A Ciampino soltanto un campione per il Dna di Francesco Grignetti

A Ciampino soltanto un campione per il Dna ARRIVATO NELLA NOTTE L'AEREO CON I RESTI DELL'ITALIANO A Ciampino soltanto un campione per il Dna Non parla il responsabile della Cri Maurizio Scelli che è andato subito dal magistrato per un interrogatorio retroscena Francesco Grignetti ROMA LI AEREO ha cominciato a rullare sulla pista di Ciampino e improvvisa si sparge una notizia che tanto dispiace agli uomini delle telecamere: a bordo, il commissario straordinario della Croce Rossa, Maurizio Scelli, non ha con sé la famosa bara che dovrebbe portare i poveri resti di Fabrizio Quattrocchi, ma solo un «campione», un lembo di pelle e alcuni capelli che serviranno agli esami di laboratorio. E' una sorpresa, ma fino a un certo punto. Perché quel piccolo contenitore sterile che un funzionario della Cri ha consegnato ai carabinieri, ai piedi dell'aereo, è il simbolo di un dubbio che attanaglia da alcune ore i protagonisti di questa vicenda: e se quel corpo non fosse quello di Quattrocchi? E se si trattasse di un imbroglio ordito da qualche sciacallo? Il primo a scegliere di andarci cauto è stato il magistrato della Procura di Roma, Franco lonta, non appena da Baghdad l'hanno informato delle novità. E così, attorno al sospetto di cadere in una truffa, ieri mattina c'è stato un vorticoso giro di telefonate tra l'Italia e riraq. Alla fine, in un'ultima conversazione tenuta nell'ospedale iracheno che funge da base per la Croce Rossa Italiana tra l'ambasciatore plenipotenziario De Martino, Scelli e il pm, s'è deciso che non era il caso di esporsi con delle certezze che potrebbero essere smentite tra qualche giorno. E dunque erano le 22 quando Maurizio Scelli, con l'aria strapazzata di chi si trova da quaranta giorni a Baghdad, e nelle ultime ore non ha mai dormito, s'è affacciato alla scaletta. L'aereo, un Executive dell' Air One, preso in affitto dalla Croce Rossa, s'era appena fermato, ben lontano dalle telecamere. Subito i carabinieri si sono fatti avanti, l'hanno prelevato e a tutta velocità l'hanno portato a piazzale Clodio dove l'attendeva il magistrato. Che ha voluto interrogarlo a caldo, per provare a sgombrare i dubbi. I dubbi, già. Sono venuti avanti con prepotenza quando s'è saputo che il corpo riconsegnato a Baghdad era irriconoscibile. Un mese di sepoltura nella terra, con il caldo mesopotamico, potrebbe spiegare una rapida decomposizione. Secondo indiscrezioni, il poveretto indossava pantaloni di tela, di foggia militare, color beige. E il cranio porta i segni di almeno due fucilate - colpi di kalashnikov sparati a bruciapelo alla nuca - che gli hanno frantumato la mandibola. Ecco perché si ricorrerà agli esami del Dna: è l'unico modo per definire se il cadavere è effettivamente quello del vigilantes genovese. Toccherà ai tecnici di laboratorio - gli specialisti dei carabinieri verificare la reale natura di quei resti. Lo faranno comparando i capelli che erano stati rinvenuti nel casco di Quattrocchi, a casa sua, e il campione arrivato dall'Iraq. Ma non sarà un esame immediato. Ci sono problemi procedurali e tecnici. Il magistrato si attende la risposta con i tempi peritali. lonta ci vuole andare doppiamente cauto anche perché la Procura di Roma è rimasta scottata dal caso di Ilaria Alpi, che fu seppellita senza autopsia, salvo poi pentirsene amaramente, e riesumando il corpo a distanza di tempo. Quindi, anche se è comprensibile la tensione della famiglia, e an¬ che l'attenzione del mondo politico, i magistrati procederanno senza farsi dettare i tempi da nessuno. Il caso è troppo delicato per prestare il fianco, un domani, a polemiche sulle procedure. Quanto a Scelli, gli è stato ordinato di tacere. E lui così ha fatto, non ha fiatato a Baghdad, né ha parlato a Ciampino. Nella notte, l'interrogatorio è andato avanti a lungo. La sua testimonianza è stata verbalizzata minuziosamente: con chi ha parlato in questi giorni iracheni, il ruolo degli ulema, quali intermediari si sono fatti avanti. E soprattutto le modalità del ritrovamento: dove il corpo è stato trovato, in che stato, quali operazioni ha svolto la Croce Rossa a partire da quel momento. La Procura di Roma procede su questo caso fin dal 14 aprile, alla prima notizia del sequestro, ipotizzando i reati di «attentato agli organi costituzionali» (spiegano: perché colpendo degli italiani si colpisce l'Italia stessa) e «sequestro di persona». Questo secondo reato, il giorno dopo, quando s'è saputo del barbaro omicidio, è poi stato modificato in «sequestro di persona a scopo di terrorismo e eversione». Con l'aggravante della soppressione dell'ostaggio. Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha commentato: «Se questa salma fosse di Quattrocchi sarebbe un risultato positivo e un buon segnale». Il vice presidente del Consiglio Gianfranco Fini da parte sua ha detto che «qualora la famiglia lo consenta» al nostro connazionale devono «essere resi gli onori che merita, perché la frase che ha pronunciato prima di essere barbaramente trucidato fa certamente onore alla sua memoria e inorgoglire tutto il nostro popolo». Infine il leader della Margherita Francesco Rutelliha dichiarato: «Ci auguriamo che sia il primo passo verso il rientro dei nostri concittadini che sono in ostaggio. Questo è, quindi, un atto di pietà doveroso. Ci auguriamo che faccia seguito la liberazione degli ostaggi». Il ministro degli Esteri Frattini: «Potrebbe essere un risultato positivo». Rutelli: «Spero sia un primo passo verso la liberazione dei nostri»