Bush: un passo avanti verso la realizzazione dei sogni degli iracheni
Bush: un passo avanti verso la realizzazione dei sogni degli iracheni NUOVA BOZZA DI RISOLUZIONE ANGLOAMERICANA ALL'ONU: RITIRO ENTRO IL GENNAIO 2006 Bush: un passo avanti verso la realizzazione dei sogni degli iracheni «Ma non ci illudiamo che finiscano le violenze». La Rice: «La lista dei ministri è ottima, non sono certamente nostre marionette» Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK «La nomina del govemo iracheno è un passo avanti verso la realizzazione dei sogni del popolo iracheno». Completo blu e cravatta azzurra, il presidente americano George W. Bush saluta la formazione del nuovo esecutivo di Baghdad dal Giardino delle Rose della Casa Bianca, sottolineando il triplice risultato politico ottenuto: «La nascita di un Iraq libero e capace di autogovernarsi nega ai terroristi una base di operazioni, costituisce una sconfitta per la loro ideologia e incoraggia i riformatori in Medio Oriente». Il «passo in avanti» è verso la «piena sovranità» che l'Iraq avrà quando il 30 giugno verrà sciolta l'amministrazione militare e Bush vuole allontanare ogni sospetto di pressioni americane: «Non ho avuto alcun ruolo, zero, nell'indicazione dei nomi che sono frutto del lavoro congiunto dell'inviato dell'Onu Lakhdar Brahimi e del nuovo premier lyad Allawi». Il consigliere per la sicurezza Condoleezza Rice è ancora più esplicita: «La lista dei ministri è composta da ottimi nomi, non sono certo nostre marionette». Il giudizio dell'amministrazione sulla compagine è molto positivo a dispetto della bocciatura di Adnan Pachachi alla carica di presidente a favore di Ghazi Al-Yawer: «Allawi è un leader forte, si è opposto a Saddam Hussein e ha rischiato di essere assassinato per questo, è un patriota e guida un govemo di patrioti che hanno talento, impegno e determinazione, con i quali possiamo lavorare». Appena insediato, Allawi da Baghdad ha detto «Grazie America», impegnandosi a «lavorare insieme» e pronunciandosi a favore della permanenza delle truppe Usa. Bush la considera una mano tesa e risponde con un'apertura sulla questione di chi garantirà la sicurezza dopo il 30 giugno: «Sulle truppe saremo flessibili, vi sarà una catena di comando iracheno e una della forza multinazionale, come già avviene in Afghanistan». Lo scambio di messaggi fra Bush ed Allawi inaugura la trattativa che dovrà portare allo «scambio di lettere» sulla permanenza delle truppe Usa da includere nella risoluzione Onu in discussione al Palazzo di Vetro. Di questo ha parlato ieri Bush al telefono con il cancelliere tedesco Gerhard Schroeder dopo analoghi colloqui con i presidenti russo, Vladimir Putin, e francese, Jacques Chirac. Il Segretario di Slato, Colin Powell, sembra ottimista: «Complimenti a Brahimi per il risultato, è una grande giornata per gli iracheni, adesso lavoriamo al testo della risoluzione». A New York è in arrivo il neo-ministro degli Esteri iracheno, Hoshyar Zebari, per partecipare ai negoziati sulla risoluzione. E ieri sera gli angloamericani hanno presentato all'Onu una nuova bozza che prevede esplicitamente «la fine dell'occupazione» e fissa, come data ultima, il gennaio 2006. La formazione del govemo a interim, che guiderà l'Iraq fino alle elezioni di gennaio, è la prima buona notizia che arriva alla Casa Bianca da Baghdad negli ultimi due mesi, ma Bush invita gli americani a evitare di pensare che il peggio sia passato: «Vi saranno nuove violenze perché in Iraq vi è ancora chi vuole ostacolare il cammino della libertà e della democrazia». Dietro la prudenza del presidente ci sono non soltanto gli allarmi dell'intelligence su un'incombente offensiva della guerriglia, ma anche la consapevolezza che le alterne vicende irachene sono destinate a condizionare la campagna elettorale e che dunque un eccessivo ottimismo o pessimismo possono trasformarsi in pericolosi boomerang. Il «passo avanti» compiuto consente tuttavia a Bush di rilanciare ciò a cui tiene di più, la propria visione strategica per il Medio Oriente: ricorda che la guerra al terrorismo è iniziata in risposta agli attacchi dell'I 1 settembre 2001 e ribadisce che l'antidoto al terrorismo è la democrazia, «che può prendere piede in Medio Oriente» come la nascita del nuovo govemo dimostra. «Un Iraq libero può cainbiare- i giochi in tutta la regione» conclude il presidente, sottolineando che «l'estrazione di petrolio è un successo che dà forza ai progressi politici in atto» e assicurando agli americani che «la missione iniziata sarà portata a termine». A destra il presidente George Bush A sinistra Adnan Pachachi dopo aver rifiutato la nomina a presidente dell'Iraq: «Ho rinunciato perché non godevo delia maggioranza del consiglio governativo»
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