«Lo sciita Allawi sarà premier» di Maurizio Molinari

«Lo sciita Allawi sarà premier» OPPOSITORE Dl SADDAM, HA LAVORATO CON CIA E MI-6, LO VUOLE IL CONSIGLIO PROVVISORIO «Lo sciita Allawi sarà premier» La designazione irachena lascia freddi Onu e Usa Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK Il consiglio governativo iracheno designa lo sciita lyad Allawi a premier dell'esecutivo che assumerà i poteri il 30 giugno ma il Dipartimento di Stato e le Nazioni Unite scelgono la prudenza nel timore di impatti negativi sui negoziati in corso. La scelta del consiglio governativo premia uno dei leader sciiti simbolo dell'opposizione al regime di Saddam Hussein. Esule a Londra sin dall'inizio degli anni Settanta, Allawi nel 1978 scampò ad un tentativo di omicidio da parte degli agenti di Saddam e fondò l'wlraqi National Accordo, un gruppo di ex ufficiali che nel 1996 tentò senza successo un colpo di stato a Baghdad. Tale attività gli ha valso negli anni solidi legami nell'MI-B britannico e nella Già americana ma ciò che alla fine ha giocato a suo favore è stato il sostegno del Dipartimento di Stato che lo ha sempre ritenuto l'anti-Ahmed Chalabi, l'altro leader sciita dell'opposizione appoggiato dal Pentagono e caduto in disgrazia a Washington per aver fornito informazioni errate sulle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein. Forse non a caso la rottura fra Washington e Chalabi, segnata dall'irruzione dei soldati americani negh uffici del Consiglio nazionale iracheno, è stata seguita pochi giorni dopo dall'investitura di Allawi, la cui autorità è rafforzata dal fatto che il fratello Ali è l'attuale ministro della Difesa, che gode di una forte intesa personale con il pre¬ mier britannico Tony Blair. «La nomina di Allawi ha a che vedere con la sua competenza sulle questioni di sicurezza che saranno centrali nel periodo che abbiamo di fronte» ha spiegato Mahmoud Othman, anch'egli membro del consiglio, lasciando intendere che toccherà al proprio premier affrontare con Washington e Londra il nodo giuridico della permanenza delle truppe della coalizione da cui dipende il varo della nuova risoluzione dell' Onu. Alle positive reazioni in Iraq al nome di Allawi ha fatto fronte una voluta cautela del Segretario di Stato, Colin Powell, che ha parlato di «un'idea come tante altre» sottolineando che «il consenso non è stato ancora raggiunto». La prudenza di Powell coincide con quella dell'Onu. L'inviato Lakhdar Brahimi ha detto di aver «rispetto» per la designazione mentre il portavoce di Kofi Annan, Fred Eckhard, ha aggiunto: «Bisognerà aspettare e vedere se Allawi gode del sostegno degli iracheni». Il comune timore è che qualsiasi annuncio affrettato possa far fallire la duplice, parallela trattativa in atto in queste ore: da un lato Brahimi impegnato a Baghdad a definire la composizione dell'intero governo di transizione con sunniti, sciiti e curdi, dall'altro i negoziati alle Nazioni Unite sul testo della risoluzione per il passaggio dei poteri previsto per il 30 giugno. Il presidente americano, George Bush, ha avuto ieri mattina una lunga conversazione con il collega russo Vladimir Putin sulla spinosa questione dello status delle forze della coahzione dopo la transizione. «Stiamo facendo progressi sulla risoluzione e con Putin c'è un accordo per lavorare assieme sul varo del documento» ha detto al termine Bush, sottolineando che i due Paesi «voghono ascoltare la voce degli iracheni» e assicurarsi che il nuovo esecutivo abbia «totale, piena sovranità». Poco prima, incontrando il presidente egiziano Hosni Mubarak al Cremlino, Putin aveva detto che avrebbe sostenuto la risoluzione «solo se consentirà agli iracheni di prendere il futuro nelle loro mani creando un meccanismo di sovranità reale». Per sottolineare le convergenze con Mosca, Powell ha aggiun- to: «Condividiamo il punto di vista russo che il varo della risoluzione dovrà essere preceduto da un consulto con il nuovo governo iracheno». Al Dipartimento di Stato non si sottovaluta la difficoltà di armonizzare le differenze ma non si teme il collasso del negoziato e la presentazione di una contro-proposta cinese viene vista come un passo importante nel tentativo di raggiungere una vasta intesa fra i membri del Consigho di Sicurezza. Powell guarda già oltre il voto: «Spero che tutti i Paesi rispondano alla nuova situazione facendo fronte alle richieste che verranno dall' Iraq perché serviranno più fondi per la ricostruzione, più consigheri civili, più istruttori per le forze di sicurezza». Il premier danese Anders Fogh Rasmussen, che ha visto Bush alla Casa Bianca, ha assicurato che i 400 soldati schierati in Iraq da Copenhagen «resteranno dopo il 30 giugno sulla base delle richieste del nuovo governo iracheno». Per il segretario di Stato americano Powell «è un'idea come tante altre». Per Annan «bisognerà vedere se gode il rispetto di tutti» Ijad Allawi designato come premier del governo di transizione iracheno