L'Europa dice Porto Deschamps alla Juve ma senza la Coppa

L'Europa dice Porto Deschamps alla Juve ma senza la Coppa NELLA FINALE DI CHAMPIONS LEAGUE IMPLACABILE LA SQUADRA DI MOURINHO CONTRO UN MONACO SOTTO TONO. GRANDE DELUSIONE PER ILTECNICO FRANCESE L'Europa dice Porto Deschamps alla Juve ma senza la Coppa Il gol di Carlos Alberto nel finale del primo tempo spiana la strada ai portoghesi che nella ripresa controllano e mettono al sicuro il risultato con Deco che ruba palla a Morientes e con Alenitchev Roberto Beccantini inviato a GELSENKIRCHEN Porto, dunque. E' sua la Champions League. Il Monaco di Didier Deschamps si scioglie a una notte dall'estasi, dopo aver banchettato a caviale e champagne per quasi tutta la stagione. Il Porto succede, così, al Milan di Manchester e dal momento che a giugno il Portogallo ospiterà la fase conclusiva degli Europei, meglio coprirsi finché si è in tempo. Il verdetto sorvola il livello modesto della contesa. Ha vinto la squadra più squadra, una sconfitta (col Real) in tredici partite. Ha stravinto José Mourinho, un Sacchi che non lascia nulla al caso. Tre a zero: è l'unica profezia che il tecnico non ha azzeccato, visto che alla vigilia aveva parlato di «risultato corto». Alla faccia. Le finali sono Gran Premi che le squadre corrono con il freno a mano tirato, in attesa che l'avversario buchi una gomma. Sì, ma i chiodi? Prendete, per esempio, la posizione di Deco, l'interruttore del Porto. Deschamps ne è così angustiato che - all'inizio, almeno - arretra Zikos sull'uscio di casa. Poi Deco comincia a deambulare e il greco guadagna qualche metro. Il Monaco cerca di sfruttare lo scatto di Giuly, più avanzato addirittura di Morientes: si aggrappa, il nano, al filo del fuorigioco, e di lì «tortura» Jorge Costa e Ricardo Carvalho, quando non Vitor Bahia. Ma ecco che proprio il capitano si infortuna all'inguine e lo schema salta. Dentro Prso, torre cugina, se non proprio gemella, di Morientes. La partita è un tamburello che il rispetto trascina verso la paura, e la paura verso manovre che già al secondo passaggio si sbriciolano come ciambelle. Le fasce laterali sono valichi presidiati in massa, che soltanto Paulo Ferreira e Ibarra, ogni tanto, riescono a forzare. Nella caccia all'episodio, il Porto ha più fiuto del Monaco. Capita tutto all'improvviso, al 39'. Volata di Ferreira, cross, Rodriguez e Givet si ostacolano, palla a Carlos Alberto, girata di destro, splendida. E', costui, un brasiliano che non ha ancora 20 anni: preferito a McCarthy, primo gol in Champions League. Spogliarello con «giallo», al diavolo il puritanesimo dell'arbitro. Soffre, il Monaco, l'amletico impatto di Rothen, né ala né mezz'ala. Non che Deco rubi l'occhio, ma insomma: l'I-O sposta montagne. Morientes e Prso elemosinano munizioni. Maniche, Costinha e Fedro Mendes costringono Bernardi, Zikos e Gisse a battere sentieri impervi. Di tiri in porta, gol a parte, nemmeno l'ombra. Molto si agita, Derlei: il problema è la qualità dei servizi e, a essere sinceri, pure la quantità. Alla ripresa, cambia poco: il Porto pianta le insegne sulla trequarti e tiene il Monaco a distanza di sicurezza. I francesi faticano a trovare varchi. Con Giuly, magari, sarebbe stata tutta un'altra storia, ma dall'attacco più prolifico del torneo mi sarei aspettato, come minimo, un atteggiamento meno velleitario. La tattica dell'off-side, spesa con malizia dai portoghesi, frustra le rare incursioni di Prso e Morientes. Mourinho si copre - fuori Carlos Alberto, dentro Alenitchev - Deschamps si butta: via Gisse, largo a Nonda. E così le punte sono tre. Il problema è che tre diventano anche i gol di scarto. Il rischio non paga, al Porto basta un bicchier d'acqua per spegnere i falò accesi dagli avversari. Nel giro di quattro minuti, dal 26' al 30', l'equili- brio scompare dai radar. La squadra di Mourinho colpisce con l'arma dei saggi, il contropiede. Fallo su Morientes o no, e comunque più sì che no, Deco si mangia mezzo campo, scambia con Alenitchev e dipinge Roma con una pennellata, la prima e l'ultima della sua serata. Il Monaco crolla, letteralmente. E così, fra principi e principianti, Derlei imbecca Alenitchev, scarto di Roma e Perugia, che tira dritto per dritto, con tanti saluti alla tensione che fu. Il Porto vola con pieno merito in cima alla Coppa, bissa il successo del 1987 e, soprattutto, infila una «suite imperiale»: scudetto. Coppa del Portogallo, Coppa Uefa, scudetto, Champions League. José Mourinho può andare al Chelsea a testa altissima, verrà ricordato come il mago della grande svolta. Quanto a Deschamps, che sarà il nuovo allenatore della Juventus, emerge proprio dalla sindrome europea che l'ha preso sul più bello, lui che, in caso di trionfo, sarebbe stato l'allenatore più giovane della storia ad alzare il trofeo. Determinante il ko di Giuly. Non mi ha convinto, inoltre, la posizione di Rothen, troppo lontano dal cuore della partita: e, di suo, emozionato al punto di non azzeccarne ima. Tre tiri a zero, tre gol a zero. E' il calcio, bellezza. (4-4-2) Roma 6, Ibarra 6,5, Givet 5(27'st Squillaci sv), Rodriguez 5, Evra 6, E. Cissè 6 (19'st Nonda 5,5), Bernardi 5, Zikos 6, Rothen 4, Morientes 5,5, Giuly sv (23'pt Prso 5). AH.: Deschamps 5. (4-3-1-2) Vitor Bahia 5, Paulo Ferreira 7, Jorge Costa 6,5, Ricardo Carvalho 7, Nuno Valente 6, Fedro Mendes 6,5, Costinha 7, Maniche 6,5, Deco 6,5 (40' st Fedro Emanuel sv), Carlos Alberto 7(15'st Alenitchev 7), Derlei 6 (33'st McCarthy sv), AH.: Mourinho 8. Arbitro: Milton Nielsen (Danimarca) 5,5 Reti: pt 39' Carlos Alberto, st 26' Deco, 30' Alenitchev. Ammoniti: Nuno Valente, Carlos Alberto, Bernardi, Jorge Costa. Spettatori: 53 mila. •"— '^■■1 Il Porto ha appena conquistato la Champions League, comincia la festa. Il portiere Vitor Baia trascina il trofeo e i compagni