IL FUTORO Nei laboratori lo vedono così di Piero Bianucci

IL FUTORO Nei laboratori lo vedono così IL FUTORO Nei laboratori lo vedono così Piero Bianucci OVE vanno la biologia, l'astrofisica, la genetica, la scienza dei materiali, l'informatica, la medicina? Risposte sicure non ce ne sono: se le scoperte fossero prevedibili, la stessa parola scoperta non avrebbe senso. Le rivoluzioni scientifiche, insegna Khun, avvengono quasi all'improvviso e instaurano paradigmi inediti. E possibile però immaginare almeno il futuro «normale» delle varie discipline scientifiche facendo l'ipotesi che esso si ponga sul prolungamento del percorso finora seguito. Una bussola per compiere questa incursione nel futuro è il volume «Le vie della scoperta» curato da Ivan Amato per gli Editori Riuniti, con prefazione di Enrico Bellone, direttore del mensile «Le Scienze» e professore di Storia della scienza all'Università di Milano. Il libro raccoglie 16 saggi scritti da altrettanti ricercatori - tra i quali i premi Nobel Eric Kandel, Joshua Lederberg e Paul Crutzen - per la rivista americana «Science» all'inizio del nuovo millennio: sono ottime sintesi dei risultati ottenuti neHe varie discipline, ma tentano anche di' gettare uno sguardo in avanti, o almeno di cogliere i cambiamenti di rotta. Concentriamoci sulle anticipazioni. PLANETOLOGIA. Il 4 ottobre 1957, con il lancio del primo satellite artificiale, si è aperta una nuova era nello studio del Sistema Solare: l'era dell'esplorazione diretta, con sonde e, in qualche caso, con equipaggi di astronauti e scienziati. Il risulatto è che in quarant'anni la planetologia è diventata un capitolo della geografia: tutti i pianeti e i loro satelliti, tranne Plutone con la sua luna Caronte, sono stati visitati da sonde spaziali, che hanno raccolto una quantità di immagini e dati neppure comparabile a quanto era stato fatto nei secoli precedenti. David j. Stevenson, professore di planetologia al California Institute of Technology di Pasadena ne trae alcune lezioni, di metodo e di contenuto, che dovrebbero guidarci nelle future esplorazioni: 1) la vecchia planetologia era opera di singole persone (Galilei, Cassini, Herschel, Schiaparelli, Antoniadi), quella nuova sarà sempre di più lavoro di gruppo basato sulle sonde spaziali: 2) abbiamo imparato che i processi fisici e chimici in azione sui vari pianeti sono gli stessi che osserviamo sulla Terra; 3) ma abbiamo anche visto che processi analoghi possono portare a esiti opposti: basta pensare alle diverse atmosfere della Terra, di Venere e di Marte; 4) il futuro è nella ricerca di pianeti di altri sistemi solari, nella ricerca di altre forme di vita e di una visione integrata della Terra e degli altri pianeti. Una nuova fase di esplorazione, aggiungiamo, sta iniziando: le sonde attuali e future non si accontentano di fotografare e analizzare ma incominciano a raccogliere campioni da riportare a Terra: «Genesis» tra qualche mese ci porterà un po' di «vento solare», «Stardust» nel 2005 un po' di polvere della cometa Wild-2, nel 2014 una sonda europea dovrebbe tornare con sassi di Marte. NUOVI MATERIALI. Gregory B. Qlson, professore alla Northwestern University (Illinois) vede il futuro nella progettazione di nuovi materiali a partire dal livello delle proprietà quantistiche degh atomi simulate al computer (scala 0,1 milionesimo di millimetro), per salire poi alla nanoprogettazione (1 milionesimo di millimetro), alla micromeccanica (un decimo di millesimo di millimetro, alla progettazione per trasformazione (un micron) e alla progettazione per