L'abbraccio dei torinesi a U mberto Agnelli

L'abbraccio dei torinesi a U mberto Agnelli Un fiume di gente commossa e partecipe che cresce fino a metà pomeriggio Il dolore resta composto. Nel libro del lutto: «Non è più la stessa cosa» IL SALUTO L'abbraccio dei torinesi a U mberto Agnelli In cinquantamila nella camera ardente per l'estremo saluto: anziani, giovani, persino bambini sul passeggino. Molti accanto al nome scrivono 1 una frase, una preghiera, o anche il reparto in cui lavoravano alla Fiat ^ Marco Accossato TORINO «Non è più la stessa cosa», ha scritto qualcuno, accanto alla firma, nella prima pagina del libro che raccoghe l'immenso cordoglio di Torino, oltre il picchetto d'onore di Nizza Cavalleria, lungo il corridoio che porta alla camera ardente nel Centro Storico Fiat. La bara di legno chiaro coperta da un cuscino di peonie bianche è lì, a pochi passi, nella nicchia foderata da grandi teli candidi nella sala al piano terra dell'edificio che fu il primo ampliamento delle officine Fiat. Attorno al feretro, le bandiere della Fiat, dell'Italia, dell'Europa, e i gonfaloni delle istituzioni piemontesi accanto a quello della Juventus. Prima che alle 9 il portone di via Marochetti si spalanchi per lasciare entrare la pietà dei torinesi, molti sono già in fila per dare l'estremo saluto a Umberto. Anziani, giovani, persino bambini sul passeggino o per mano a papà. Sul libro del lutto molti, accanto al loro nome, scriveranno una frase, una preghiera, o il nome del reparto dove hanno lavorato in Fiat. «Un galantuomo». Oppure: «Agnelli, una favola per sempre». Ancora: «Si può essere grandi anche stando nell'ombra». No, non è più la stessa cosa. «Ma non sentitevi soli», cerca la consolazione un signore anziano nel libro del lutto, mentre alle spalle si ripete il rito dell'incontro e della stretta di mano con tutta la famiglia Agnelli, come al Lingotto, un anno fa, per l'addio all'Avvocato. Donna Allegra, la vedova, esile e stanca tra i figli Andrea e Anna, si commuove, ogni tanto si siede come per reggere meglio tutto il peso del dolore. L'ingresso è in via Marochetti. In via Chiabrera entrano solo le istituzioni, i politici, gli industriali. Arriva, prima delle 9, Valentino Castellani, presidente del Toroc. L'amministratore delegato della Fiat, Giuseppe Mordilo, è già nella camera ardente, e vi resterà tutto il giorno per rendere omaggio a chi lo ha voluto al timone nel momento più difficile. Mentre i primi torinesi passano accanto alla bara, la sfiorano con la mano poi fanno il segno della croce, arriva il ministro delle Attività Produttive, Artonio Marzano, seguito poco dopo dal presidente di Mediobanca, Gabriele Galateri. Anche il sindaco di Milano, Albertini, ha voluto esprimere fra i primi il cordoglio alla vedova di Umberto AgneUi. Arriveranno anche i vertici della Regione, della Provincia e del Comune, il presidente del Senato. E poi Cesare Romiti, presidente di Rcs quotidiani, lo stato maggiore dei Ds. Giungeranno, nelpomeriggio, il procuratore generale, Giancarlo Caselli, il presidente della Corte Costituzionale, Gustavo Zagrebelski, esponenti del sindacato, e tante altre personalità. Alle 16,30, come annunciata, la visita del presidente del Consiglio, Berlusconi, che sosterà a lungo di fronte al feretro, ultimo a rendere omag¬ gio ad AgneUi prima della chiusura della camera ardente e la partenza per Villar Perosa. Personalità. Ma soprattutto tanta gente comune. Cinquantamila persone, si calcola. Persone come Dino Marchisio, 72 anni, che allo scoppio della seconda guerra mondiale ne aveva 8, figlio più piccolo e gracile di una famiglia numerosa: preso sotto la protezione del senatore Giovanni Agnelli, fondatore della Fiat, fu mandato in una colonia di-montagna dove rimase fino alla fine del conflitto. «Oggi sono qui per rendere omaggio al nipote del mio salvatore». O come Renata Rossi, preside in pensione: «Ricordo che proprio in questa palazzina partecipai tanti anni fa a una conferenza sull'allunaggio. La sala era gremita, neppure più un posto a sedere. C'era anche Umberto Agnelli, vide che ero in piedi, si alzo e mi lasciò cavallerescamente il suo posto in prima fila». Non è il mare di folla che diede l'addio all'Avvocato, è un fiume di gente commossa. Venanzio Turato fa segno al cronista di avvicinarsi: «Tutti ricordano la Fiat, nessuno cita la Riv: era il gioiello degh AgneUi. Mio suocero ha lavorato là 43 anni, anche mia suocera ha lavorato in Riv. E io ci sono rimasto diciassette anni, dopo la Scuola AUievi». «Una grande famigUa, una dinastia», si commuove Clelia De Marchi. Vera Arduino ricorda quando U figUo di Umberto, Giovannino, l'erede designato morto sette anni fa, entrava nel suo negozio di merceria in corso De Gasperi: «Un bimbo beUissimo, coi capeUi ricci, in un'enorme carrozzina blu spinta daUa tata. Lei comprava la lana per fargli i golfini. Dopo qualche anno quel bambino viaggiava con l'autista. Era diventato importante». Arriva la Juventus in tuta scura. Ed è, per Donna AUegra, U momento forse più commovente deUa mattina, dopo un sorriso tiepido e rapido come un lampo. Piangerà ancora quando l'amico Luca Corderò di Montezemolo l'abbraccerà forte. Miriam Favaro, suUa sedia a roteUe, ha le lacrime agh occhi: «Sono tanti anni che abbiamo nel cuore queste persone. Mio suocero è stato cuoco dal nonno, mio marito è stato cuoco daU'Avvocato». FUomena Bifulco, operaia in cassa integrazione: «La Fiat ciba tolto daUa povertà, mi ha permesso di mantenere due fighe». Il serpentone cresce nel pomeriggio. Il dolore resta composto, stile sabaudo, stUe AgneUi. Fuori, in via Marochetti, fra la gente comune c'è anche monsignor Peradotto, rettore deUa Consola¬ ta: «Chiamavo Umberto "l'uomo del pianto", perché durante le messe celebrate per Giovannino, per Edoardo e per l'Avvocato non riusciva a trattenere le lacrime. E io, guardandolo, piangevo con lui e non riuscivo a finire l'omeha». «Si può essere grandi anche stando nell'ombra» ha scritto qualcuno Molti testimoniano ricordi personali «La Fiat ci ha tolto dalla povertà» «Sono tanti anni che l'abbiamo nel cuore» «Una favola per sempre» Donna Allegra accompagna la bara del marito al cimitero di Villar Perosa 1 ^ Tanta gente comune in fila al centro storico Fiat per l'ultimo omaggio ad Umberto Agnelli Marella Caracciolo abbraccia Susanna Agnelli

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