dichiarato guerra agli Stati Uniti, non viceversa. Onore dunque ai nostri soldati celebrati oggi e ai loro. L'affetto che ci lega agli alleati sepolti a Nettuno termina però in Iraq, dove si fa la guerra ad un paese che non l'aveva dichiarata». I Disobbedienti hanno annunciato «(atti d'insubordinazione e azioni dirette» contro la parata di questa mattina. Se ci saranno incidenti, l'Anpi sfilerà con loro venerdì? «I partigiani non si riconoscono nei Disobbedienti. Venerdì andremo in piazza comunque, qualsiasi cosa accada, con l'intento di distinguerci dai violenti. Abbiamo combattuto i nazifascisti, non ci spaventa un gruppo di intoUeranti che minaccia u diritto di manifestare contro una guerra ingiusta». Le guerre sono sempre ingiuste? «Il nostro vissuto collettivo lo smentisce. Come doveva reagire l'Italia del 9 settembre 1943 se non impugnando le armi contro l'occupante? Facemmo il nostro dovere: batterci». Alcuni «pacifisti» sostengono che il popolo iracheno sta combattendo l'occupante americano. Riconosce quella resistenza? «Neanche per idea. La nostra guerra di liberazione non mirava ai civili. Pasquale Balsamo, un gappista di via Rasella, si espose molto per allontanare alcuni ragazzi che giocavano con un pallone di stracci vicino al luogo dell'attentato. I sedicenti partigiani iracheni sono criminali comuni». Dunque ha ragione il presidente George W. Bush? «La coalizione angloamericana ha abbattuto un regime feroce, ma da un anno, dalla presunta fine della guerra, la situazione è peggiorata giorno dopo giorno incoraggiando un circuito di violenze che ormai si autoalimenta». Pensa che il contingente italiano dovrebbe rientrare? «Sono per il ritiro delle nostre truppe. Laggiù c'è una guerra e la missione degli italiani non è più di pacificazione. Non nego che lo fosse all'inizio, ora però mandiamo i carri armati. Che vuol dire? Dobbiamo dare la parola alla politica, all'Onu. I soldati hanno esaurito il loro compito». Contro le operazioni belli¬ che ma in corteo militare il 2 giugno. Come lo spiega? «Non sono nemico dell'esercito, sono stato un combattente. L'esercito è la nostra difesa, ne vado fiero. L'Italia non è un paese neutrale come la Svizzera, deve avere le truppe. Contesto solo il fatto che vadano ad attaccare chi non ci ha aggredito». Nel libro ((Terrore e UberaUsmo», l'analista americano Paul Berman spiega che la guerra al fondamentalismo e una guerra antifascista. E' d'accordo? «Se per fondamentalisti intendiamo i nemici della libertà e della democrazia, è giusto combatterli». Ci sono casi in cui la violenza è dunque comprensibile? «Purtroppo sì. Noi partigiani abbiamo ucciso. Non avremmo voluto, ma non è possibile rispondere alla forza senza forza». Se neUe proteste di questi giorni ci saranno incidenti, qualcuno degli antagonisti duri lo giustificherà come una reazione al sistema capitabsta violento. Che ne dice? «Non si contestano le banche bruciando i bancomat. Non viviamo sotto una dittatura e disponiamo di armi politiche. Solo i fascisti usano anni vere contro la democrazia». «I no global? Abbiamo combattuto i nazisti, non ci spaventa questo piccolo gruppo di intolleranti» «I sedicenti partigiani iracheni sono criminali comuni Noi non facevamo stragi di civili» Una sfilata dell'Appi, l'Associazione nazionale partigiani

Luoghi citati: America, Genova, Iraq, Italia, Roma, San Paolo, Stati Uniti, Svizzera