Giovanna Mezzogiorno, morire o tornare a vivere? di Simonetta Robiony

Giovanna Mezzogiorno, morire o tornare a vivere? L'ATTRICE A TEATRO CON UN MONOLOGO SCRITTO DALL'INGLESE SARAH KANE PRIMA DEL SUICIDIO Giovanna Mezzogiorno, morire o tornare a vivere? «Adesso il mio sogno è un premio per mio padre, in soldi, da dare ai giovani attori» Simonetta Robiony ROMA Maglietta nera, pantaloni militari, capello al vento, ma frivole scarpine da Cenerentola con un piccolo tacco a punto interrogativo, Giovanna Mezzogiorno, la più acclamata tra le giovani attrici, ha deciso di tornare al teatro dal quale era partita quasi dieci anni fa. Lo fa con un monologo molto rappresentato in questi anni, quel «4:48 Psychosis» che Sarah Rane, acclamata autrice inglese, compose a ventott'anni, in una clinica per malattie psichiatriche, poco prima di togliersi la vita. L'idea è di provare a vedere, a distanza di tanto tempo, tanto cinema e tanti premi, che cosa le può dare oggi il teatro. «La prima volta avevo diciannove anni. Ho fatto Ofelia in uno spettacolo di Peter Brook alla 'Bouffes du Nord" di Parigi. Tornare in palcoscenico dopo aver recitato solo davanti alla macchina da presa, mi appare un'esperienza nuova. Ne avevo bisogno. Lo volevo. L'avevo dichiarato. Mi sarebbe pia¬ ciuto farlo con un gruppo di colleghi. Poi ho letto questo monologo e ho cambiato idea. So che è un testo duro, scomodo, spinoso, che non permette artifici. Ma desidero mettermi alla prova. Recitare è sempre un piacere, ma a teatro l'attore è davvero nudo». Figlia di Vittorio Mezzogiorno e Cecilia Sacchi, cresciuta nell'ambiente dello spettacolo, Giovanna è arrivata al successo con a rapidità impressionante. Il primo riconoscimento lo ha avuto per la sua Ofelia teatrale, poi è stato un elenco di Nastri d'argento, di David di Donatello, di Ciack d'oro: da «Del perduto amore» di Michele Placido a «L'ultimo bado» di Muccino, da ((Daria Alpi» di Vicentini Ognani a «La finestra dì fronte» di Ozpetek Le offerte non le sono mai mancate. Questa primavera era sullo schermo con «L'amore ritoma» di Rubini, il regista che la volle protagonista del suo primo film: «Il viaggio della sposa». A giugno, in Francia dove è molto amata, uscirà «Au secours, j'ai 30 ansi di Marie Anne Chazel appena girato, mentre nella prossima stagione tv sarà in «Virginia» di Sironi a fare la Monaca di Monza. La sua carriera è lanciatissima. Giovanna Mezzogiorno, però, ha voluto fare una pausa. «Credo sia giusto per un attore alternare cinema e teatro. All'estero si fa. Da noi è più difficile perché una tournée dura mesi e pochi si sentono di prendere l'impegno. Quésto spettacolo che nasce da una proposta del regista Piero Maccarinelli e della nuova associazione Artisti Riuniti voluta per spezzare certe ritualità, sarà invece in scena appena dal 25 maggio al 6 giugno. Solo due settimane e solo a Roma: poco per un lavoro importante ma sufficiente per chi come me vuole riprendere le proprie misure». Una scelta legata agli impegni cinematografici? «Tutt'altro. Anzi per fare teatro in questo modo ho rinunciato ai miei abituali guadagni. Non ho niente da fare questa estate. Sto ferma». Cosa l'ha colpita in questo monologo? «Mi è piaciuta l'indignazione, la rabbia, la lucidità con cui la Xane guarda il nostro mondo. Non se stessa e basta. Il mondo intero. E le guerre che si combattono in questo mondo. Allora era quella in Bosnia oggi è quella in Iraq». Un testo tragico, questo. «No. Ci sono anche note satiriche, giochi di parole, tratti paradossali, tiritere. E' un testo che da una parte lancia il grido di chi vuol esser salvato, dall'altra sottolinea l'agghiacciante sohtudine dell'essere umano. La Sane sembra sospesa tra due estremi: 'Non voglio morire' e 'Non voglio vivere'. Anche per questa ambiguità, ancora non abbiamo decìso come rendere quc. oi i: 'Per favore, aprite le tende', con cui si chiude». Conosceva Sarah Kane? «Sì, ma non avevo mai letto niente di lei Avrei dovuto vedere questo stesso monologo recitato a Parigi da Isabelle Huppert, ma non l'ho fatto e mi fa piacere perché non avrei sopportato il confronto». Facile o difficile per lei mantenere le distanze da un testo come questo? «Per me facilissimo. Non sono un'attrice che si tortura, io. Non mi faccio inglobare dai miei personaggi. Noemi, macero nelialoro disperazione. Recitare e vivere restano cose diverse. E la mia vita è assolutamente uguale a quella di tanti altri». C'è qualcosa in questo momento che le sta più a cuore? «VogUo che mio padre Vittorio sia ricordato con un premio. Lo faremo a Napoli il 16 dicembre con l'aiuto del comune. Ma non voglio che il premio sia una targa. Voglio che sìa una somma capace di aiutare i giovani all'inizio di camera. Io l'ho avuto, un premio eoa, quando ho cominciato. Ora voglio lo abbiano altri». "«BWSisJ Per Giovanna Mezzogiorno, un momento dì grande impegno professionale Lo spettacolo sarà a Roma per due settimane

Luoghi citati: Francia, Iraq, Monza, Napoli, Parigi, Roma, Virginia