Tensione erotica però in penombra di Osvaldo Guerrieri

Tensione erotica però in penombra «GIROTONDO» Di SCHNITZLER SECONDO CARRIGLIO Tensione erotica però in penombra Osvaldo Guerrieri inviato a PALERMO Nessuno, oggi, inchioderebbe «Girotondo» di Arthur Schnitzler al tavolaccio scuro dell'immoralità. Eppure, per decenni, questo atto unico scandito da una incontenibile esplosione erotica è stato consideratoosceno, magari un piccolo gioiello teatrale, ma da riporre nell'armadio della vergogna. E coloro che lo hanno messo in scena, almeno da noi, non hanno mai esitato a sottolinearne la «pruderie» o il «dérèglement» sensuale. Sembrava che lo stesso Schnitzler sollecitasse questa lettura surriscaldata. Dava vita a cinque coppie che, a turno, concludevano il loro incontro con un rapporto erotico e ne aprivano un altro con altri. Per esempio, nella prima scena un soldato si apparta con una prostituta. Consumato l'incontro, il soldato conosce una cameriera, la quale, successivamente, cede alle attenzioni di un giovane signore. E avanti di questo passo, fino alla scena finale, dove incontriamo un annoiato conte che si sveglia accanto alla prostituta che avevamo incontrato all'inizio. Sennonché, per i postumi della sbornia, l'uomo non ricorda che cosa abbia fatto con lei. Se ci fermiamo alla buccia, vediamo che in questo Schnitzler l'esercizio erotico è quasi un'ossessione. Ma se scendiamo alla polpa, scorgiamo una sostanza molto più inafferrabile e amara. I dieci personaggi non hanno nome. E' chiara però la loro appartenenza a una classe sociale. Con la saldatura dell'ultima scena con la prima, essi si sottopongono a un girotondo che potrebbe continuare all'infinito, ponendosi sulla curvatura dell'eterno ritomo nietzschiano: una circolarità che, nei fatti, brucia la vita nel narcisismo e, dì conseguenza, nella solitudine. A questo punto, la pulsione erotica si opacizza, perde la sua forza creatrice, si ripiega neh'autodistruttività. Altro che commedia oscena e rappresentazione postribolare dell'esistenza. Prima di ogni altra cosa, va dato atto a Pietro Carrigho di avere capito benissimo la natura di «Girotondo». Mettendolo in scena per il teatro Biondo, ha ammorbidito la tensione erotica e ha puntato su due elementi: leggerezza e penombra. Ha creato una quarta parete: un sipario trasparente su cui ritroviamo «Birkenwald», il bosco di betulle dipinto da Klimt. Oltre che una separazione, questo sipario è un segnale stihstico che rinvia alla Secessione viennese, riconoscibile negli arredi e nei costumi. In questa gabbia Carrigho ha avviato l'orologio d'amore senza enfatizzarne i rintocchi, creando un clima sospeso, ovattato, dove ciascuno consuma la propria nevrosi, trovando nel partner lo specchio opaco di se stesso. Un'eccellente riuscita, corroborata da una compagnia all'altezza della situazione. Con Giulio Brogi (il conte) e Liliana Paganini (l'attrice) il folto pubblico ha applaudito Antonio Silvia, Eva Drammis, Valentina Cristina, Filippo Luna, la deliziosa Anna Gualdo, il solido Gian Paolo Poddighe. E ancora Giovanna Di Rauso e Alfonso Veneroso.

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