solidificazione (10 micron). L'obiettivo ideale è «una spada capace di tagliare in due le altre», come nella leggenda di Excalibur: cioè una famiglia di materiali datte~ptoprietà eccezionali, oggi appena immaginabili. GENETICA. Eric S. Lander e Robert A. Weinberg (che identificò il primo oncogene umano, vedono il futuro nella genomica e nella visione globale della biologia come un grande «puzzle» di geni, un po' come la Tavola periodica degli elementi di Mendelejeev fornì una chiave di interpretazione globale alla chimica. I prossimi passi saranno le connessioni tra i geni e le 100 mila proteine che essi codificano, la diagnostica su base genetica e quindi le terapie «su misura», personalizzate sul malato. MICROBIOLOGIA. Joshua Lederberg, premio Nobel per i suoi lavori sulla genetica dei batteri, vede nel nostro futuro il «world wide web» dei microbi: la frequenza delle mutazioni dovuta alla vastità delle popolazioni batteriche e alla rapido succedersi delle loro generazioni, unita alla facilità di scambio da un continente all'altro in seguito alle comunicazioni aeree (oltre un milione di passeggeri al giorno), fa intrawedere un'era di infezioni sempre più insidiose, sul modello Aids e Sars. Scrive Lederberg: «Un semplice confronto della velocità dell'evoluzione fra i microbi e gli organismi multicellulari che li ospitano suggerisce che esiste un vantaggio di un milione o un miliardo di volte a favore del microbo. Un anno nella vita dei batteri è pari all'intera durata dell'evoluzione dei mammiferi.» C'è solo da sperare che nuovi antibiotici possano tener testa ai nuovi microoi^anismi infettivi. CLONAZIONE. Anne McLaren, oncolall'I to Wellcome di Cambridge, Inghilterra, vede nella clonazione di cellule staminali opportunità straordinarie, con questioni etiche che però non vanno sottovalutate. L'obiettivo finale è quello di ricavare e clonare cellule staminali dal paziente stesso; superando i problemi di rigetto e, insieme, le obiezioni etiche che si oppongono alla clonazione riproduttiva. NEUROSCIENZE. Eric Kandel, premio Nobel per la scoperta dei meccanismi biologici della memoria a lungo termine, vede come sfida del futuro, oltre alla cura di malattie neurodegenerative come il Parkinson e l'Alzheimer, il collegamento tra neuroscienze cognitive e biologia molecolare. INFORMATICA. Robert Lucky, responsabile della ricerca applicativa diTel- cordia Technologies (New Jersey, Usa), concentra la sua attenzione sulla comunicazione scientifica, che diventerà tramite Internet sempre più rapida, ponendo il problema della validazione dei risultati, .finora riaolto dai WummuuM dol- le riviste più prestigiose. La circolazione delle scoperte e delle idee diventerà più facile e veloce anche perché «gran parte dell'accesso in linea agli ambienti del futuro sarà senza fili e non via cavo». CLIMATOLOGIA. Paul Crutzen, premio Nobel nel 1995 per avere scoperto i meccanismi di distruzione dell'ozono nella stratosfera, attira l'attenzione sulla crescita del'anidride carbonica nell'atmosfera, al ritmo di 1,5 parti per milione all'anno, con il conseguente effetto serra. Oltre al ciclo del carbonio, che le attività umane stanno modificando, va tenuto d'occhio anche il ciclo dello zolfo, le cui particelle svolgono un ruolo imporfotìliB Jtome Xlucjaj ìH'con- densazione delia pioggiàr FISICA. La grande sfida, dicono Daniel Kleppner e Roman Jackiw, sarà l'estensione della meccanica dei quanti alla forza di gravità, e quindi la conciliazione tra la teoria della relatività generale di Einstein e le leggi de microcosmo. Le «stringhe», entità