Lergastolano che rapinava le banche
Lergastolano che rapinava le banche ROMA, NELLA BANDA ALTRI DUE PREGIUDICATI Lergastolano che rapinava le banche Condannato per omicidio, era in permesso premio ROMA Come si può utilizzare al meglio il tempo libero di un permesso premio messo a cortese disposizione dallo Stato? Cercando di non perdere la mano. È quello che hanno fatto tre detenuti, uno dei quali ergastolano per omicidio, che grazie ai benefici di ima condotta esemplare, una volta fuori assaltavano banche. A scoprire la perfetta organizzazione a delinquere sono stati gli agenti della sezione antirapina della squadra mobile romana che stava indagando sul mancato rientro di due di loro. Così è venuto alla luce il giro che contemplava la partecipazione straordinaria di ima guardia giurata (che per il suo aiuto nella mancata resistenza avrebbe ricevuto poche mighaia di euro) e di un quarto complice. Il palmares di due di loro è di tutto prestigio: un omicida, quel Luciano Riola di 41 anni che sconta l'ergastolo per aver ucciso a colpi di pistola, assieme ad altri complici, il giovane gioielliere abruzzese Francesco Gallucci, il 21 dicembre del 1992, ad Ortona nei pressi di Chieti. La sorella narcotizzata e lui che tentava di opporsi alla rapina consumata nel suo appartamento-negozio. Il gioielliere morì e il bottino fu di 1 miliardo di vecchie lire in preziosi. Poi c'è Valerio Antonucci, 31 anni, vecchia conoscenza delle forze dell'ordine accusato di ricettazione, un pregiudicato con all'attivo reati contro il patrimonio e spaccio di droga. E forse, insieme, avrebbero messo a segno un altro colpo se i poliziotti non avessero seguito Riola, che doveva rientrare a Rebibbia la sera del 13 aprile dopo aver festeggiato la Pasqua in libertà autorizzata, per poi pizzicarlo nel suo appartamento in compagnia dell'amico Antonucci e soprattutto in possesso del kit del perfetto rapinatore ordinatamente sparso sul tavolo. Il kit comprendeva pistola con matricola debitamente abrasa, cartucce, parrucche, cappellini e guanti. Riola si è visto notificare l'ordinanza di custodia cautelare nella sua cella di Rebibbia dove gli agenti lo avevano riportato dopo l'appostamento e l'irruzione nell'appartamento di Acilia vicino Roma. Il 19 marzo, con l'aiuto di un complice, aveva rubato quarantamila euro a una filiale della Banca di Roma a Ostia non prima di aver sequestrato ild^ttoifedi^'istitutosdi^n^^dito: Pòi «fdvfuggito ùsllndbun motorino risultato rubato e ritrejfft^dalla polizia a poche centinaia di metri dalla sua abitazione di Acilia. Nella seconda trappola cadono Fabio Farre, 49 anni, detenuto a Ferrara, anche lui capace di meritarsi numerosi permessi premio, arrestato in un appartamento del litorale romano nei pressi di Civitavecchia ed Emilio Campagna, 51 anni, evaso dal carcere di Rebibbia rintracciato a Roma, tutti e due sospettati di aver partecipato proprio nel periodo della loro latitanza, a numerose rapine nella capitale e anche in trasferta. Ad inchiodarli, la rapina ai danni del¬ l'agenzia Credem e, quattro giorni dopo, l'altra rapina a una filiale, sempre capitolina, della Banca di Roma. Sembrava un classico delle barzellette, il detenuto che approfitta del permesso premio o del regime di semilibertà per continuare a commettere reati, invece non è neanche più ima novità. È statistica. Dicono gh inquirenti: «È un fenomeno che teniamo sotto costante monitoraggio». Im. tamb.] Arrestato poco prima del rientro in carcere Gli inquirenti accusano «Il fenomeno di chi usa la semilibertà per compiere reati è in crescita» L'interno del carcere di Rebibbia
Persone citate: Antonucci, Emilio Campagna, Fabio Farre, Francesco Gallucci, Luciano Riola, Valerio Antonucci
Luoghi citati: Chieti, Civitavecchia, Ferrara, Ortona, Rebibbia, Roma
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