Marchionne: ce la possiamo fare, torneremo grandi di Federico Monga

Marchionne: ce la possiamo fare, torneremo grandi IL DEBUTTO DELL'AMMINISTRATORE DELEGATO E DEL GIOVANE VICEPRESIDENTE: «DECISIONI RAPIDE PER GARANTIRE STABILITA» Marchionne: ce la possiamo fare, torneremo grandi Elkann: Morchie ha lasciato perché aveva visioni diverse dal resto del eda Federico Monga TORINO Un debutto in prima linea con la responsabilità di chiarire il passaggio più complicato dell'ultimo e intenso fine settimana in casa Fiat. E' toccalo al giovane vicepresidente John Philip Elkann spiegare l'addio di Giuseppe Morchio. Confermare, a chiare lettere, quelle che fino ad ora erano state solo indiscrezioni: «Mi spiace che l'ingegnere abbia lasciato il suo incarico, aveva un diversa visione della governance, dopo aver lavorato con correttezza, energia e dedizione al piano di rilancio del gruppo». La guida del Lingotto ora sarà nelle mani di Sergio Marchionne. «Un manager indicato per capacità e professionalità da Umberto Agne li» ha ricordato Luca Corderò di Montezemolo. A neanche mezz'ora dalla nomina ad amministratore delegato non vuole e non può entrare nei dettagli. «Posso solo dire che la Fiat ce la farà e tornerà ad essere quello che è sempre stata». Ricostruisce invece come si è arrivati al suo nome: «Non ini aspettavo la chiamata e all'inizio non è stata una scelta molto facile». Poi la famiglia Agnelli ha scello Montezemolo per la successione a presidente: «Allora la decisione è diventata molto più facile e adesso sono totalmente soddisfallo della scelta». Poca apparenza e molta sostanza. Chi conosce bene Marchionne racconta di «un manager operativo, specializzato in rilanci». Parole che il nuovo ad della Fiat ha fatto sue durante la conferenza slampa di presentazione («Prometto di lavorare duro senza polemiche e senza interessi politici») e confermale divincolandosi dai giornalisti con una battuta: «Se mi trattenete qui non possiamo iniziare a lavorare che adesso è la cosa pivi importante». Nella nuova squadra John Elkann «lavorerà vicino a me - ha spiegalo Montezemolo appoggiandogli una mano sulla spalla - con il mio impegno, la mia motivazione e anche qualcosa di più: il mio affetto, per farlo rapidamente crescere ancora di più professionalmente, con un'esperienza che voglio sia il più possibile operativa, sul terreno di gioco e non solo nelle stanze dei consigli di amministrazione e dei comitati». Un molo strategico dunque. «Di coUegamento», ha aggiunto Montezemolo, «tra me che ho tanti altri impegni e il nuovo amministratore delegato Sergio Marchionne che sarà la guida operativa». Il nipote dell'Avvocato, «nonostante il momento così triste e difficile», si è dello «molto contento» per le decisioni prese: «Abbiamo cercato di essere molto rapidi per garantire stabilità e continuità al piano di rilancio della Fiat che porteremo avanti nel ricordo del dottor Umberto». Magari accelerando un po' i tempi. La linea della continuità strategica è confermata anche da Marchionne: «11 piano approvato dal consiglio di amministrazione l'anno scorso è approfondito e noi abbiamo intenzione di portarlo a compimento». Concetto ribadito anche nel primo, breve, incontro con i top manager del Gruppo tra cui Derael (Fiat Auto), Alapont (Iveco) e Monferino (Cnh) che si è tenuto appena dopo il consiglio di amministrazione. «Spero - ha aggiunto Marchionne - di portare la mia esperienza in Fiat. In tutta la mia vita ho sempre fatto riferimento al valore della squadra. In vent'anni di attività professionale in vari campi industriali, sia in Europa che in Nordamerica, ho avuto l'onore di dirigere organizzazioni che dopo un processo di rivitalizzazione sono riuscite a diventare leader nel loro campo». Come è avvenuto alla Sgs di Ginevra. «Negli scorsi trenta mesi siamo riusciti a riportare ai vertici una società che, nonostante avesse 125 anni di eia, era diventala letargica e non competitiva. La lascio con la coscienza chiara e pulita, è diventata finalmente un' azienda leader». Non un vero addio perché il manager italocanadese conserverà la carica di vicepresidente. Concretezza e decisione, si diceva. E Marchionne ha mostrato lutto il suo carattere a chi soiloU- neava la sua scarsa esperienza nell'industria pesante «della lamiera», inlesa per auto. «Ho lavorato a lungo - ha risposto - nell'industria dell'aDuminio, un materiale con un peso specifico più leggero della lamiera ma più pesante sul mercato». La nomina di Marchionne ha trovato più di un consenso. «È un manager intemazionale con ima chiara visione strategica - è U giudizio del presidente di Mediobanca Gabriele Galateri - e una forte capacità organizzativa che gli hanno consentito di ottenere importanti risultati neUa gestione». Claudio Costamagna, responsabile europeo deU'attivrfà di investment banking di Goldman Sachs invece ha messo in risalto «la sua grande capacità di creare valore. In quattro anni di gestione ha incrementato di oltre il 2000Zo U valore deUa Sge. Avendo lavorato con Marchionne in altre esperienze sono certo che saprà continuare l'opera di ristrutturazione». Jas Gawronski invece guarda a Torino: «Con Montezemolo e Marchionne, la città toma capitale deU'industria». L'IMPEGNO L'ad: «Credo nel valore del gioco di squadra Nella mia vita ho rilanciato organizzazioni che dopo un duro lavoro sono riuscite a diventare leader nel loro campo» I COMMENTI Galateri: «Il manager italocanadese ha ottenuto grandi risultati di gestione» Goldman Sachs: «Riesce sempre a creare valore Gawronski: «Torino torna capitale dell'industria» Sergio Marchionne, nuovo amministratore delegato della Fiat Il vicepresidente del gruppo del Lingotto, John Philip Elkann

Luoghi citati: Europa, Ginevra, Nordamerica, Torino