fisico-matematiche ipotizzate originariamente da Gabriele Veneziano, sembrano promettere una soluzione del problema. COSMOLOGIA. Martin J. Rees, del King's College a Cambridge, indica nella materia oscura e nell'energia oscura i due grandi enigmi della cosmologia di oggi e di domani. La materia luminosa che finora abbiamo studiato costituisce infatti solo il 4 per cento dell'universo, la materia oscura rappresenta il 20-30 per cento, e l'energia oscura il rimanente 66-76 per cento. Ogni valutazione sul modello del Big Bang e sull'evoluzione dell'universo presuppone una conoscenza approfondita di quel 96 per cento dell'universo che ancora ci sfugge. Per chi vuole saperne di più, Rees ha scritto il libro, «Il nostro ambiente cosmico» appena pubblicato da Adelphi (228 pagine, 18,50 euro). In queste pagine, nate da una serie di lezioni tenute all'Università di Princeton, Rees parte dal sistema solare e dal fatto che, almeno sul nostro pianeta, dopo 8 miliardi di anni di evoluzione cosmica, sia comparsa la vita, per affrontare le grandi questioni aperte dalla scoperta dell'accelerazione del¬ l'espansione cosmica, probabilmente connessa al grande enigma dell'energia oscura. Una cosa è sicura: nei prossimi decenni ai cosmologi non mancherà il Nei laboratori lo vedono cosìvoro. TRE PREMI NOBEL E ALTRI RICERCATORI DI PRIMA GRANDEZZA CI DICONO DOVE ANDRANNO FISICA, BIOLOGIA. GENETICA, MEDICINA, ESPLORAZIONE SPAZIALE E COSMOLOGIA essi codificano, la diagnostica su base genetica e quindi le terapie «su misura», personalizzate sul malato. MICROBIOLOGIA. Joshua Lederberg, premio Nobel per i suoi lavori sulla genetica dei batteri, vede nel nostro futuro il «world wide web» dei microbi: la frequenza delle mutazioni dovuta alla vastità delle popolazioni batteriche e alla rapido succedersi delle loro generazioni, unita alla facilità di scambio da un continente all'altro in seguito alle comunicazioni aeree (oltre un milione di passeggeri al giorno), fa intrawedere un'era di infezioni sempre più insidiose, sul modello Aids e Sars. Scrive Lederberg: «Un semplice confronto della velocità dell'evoluzione fra i microbi e gli organismi multicellulari che li ospitano suggerisce che esiste un vantaggio di un milione o un miliardo di volte a favore del microbo. Un anno nella vita dei batteri è pari all'intera durata dell'evoluzione dei mammiferi.» C'è solo da sperare che nuovi antibiotici possano tener testa ai nuovi microoi^anismi infettivi. CLONAZIONE. Anne McLaren, oncolall'ILucky, responsabile della ricerca applicativa diTel- SPAZIALE E COSMOLOGIA es, del King's College a Camge, indica nella materia oe nell'energia oscura i duedi enigmi della cosmolooggi e di domani. La mluminosa che finora abbstudiato costituisce infatil 4 per cento dell'univermateria oscura rapprese20-30 per cento, e l'enoscura il rimanente 66-7cento. Ogni valutazione sdello del Big Bang e sull'zione dell'universo presuuna conoscenza approfdi quel 96 per cento dell'uso che ancora ci sfugge. Per chi vuole saperne Rees ha scritto il librnostro ambiente cosmicpena pubblicato da A(228 pagine, 18,50 eurqueste pagine, nate da undi lezioni tenute all'Univdi Princeton, Rees partsistema solare e dal fattalmeno sul nostro pianepo 8 miliardi di anni di evone cosmica, sia compavita, per affrontare le questioni aperte dalla scdell'accelerazione l'espansione cosmicbabilmente conngrande enigml'energia oscuUna coscura: nei mi dececosmnonchIL FUTORO Nei laboratori lo vedono così

Luoghi citati: California, Cambridge, Illinois, Inghilterra, Milano, New Jersey, Pasadena, Usa