Melodie dal fascino slavo

Melodie dal fascino slavo Melodie dal fascino slavo La Tempia propone Dvorak e Janàcek Ivrea dedica una serata a Ciaikovski SI dice «fascino slavo», ed è ben detto. L'Est europeo ha accumulato nei secoh una ricchezza di culture che in Itaha è sempre risultato iiresistibile. La musica è ai primi posti in questo gioco di suggestioni. In questi giorni si segnalano due concerti che si richiamano «in toto» all'Est dell'Europa: a Torino è la Stefano Tempia a proporre Dvorak e Janàcek, mentre Ivrea dedica un'intera serata a Ciaikovskij. Il concerto della Tempia è in programma lunedì 24 maggio in Conservatorio, con inizio alle 21, e vede schierata sul palcoscenico l'Orchestra d'archi deh'Accademia sotto la direzione di Massimo Peiretti. Si comincia con la «Suite per archi» di Janàcek, il compositore che forse più di tutti seppe adattare la musica alla ritmica e all'accentuazione della lingua parlata nel proprio Paese. Approdato a Praga dalla natia Emo, Janàcek divenne amico di Dvorak e all'inizio rimase legato a forme e armonie che si richiamavano a Wagner e Liszt. La «Suite» non rivela ancora la transizione al succitato stile personale, anche se la sequenza di sei parti si rifa ad altrettante danze morave. Dvorak sarà ben rappresentato da due pagine, il «Notturno op. 40» e la «Serenata op. 22». Il primo non è tra i lavori più noti, contrariamente al secondo, che in cinque movimenti conduce l'ascoltatore a un'atmosfera mozartiana di fondo ma chiaramente connotata in senso slavo per gh esiti armonici. Tra i momenti più suggestivi c'è sicuramente il Tempo di Valse. Ivrea, come si è detto, opta per la Russia di Ciaikovskij con tre pagine connotate da una assoluta popolarità. Le propone l'Orchestra Sinfonica Giovanile del Piemonte, avvalendosi del contributo di due donne, Carla Deifrate sul podio ed Anna Tifu al violino. L'appuntamento è per domenica 23 alle 21 nell'Auditorium ex Officina H Olivetti. La violinista sarà seriamente impegnata nel «Concerto in re maggiore op. 35», terribile pagina che richiede doti di virtuosismo sbalorditivo, tanto che il solista al quale era stato dedicato, Leopold Auer, lo aveva giudicato ineseguibile. Le altre due pagine ciaikovskiane consentono all'autore di muoversi con controllata libertà negli spazi della fantasia. Ed è appunto una «ouverture- fantasia» del 1869, «Romeo e Giulietta», a commuovere infallibilmente gh spettatori tutte le volte che la ascoltano: scorrono scene d'amore e d'odio, la concitazione del duello, il lugubre accompagnamento dei due giovani veronesi alla sepoltura. E significativo è già nel titolo il «Capriccio italiano», che movendo da impressioni raccolte in un viaggio nel nostro paese suggerì a Ciaikovskij di inanellare in un unico arco una fanfara militare, una triste nenia, una canzonetta serena ed ima scatenata tarantella che chiude il brano al caler bianco. [1. o.] Carla Deifrate sul podio a Ivrea il 23 La giovanissima violinista Anna Tifu

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