Orrore nell'orfanotrofio A processo i pedofili vip di Gian Antonio Orighi

Orrore nell'orfanotrofio A processo i pedofili vip SCANDALO NELLA «LISBONA BENE», SOTTO ACCUSA POLITICI, GIORNALISTI E PERSONAGGI TV Orrore nell'orfanotrofio A processo i pedofili vip Centinaia di bimbi violentati. Alcuni venivano comprati per festini L'inchiesta nasce dalla denuncia di una vittima: «Abusi durati anni» Gian Antonio Orighi MADRID Mai un rinvio a giudizio era stato così atteso in Portogallo come quello che ha emesso ieri sera il «Tribunal de Instrugao Criminal» di Lisbona. Sul banco degli imputati 10 vip, accusati di pedofilia nel caso «Casa Pia», il più prestigioso orfanatrofio pubblico lusitano. Uno scandalo che ha sconvolto il Paese, letteralmente terremotato il partito socialista (il maggiore dell'opposizione), provocato manifestazioni di massa che chiedevano pene più severe per i colpevoli. Le vittime, infatti, sono state centinaia di orfanelli di 11-12 anni, alcuni persino sordomuti, comprati e stuprati da personaggi delia «Lisbona bene». Un orrore durato a lungo: gli abusi sarebbero andati avanti per trent'anni senza che nessuno avesse il coraggio di denunciare. Là sentenza emessa dal gip Ana Teixeira, radio-teletrasmessa in tutto il Paese, è arrivata alle 19 (le 20 in Italia). I pedofili che finiranno sul banco degli imputati, dopo un'istruttoria che durava dal 2002, sono 7, tra cui il famoso presentatore tv Carlos Cruz (accusato di 10 stupri), l'ex ambasciatore alla «Unesco» Jorge Ritto (25), l'ex condirettore di «Casa Pia» Manuel Abrantes (95 violenze ). E l'aguzzino principale, l'ex impiegato del collegio che funziona da 233 ani ed ospita 4.500 trovatelli: Carlos Silvino, detto «Bibi» (accusato di 1.164 stupri). Sono usciti dall'inchiesta, sempre che il pm non ricorra la sentenza, l'ex numero 2 socialista Paulo Pedroso (accusato di 23 stupri) ed il comico Herman José (uno). La tragica storia, definita «l'ora più triste della democra¬ zia portoghese» dal settimanale «Visao», comincia ufficialmente il 23 novembre del 2002 con uno scoop dell'autorevole settimanale conservatore di Lisbona «Expresso». Un titolo a tutta pagina che fa inorridire: «Incubò nella Casa Pia: un funzionario violentò ragazzini per 30 anni. Centinaia di fanciulli sono stati stuprati da un funzionario senza che i superiori del collegio muovessero un dito per impedirlo». Non è un'accusa infondata. A formularla è una ex vittima, l'avvocato Pedro Namora, 40 anni, che entrò nel 75 nella principale sede del collegio, il «Pina Menique» di Avenida de Restelo 1, nell'esclusivo quartiere Belém di Lisbona, dopo aver perso il padre e perché la madre, domestica, non riusciva a mantenere lui e i suoi due fratelli. Il carnefice è «Bibi». Nomura racconta come il pedofilo si approfittasse delle vittime indifese per soddisfare le sue turpi voghe sessuah dopo aver condotto i bambini in un ripostiglio. Silvino viene subito arrestato mentre il direttore di «Casa Pia» si dimette. Ma il racconto dell'avvocato contribuisce a svelare tutti gli abusi, da il coraggio alle altre vittime di raccontare. Arrivano centinaia di denunce di ex allievi, mentre Namora, anche se viene minacciato di morte, ritoma ai cancelli di «Pina Menique» e riceve i ringraziamenti dei piccoli ospiti stanchi di subire violenze ed angherie. E sono solo gli inizi. Si scopre infatti che, già dall'82, la ex sottosegrataria di Stato alla Familia, Teresa Costa, aveva inutilmente cercato di denunciare gli stupri che le erano stati rivelati e che vedevano sempre «Bibi» protagonista (già nel '75 era stato colto in fragranza di stupro nel collegio), ma che tutte le indagini finivano regolarmente archiviate. L'inchiesta prosegue e vengono fuori particolari ancora più scabrosi: si scopre che «Bibi», dopo aver selvaggiamente stuprato i ragazzini, li vendeva per festini nella lussuose case dei vip. Gli arresti continuano senza sosta. Si parla di 89 sospetti. E le denunce anonime fanno nomi eccellenti come quello di Ritto e Cruz, che vengono poi arrestati. Lo scandalo si allarga a macchia d'olio. Fino ad arrivare a coinvolgere Paulo Pedroso, ex ministro del lavoro, numero due del partito socialista lusitano e portavoce al Parlamento unicamerale di Lisbona. Decine di testimonianze, raccolte mostrando alle vittime foto di personaggi famosi, lo incastrano. Nel frattempo la magistratura intercetta le sue telefonate. E i giornab cominciano a fare i nomi persino del segretario della Rosa Ferro Rodrigues, del presidente Jorge Sampaio, del commissario alla Giustizia «Uè» Antonio Vitorino, entrambi socialisti (la cui responsabilità viene però negata dal tribunale). La girandola di imputabili, frutto di denunce anonime, è cosi incontrollabile che la presidentessa agli Affari Costituzionali, Maria Assuncao Esteves, propóne una censura stam¬ pa, poi rientrata. I socialisti denunciano una «caccia alle streghe» architettata dal governo conservatore. Insomma, lo scandalo del «Collegio degli orrori» rischia di travolgere la vita politica del Paese e fa sprofondare il partito socialista nella più grave crisi quando viene arrestato Pedroso. Il rinvio a giudizio di ieri restituisce serenità a «Casa Pia». Una delle manifestazioni a Lisbona contro lo scandalo del pedofili

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