Voto ai piccoli partiti Berlusconi frena
Voto ai piccoli partiti Berlusconi frena «CE STATA DISINFORMAZIONE, NON HO MAI ATTACCATO GLI ALLEATI» Voto ai piccoli partiti Berlusconi frena «An partito importante, Udc nel Ppe con noi, Lega tutt'altro che piccola» Ma resta l'invito a non disperdere voti. Alemanno parla di un Berlusconi-bis E il Carroccio replica: basta autolesionismi, lui ci sarà nel nuovo governo? Ugo Magri ROMA Maledetti giornali, invece di lodare il governo per come ha saputo mantenere tutti i suoi impegni, hanno scritto che Silvio Berlusconi vorrebbe disfarsi degli propri alleati... Il premier era parecchio irritato ieri mattina, a margine di una cerimonia militare a Pratica di Mare (andavano in pensione i vetusti F-104). «Mi spiace che non sia stato dato il messaggio che noi volevamo dare», ha fatto le sue doglianze ai cronisti. Fosse dipeso da lui, stampa e tivù avrebbero celebrato il congresso di Assago come l'evento in cui «Forza Italia si è vantata di aver portato nella politica una nuova moralità, che non consiste solo nel non riibare ma anche nell'operare per rispettare la parola data davanti agli elettori». Inoltre i media avrebbero segnalato, in comunione d'intenti col premier, che «il governo ha effettuato molte realizzazioni» comprese nel Contratto con gli italiani, «in gran parte adempiuto». Sperava di leggere tutto questo ieri mattina, Berlusconi, invece niente. Lo spazio nei titoli era rubato dal suo invito a bocciare i piccoli partiti. Appello che lui conferma poiché (come ha spiegato in un'intervista ad Anna La Rosa su Telecamere) «non disperdere il voto è necessario per difendere i nostri interessi nel Parlamento europeo». E pure in Italia, come marcerebbero diversamente le cose se il premier disponesse di un bel 51 per cento... Però mai e poi mai avrebbe immaginato che quelle righe della sua lettera inviata a 15 milioni di italiani («è necessario che gli elettori non disperdano il proprio voto sui piccoli partiti con uno, due, tre deputati») suscitassero tanto clamore. Ingiustificato, secondo il Cavaliere. Montato ad arte per seminare zizzania nella Casa delle libertà a due settimane dalle elezioni. «Tutto potevo avere in mente tranne che invitare a non votare per i nostri alleati», ha garantito il premier, «visto che An è un partito importante, l'Udc manda i suoi eletti in Europa nello stesso gruppo cui appartiene Forza Itaha, cioè il Ppe, e la Lega non è affatto un piccolo partito, dal momento che pensa di superare tranquillamente il 5 percento». Neir«abbaglio» sono caduti pure i diretti interessati, e Berlusconi se ne dispiace: «Non vedo come i signori ed amici dell'Udo possano sentirsi toccati... Pensate poi ai rapporti stretti che io ho con la Lega, e potete immaginare se potevo riferirmi a questo alleato fedele». L'appello a non votare i piccoli «l'avevo già fatto nel 1999», senza che allora nessuno avesse nulla da obiettare. Reprimenda finale ai media, tanto per farseli amici: «Se si vuole cercare in tutti i messaggi positivi del presidente dal Consiglio soltanto ciò che può essere utilizzato ai fini di scandalo, non si può andare molto lontano». Ma allora, in concreto, con chi ce l'aveva Berlusconi? «Mi riferivo ai partiti di recente formazione», ha spiegato, «che si sono messi in campo soltanto per queste elezioni europee». Forse il «partito della bellezza» di Vittorio Sgarbi. Oppure la lista di Alessandra Mussolini, chissà. Gelido, il segretario dell'Udo Marco Pollini: «Conteremo i voti, ascolteremo quanto gh elettori ci diranno, e poi vedremo...». Risentito il leader repubblicano Giorgio La Malfa: «I partiti minori a volte conoscono la realtà meglio di quelli grandi. E dunque sono più utili». Polemica Emma Bonino, radicale: «Ci sono piccoli partiti che fanno grandi pohtiche. E grandi coalizioni che perdono un sacco di tempo in risse inteme». Bonariamente ironico Roberto Calderoli, leghista: «Berlusconi resta comunque un uomo fortunato: nonostante uscite non sempre felici, si trova a competere con un avversario inconsistente come questa sinistra». An non era, palesemente, nel mirino del premier. Tuttavia le critiche a Berlusconi sono venute pure da quella parte. «Più che invitare a non votare i piccoli partiti, Silvio Berlusconi dovrebbe invitare a non votare per il centrosinistra», gli ha impartito ima lezioncina Gianni Alemanno, ministro dell'Agricoltura. Che sullo slancio ha ipotizzato ima crisi di governo dopo le europee: «Non ci sarebbe nulla da scandalizzarsi se ci fosse una modifica governativa. Anzi, penso che sarebbe opportuno un Berlusconi-bis», con facce nuove naturalmente. E magari senza Alemanno, se si dovesse dar retta al leghista Giorgetti.
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