Delitto Gucci, nuovo processo per la Reggiani di Fabio Poletti

Delitto Gucci, nuovo processo per la Reggiani IL 9 LUGLIO NELL'AULA BUNKER DI MESTRE. LA CASSAZIONE AVEVA CONFERMATO LA CONDANNA A 26 ANNI Delitto Gucci, nuovo processo per la Reggiani La difesa: era incapace di intendere e di volere Fabio Poletti MILANO La notizia gliela daranno questa mattina la madre Silvana e le figlie Alessandra e Allegra, nel solito incontro del venerdì nella sala colloqui a piano terra del carcere di San Vittore. Sono sette anni che Silvana Barbieri aspetta di pronunciare questa frase, ma non sarà facile trovare le parole giuste; «Spero di riuscirci, forse le dirò in un orecchio che il momento della verità è arrivato o forse piangerò e basta, adesso posso farlo». Adesso c'è solo da aspettare venerdì 9 luglio, quando nell'aula bunker di Mestre si farà un nuovo processo a Patrizia Reggiani Martinelli, condannata a 26 anni di carcere per l'omicidio di Maurizio Gucci, il suo ex marito, l'ultimo erede della griffe con la doppia «G» incrociata, ammazzato a colpi di pistola il 27 marzo '95. Se la corte d'Assise di Venezia dovesse stabilire che Patrizia Reggiani Martinelli era incapace di intendere e volere, per lei si aprirebbero le porte del carcere. Nel decreto di citazione «Reggiani Martinelli Patrizia nata a Vignola», viene definita imputata in attesa della nuova decisione. Non si parla più della condanna a ventisei anni. «È la prima notizia buona degli ultimi sette anni, ci speravo ma non mi aspettavo che arrivasse così presto». L'avvocato Danilo Buongiorno, l'ultimo difensore di Patrizia Reggiani ha visto la sua cliente ieri mattina in carcere, quando ancora non si sapeva nulla; «La signora sta molto male, spesso non si rende conto nemmeno dov'è ma le poche volte che abbiamo parlato di questo processo di revisione si è sempre mostrata scettica». Tanto che il ricorso non porta nemmeno il suo nome. Ma quello di Alessandra e Allegra, che non hanno mai smesso di credere all'innocenza della madre. E che colloquio dopo colloquio, hanno senpre cercato di incoraggiarla: «Mamma, non sei sola, continueremo la nostra guerra per tirarti fuori dal carcere». Una prima battaglia l'avevano vinta due settimane fa quando il sostituto procuratore generale di Venezia, Gabriele Fer¬ rari, aveva dato parere favorevole alla revisione del processo, su indicazione della Cassazione che aveva accolto l'istanza di revisione. Le motivazioni del giudice sono contenute in 14 pagine. Il concetto è uno solo; «Ci sono le condizioni per valutare se Patrizia Reggiani Martinelli era capace o meno di intendere e volere al momento del fatto». Non si discute che sia stata lei a voler uccidere l'ex marito. Non sono confutate le tre sentenze fino alla Cassazione - quattro con la arima istanza di revisione già aocciata dai giudici di Brescia secondo cui Patrizia Gucci voleva la morte di suo marito dal quale era separata da tempo. Si tratta solo di stabilire se la donna fosse nel pieno possesso delle sue capacità mentali quando organizzò l'omicidio di suo marito. Non ci saranno nuove testimonianze nel processo che inizia tra poco più di un mese. Tutto si giocherà sulla base di nuove perizie mediche e sull'esame delle cartelle cliniche di Patrizia Gucci, operata di tumore al cervello pochi anni prima di essere arrestata. A convincere i giudici di Venezia sono stati due analisi allegate agli atti. La prima è una tomoscintografia cerebrale che prova la lesione al cervello che può avere influito sulle sue capacità di giudizio. La seconda è una cartella clinica che documenta una cura errata a cui era stata sottoposta la donna dopo l'intervento al cervello e che potrebbe aver aggravato le condizioni di salute. Gli esami sono stati eseguiti il 2 dicembre 2002, dopo tutti i processi in cui Patrizia Gucci è sempre stata condannata. «È un dato oggettivo che non è mai stato preso in considerazione prima», dice il difensore, primo a battere questa strada per ottenere la revisione del processo. «Sarebbe il primo caso al mondo di difetto di imputabilità del mandante di un omicidio», aggiunge. Per Patrizia Reggiani Martinelli potrebbe essere l'occasione per uscire dal carcere e ricevere cure adeguate. Per gli altri imputati non cambierebbe nulla. «Sono tutti rei confessi tranne Benedetto Ceraulo condannato come esecutore dell'omicidio: lui nega tutto, sono gli altri ad accusarlo. Sarà un processo solo sulle carte. La mia cliente con tutta probabilità non sarà nemmeno in aula: non ha la forza di assistere alle udienze». Il difensore esclude anche che Patrizia Reggiani Martinelli possa essere rinchiusa dopo il carcere in un ospedale psichiatrico giudiziario: «Non c'è pericolosità sociale, il suo è un reato atipico e da un punto di vista tecnico non è nemmeno ripetibile». Ma queste sono sottigliezze giuridiche. L'avvocato punta ad altro: «Se non era capace di intendere e di volere, come si può pensare che potesse organizzare l'omicidio dell'ex marito? I giudici di Venezia hanno l'occasione per riabilitare almeno moralmente la mia cliente». Silvana Barbieri spera solo che questa possa essere l'occasione per riabbracciare la figlia fuori dal carcere. «Patrizia è una donna malata - dice la madre - ha bisogno di essere curata. Da quando è a San Vittore le sue condizioni di salute sono solo peggiorate». L'avvocato Buongiorno «La signora sta male spesso non si rende conto di dove si trova E' sempre stata scettica sulla possibilità di lasciare la prigione» Non ci saranno nuove testimonianze Tutto si fonderà sull'analisi delle perizie e delle cartelle cliniche relative all'operazione al cervello del 1992 Le due figlie «Continueremo la nostra battaglia per tirarla fuori» Il corpo di Maurizio Gucci In alto a destra Patrizia Reggiani al processo di primo grado Afianco la lettura della sentenza di condanna a 26 anni La «maga» Giuseppina Auriemma

Luoghi citati: Brescia, Milano, Venezia, Vignola