Com'è verdiano il Puccini di Chaily Su ed otto rarità e il tocco di Berlo

Com'è verdiano il Puccini di Chaily Su ed otto rarità e il tocco di Berlo Com'è verdiano il Puccini di Chaily Su ed otto rarità e il tocco di Berlo Alessandro Rosa ALLA testa dell'Orchestra Sinfonica di Milano «Giuseppe Verdi), il direttore Riccardo Chaiily aggiunge alla breve collana di «scoperte» già dedicata a Rossini e a Verdi questo «Puccini Discoveries» (Becca, 1 Cd), con otto rarità per la prima volta su disco. «Come in Verdi giovane era evidentissima l'influenza di Rossini, così in questo Puccini in erba si nota l'influenza dello stile verdiano, un fatto insolito e sorprendente, anche per chi conosce bene Puccini solitamente affiancato a Wagnen ha sottolineato Chaiily. Fra queste gemme ritrovate spicca il finale del terzo atto della «Turandot» lasciato incompiuto dal compositore e qui completato da Luciano Serio. Eva Urbanova incarna la celebre principessa cinese, attorniata da Dario Volente (Calai) e da Maria Fontosh (Liù). L'interesse per i 23 minuti di musica che chiudono il Cd sta soprattutto nella scoperta dell'orchestrazione immaginata 80 anni dopo sugli abbozzi di Puccini. Un tentativo l'aveva già compiuto Franco Alfano, ma non convincente. Ben più rispettoso e coerente con lo spirito, la verve ed il lirismo pucciniani, Berio restituisce alla partitura i suoi colori moderni, evitando la magniloquenza profusa da Alfano. Interpretato dal prodigioso tenore Joseph Calleja, il disco offre un altro brano, dagli accenti pompieristici, la cantata «Cessato il suon dell'allarmi», ritenuta perduta. La primavera scorsa la nipote di Puccini ha annunciato di possedere alcune parti separate della composizione e ora il disco ce ne offre l'esecuzione. Completano la registrazione alcuni brani di circostanza (la brillante marcetta «Scossa elettrica»), opere di musica sacra (un «Requiem per coro e orchestra», un «Salve Regina» per soprano), il primo lavoro del diciottenne Giacomo («Preludio a orchestra» datato Lucca 1876). Con grande piacere per l'ascoltatore. Non è certo sconosciuto, anche se trascurato in mezzo all'immensa produzione di Haydn, ma catalogabile come capolavoro «The seven last words of our Savior on the Cross» di cui l'Emerson String Quartet ci consegna un'ultima interpretazione (Deutsche Grammophon, 1 Cd). Magnifica versione dell'opera che il fervente cattolico Haydn ha composto ricostmendo, con una suite di movimenti lenti gh ultimi momenti di vita di Gesù. Pagine profondamente umane e senza compiacenze, interessanti per la diversità espressiva che esprimono, cercando di delineare la speranza che scaturisce attraverso il dolore. Compatto l'impasto sonoro dato dall'Emerson Quartet a questa partitura, scritta originalmente per orchestra. Precisione e sincerità sono caratteristiche del complesso, per cui va apprezzata questa versione per la giusta, intensa interiorità e la fusione irreprensibile degh strumenti genitrice di un suono seducente. L'ascesa folgorante del giovane pianista cinese Lang Lang ha reso sospetti alcuni critici e melomani. E' indubbio che lui abbia doti fuori dal comune, come il controllo sulla tastiera, il senso della colorazione, la vitalità ritmica, l'incredibile spigliatezza digitale, unite ad un istinto musicale prodigioso. Un concerto dal vivo può fugare gli eventuali dubbi. Lo testimonia questa registrazione «Live at Carnegie Hall» (DeutscheGrammophon, 2 Sacd). Nella sala di New York ha ripreso lo stesso programma (Schumann, Haydn, Schubert, Tan Don, Chopin et Liszt) eseguito qualche tempo prima in Canada. Forse ha preso coscienza della sua dimensione, forse distratto dal rapido successo, Lang Lang sembra però di avere smarrito un po' di spontaneità. Restano la sua viva immaginazione d'interprete e la sua forte personalità che lo distingue nettamente dai laureati del concorsi intemazionah. DISCHI

Luoghi citati: Canada, Lucca, Milano, New York