«Dieci minuti», grandi temi in breve
«Dieci minuti», grandi temi in breve «Dieci minuti», grandi temi in breve DOPO il successo di «Batti e ribatti», la misura breve deve cominciare ad affascinare, in tv. Da qualche tempo su Raidue va in onda, alle 18,40, «Dieci minuti», con Giovanni Masotti in studio. Conduce in piedi, in ima sala disadorna, però circondata da grandi schermi verticali intervallati da pannelli rossi. Il rosso non è solitamente il colore dell'informazione, che è l'azzurro. Il rosso, colore più caldo, è subliminalmente legato alla passione, alla partecipazione. Dunque il programma dura dieci minuti, come si enuncia fin dal titolo, e come sottolinea una clessidra spesso inquadrata, memento messo lì a scandire lo scorrere dei secondi. Nell'ultimo minuto, su uno degh schermi appare il conto alla rovescia. I tempi sono rispettati, anche quando l'argomento si presterebbe ad ulteriori disamine, come è normale che accada quando si trattano temi impegnativi, che vedono di fronte due interlocutori di opposta fede. L'altro giorno lo sciopero dei magistrati, a esempio, con il ministro della Giustizia Castelli e con Paolo Cento, vicepresidente della commissione Giustizia alla Camera; oppure l'incontro con Gavino Angius, presidente dei senatori diessini, e il ministro delle comunicazioni Gasparri, uno in studio (seduto), l'altro in collegamento. Il titolo della puntata era «Bush e Blear. Carte in tavola», con riferi¬ mento alla proposta angloamericana sul Consigho di sicurezza Gnu e l'Iraq. Breve scheda informativa, parola agh intervenuti. I quali (così come accade da Battista che lo commentava qualche giorno fa a «Otto e mezz» di Ferrara sulla 7), quando sanno di avere poco tempo a disposizione, cercano di usarlo al meglio. Talvolta, persino, ci riescono. Non si perdono in preamboli, premesse e subordinate, ma vanno al sodo cercando di essere incisivi. La brevità, la concisione, vanno forse a scapito della chiarezza dei concetti? No. Ci sono però concetti che oggettivamente richiedono risposte articolate e non slogan. Non ci sono regole che valgano per tutto e per tutti. Certo, lo spettatore ci guadagna, ad avere di fronte persone obbligate ad esprimersi senza fronzoli. Nei suoi «Dieci minuti», Masotti riesce anche a metterci qualcos'altro, come il collegamento con Immacolata Esposito, vedova di un ufficiale dei bersaglieri, madre di quattro figli militari, tre dei quali a Nassirya. Che fa? Prega, dice il rosario, è orgogliosa. Vede, dice Masotti ad Angius, è orgogliosa dei figli militari. «Ma certo, risponde Angius, l'orgoglio per i soldati non c'entra niente con la nostra posizione». La signora Immacolata viene definita «madre coraggio»; visto che si rinuncia ai tempi lunghi, perché non rinunciare, pure, ai luoghi comuni linguistici?
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