L'irregolare
L'irregolare L'irregolare JOHN Berger è nato a Londra nel 1926 e ha al suo attivo una quantità di romanzi, racconti, saggi, poesie, sceneggiature, testi teatrah e politici tradotti in varie lingue, nonché una ricca produzione come disegnatore e pittore. Tra le sue opere tradotte in italiano ricordiamo «G.», «Le tre vite di Lucie» e «Una volta in Europa», primo e secondo capitolo della splendida trilogia «Into Their Labours», «Festa di nozze», «E i nostri volti, amore mio, leggeri come foto», «Fotocopie» e «Modi di vedere», piccola antologia di scritti bergeriani che Bollati Boringhieri ha dato aUe stampe per le giornate torinesi dedicate a questo grande intellettuale/artista europeo. Il romanzo «G.», che nel 1972 ottenne il Booker Prize, uno dei massimi riconoscimenti mondiali in campo letterario, è ormai considerato un classico della narrativa postmoderna. Con il denaro di quel premio lo scrittore scelse di sostenere le attività deUe Pantere Nere di Londra, un gruppo di attivisti originari delle Indie occidentali in lotta contro il neo-colonialismo, e di finanziare «Un settimo uomo», reportage per parole e immagini, costruito a quattro mani con il fotografo svizzero Jean Mohr, suU'esperienza dei lavoratori migranti in Europa e suUa perpetuazione di un sistema di sfruttamento destinato ad arricchire i paesi ricchi, mantenendo le periferie del mondo in una condizione di sottosvUuppo. U libro, uscito nel 1975, è un'anticipazione profetica dei grandi temi su cui si aggregherà anni dopo il movimento dei movimenti, una disanima lucida dei guasti di una globalizzazione giocata contro la nuda vita degh uomini e deUe donne reali, contro i tanti a favore di pochi. «Le tre vite efi Lucie» e «Una volta in Europa» aprono uno straordinario progetto, storico e letterario insieme, in tre volumi, dedicato agli umili del nostro tempo. Contadini, braccianti, pastori, gente che lo sviluppo industriale spinto degh ultimi decermi, le migrazioni for-zate, l'inurbamento massiccio, la perdita di radici linguistiche e geografiche, hanno costretto aU'amnesia o aUa resistenza. Alternando fiction e saggistica (Berger è uno dei massimi e più innovativi critici deU'arte contemporanei: si vedano i suoi «Splendori e miserie di Picasso», «Questione di sguardi», «Sul vedere»), giornalismo (collabora a «New Society», «Guardian», «The Nation», «El Pais», «Le Monde Diplomatique», «Intemazionale», «Frankfurter Rundschau» e, da appassionato, scrive di motociclismo per riviste specializzate), teatro (in collaborazione con Nella Bielski ha scritto «A Question of Geography», «Francisco Goya's Last Portrait» e «Isabelle»), televisione e cinema (sue, tra altre cose, le sceneggiature dei più bei film di Tanner), lo scrittore è riuscito a sottrarsi ad ogni etichetta speciahstica e a ricavarsi uno spazio franco di ricerca e di lavoro, lontano da accademie, istituzioni e gruppi di potere. Coerente, in questo senso, anche la scelta di lasciare la città e di andare a vivere, ormai da oltre trent'anni, in un piccolo villaggio delle Alpi francesi, la sola «università» a cui Berger riconosca di essersi formato. Maria Nadotti appuntamenti
Persone citate: Berger, Bollati Boringhieri, Booker, Contadini, Jean Mohr, Maria Nadotti, Pais, Picasso, Tanner
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