Torture, si indaga su altre dodici morti sospette di Paolo Mastrolilli

Torture, si indaga su altre dodici morti sospette NELLE CARCERI DI IRAQ E AFGHANISTAN, NOVE SONO CLASSIFICATE COME OMICIDI Torture, si indaga su altre dodici morti sospette «Spesso venivano praticate per puro divertimento» Paolo Mastrolilli NEW YORK Il generale Abed Hamed Movvnoush aveva comandato l'aviazione di Saddam, e perciò era stato rinchiuso nel carcere di Qaim come prigioniero di «alto valore», il 26 novembre del 2003 era morto, e la versione iniziale dei mihtari parlava di cause naturah: «Aveva lamentato di non sentirsi bene, e successivamente aveva perso conoscenza». L'autopsia pubbhcata venerdì dal Pentagono, però, racconta una storia diversa: «Morte per asfissia dovuta a soffocamento e compressione del torace». Mowhoush, secondo chi aveva partecipato all'interrogatorio, era stato fatto entrare a testa in giù in un sacco a pelo e fatto rotolare sul pavimento. Un agente della Cia intanto gli faceva delle domande, e per spingerlo a rispondere qualcuno gli si era seduto sul petto. Questo trattamento era finito con la morte dell'ex generale, che adesso è uno dei nuovi casi indagati come omicidi. Il Pentagono ha annunciato che le morti sotto inchiesta, tra l'Iraq e l'Afghanistan, sono salite da 25 a 37. Di questi casi appena rivelati, 9 sono classificati come omicidi: il termine non conferma automaticamente un reato, ma significa che la morte è stata provocata dall'intervento di una persona. Il decesso di Mowhoush è avvenuto a Qaim, e sotto inchiesta ci sono anche tre episodi simili capitati in Afghanistan e uno a Camp Bucca. Il Denver Post, poi, ha scritto che le autorità stanno indagando su cinque mancate autopsie, alcune delle quab dovevano essere fatte su prigionieri morti a Mossul e a Camp Cropper. Il Los Angeles Times, invece, ha rivelato che due marines vertano processati dalla Corte marziale per la morte di un ex membro del partito Baath a Camp Whitehorse, vicino a Nassiriya, dove si trovano i soldati italiani. Queste ultime notizie, insomma, allargano lo scandalo delle torture non solo in termini numerici, ma anche geografici. Le sevizie più gravi sono avvenute nel famigerato carcere di Abu Ghraib, documentate da foto e video. Le violenze, però, erano diffuse anche in altri campi e prigioni, ed erano abbastanza gravi da provocare la morte di alcuni detenuti. La domanda che resta aperta, quindi, è se tanti abusi potessero avvenire completamente all'insaputa dei superiori. Il Washington Post ieri ha rivelato che in certi casi le torture non erano fatte per ammorbidire i prigionieri in vista degli interrogatori, ma per punirli di comportamenti criminah o provocatori, oppure per semplice divertimento. Così ha detto Sabrina Karman, una delle incriminate, nelle deposizioni rilasciate agli investigatori. Per esempio, l'uomo in piedi sulla cassetta con i fili elettrici attaccati alle mani, identificato dalla guardia come «Gilligan», era finito là sopra «per giocare con lui». I tre ammanettati a terra, invece, stavano legati perché erano accusati dello stupro di un ragazzo. Il caporale Granar aveva commentato così le sue sevizie con il collega Joseph Darby, che poi lo avrebbe denunciato: «Il cristiano che è in me mi dice che sono sbagUate. Ma il secondino che è in me ama vedere un uomo adulto pisciarsi addosso dalla paura». Dichiarazioni del genere confermerebbero che i colpevoli avevano agito di loro iniziativa, ma poi nelle stesse deposizioni si legge che gli ordini e gli incitamenti, anche se orali, venivano da superiori dell'intelligence militare senza nome, agenti della Cla e civili. Anche imo dei «contractors» esterni, infatti, è finito sotto inchiesta da parte del Dipartimento della Giustizia. I referti delle autopsie sugli omicidi, poi, sono impressionanti. Ci sono decessi per «ferite multiple da arma da fuoco», «stangolamento», «lesioni da forza bruta e asfissia». Dilar Dababa è morto a Baghdad il 13 giugno 2003 per «ferite alla te¬ sta». Invece Mullah Habibullab ha perso la vita a Bagram, in Afghanistan, per «embolia polmonare provocata da lesioni da forza bruta alle gambe». Un decesso sotto inchiesta riguarda un detenuto affogato perché i soldati americani lo fecero salta¬ re da un ponte, mentre i due marines di Camp Whitehorse finiranno davanti alla Corte marziale per la morte di .Nagem Sadoon Hatab. Lui era un ex capo del partito Baath nella zona di Nassiriya, sospettato di aver partecipato all'agguato con¬ tro il reparto della soldatessa Jessica Lynch. Siccome non coo: perava lo avevano picchiato finché un marine, per portarlo fuori dalla sua cella, lo aveva preso per la testa spezzandogli il collo. Le cinque mancate autospie di Abu Ghraib, Mossul e Camp Cropper, invece, vengono presentate come la prova del tentativo di nascondere la verità sugli abusi. Il problema resta capire quanto in alto arriva lo scandalo. Il New York Times oggi selve che il generale Karpisnski aveva inviato una lettera alla Croce Rossa il 24 dicembre scorso dicendo che la Convenzione di Ginevra non si applicava a tutti i pigionieri iracheni. Il generale Taguba, autore del rapporto che lo rivelato gli abusi, ha detto di non aver visto ordini superiori sistematici. Ma il senatore repubbhcano McCainnon d crede, e ha accusato il Pentagono: «Ho scoperto che forse non ci ha nemmeno dato l'intero rapporto. Se è così, sono molto scontento». iNìMài è Proteste di pacifisti contro le torture sui prigionieri iracheni davanti all'ambasciata americana a Manila

Persone citate: Abed Hamed Movvnoush, Gilligan, Jessica Lynch, Joseph Darby, Sabrina Karman, Taguba