Rischio tempeste anche in Europa di Gabriele Beccaria
Rischio tempeste anche in Europa GLI INTERROGATIVI SUI CAMBIAMENTI CLIMATICI Rischio tempeste anche in Europa Nel 2001 il «grande vortice» colpì tra Tlnghilterra e l'Italia retroscena Gabriele Beccaria PER Amy significa disperazione, per John turismo estremo. Lei è una ragazza di Independence, nell'Iowa, che adesso fissa le rovine del suo ranch e piange. Lui è un ragazzo del Nebraska e si sposta a grande velocità, fotografando e filmando le terrificanti colonne d'aria nera che cadono dal cielo imballato di nuvole. Amy è una vittima del tornado, John è un adrenalinico che lo bracca per osservarne le metamorfosi e diver¬ tirsi: è un cultore dello «stormchasing», l'inseguimento delle tempeste, un hobby tutt'altro che raro e a volte molto pericoloso. Ma c'è una curiosità che accomuna le vite opposte e separate di Amy e di John: aumenteranno di numero? E diventeranno ancora più violenti e distruttivi? Da quando l'effetto serra ha debuttato come un argomento di conversazione standard, molti americani e non soltanto loro - hanno cominciato a interrogarsi sulle offese dei tornado: dobbiamo temere l'ennesimo, nuovo nemico? E l'Europa, che tradizionalmente subisce poche tempeste, potrebbe diventar¬ ne ima vittima sistematica, come accade nel famigerato «sentiero dei tornado» che taglia in due gli Usa, dal Minnesota fino al Texas? L'ultima volta nel Vecchio Continente - ricordano i meteorologi fu il 7 luglio 2001. Prima la Gran Bretagna, poi in successione Francia, Belgio, Germania e Svizzera e tra le 12 e le 13,30 il grande vortice si scatenò su Valle d'Aosta, Piemonte e Lombardia e proprio in Brianza, nell'area compresa tra Arcore, Usmae e Concorezzo, toccò l'apice, generando un disastro quasi da caso-studio. Tetti a pezzi, alberi sradicati, auto proiettate in aria, blackout a catena. L'energia combinata di pioggia battente e venti fortissimi paralizzò tutto, con scenari che ad Amy e John sarebbero risultati famigliari, angoscianti per lei, eccitanti per lui. «Al momento non esistono sufficienti evidenze scientifiche per provare che i tornado siano destinati ad aumentare: non disponiamo infatti di statistiche che traccino un modello evolutivo credibile, legato ai più recenti cambiamenti climatici», spiega Luca Mercalli, presidente della Società meteorologica italiana. Gli interrogativi restano quindi sospesi, mentre si cerca di affinare le ricerche. Sono due le cattedrali degli studiosi: il «National Severe Storms Laboratory» di Norman, Oklahoma, e il «Tornado and Storms Reasearch Organisation» di Oxford, Gran Bretagna. Amy, John e tutti noi aspettiamo, nella condizione sgradevole degli indifesi.
Persone citate: Luca Mercalli
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