«Partite truccate anche per fare punti-salvezza» di Fulvio Milone

«Partite truccate anche per fare punti-salvezza» NON SOLO SCOMMESSE A COLPO SICURO NEL NUOVO CALCIOSCANDALO «Partite truccate anche per fare punti-salvezza» S'allarga il fronte dell'indagine napoletana: Modena e Reggina nel mirino Fulvio Milone NAPOLI Partite truccate per scommettere a colpo sicuro, certo. Ma forse anche per «drogare» la classifica di serie A in zona salvezza. E' questa l'ipotesi che si affaccia nell'inchiesta sugli incontri addomesticati a cui sta lavorando la Direzione investigativa antimafia di Napoli. Un' indagine che ha trovato nuovo impulso con le dichiarazioni del centrocampista del Grosseto Salvatore Ambrosino: se non proprio un pentito, può essere sicuramente definito un collaboratore «part time» dei magistrati. I pm Filippo Beatrice e Giuseppe Narducci, che ieri hanno mandato i carabinieri a rovistare nelle abitazioni dei calciatori Stefano Bettarini (Sampdoria), Alfredo Femiano (Como), Antonio Marasco (Modena) e Giovanni Califano (Chieti), e nelle sedi del Modena e della Sampdoria, dedicano parte delle dieci pagine del decreto di perquisizione al ruolo che sarebbe stato ricoperto nelle combine da alcuni dirigenti di club. Le società finite sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti (è giusto ricordare che nessun manager o allenatore risulta per ora indagato) sono il Modena e la Reggina, entrambe in lotta sul fondo alla classifica dell'ultimo campionato di serie A. Ma per raccontare questa storia occorre prima fare riferimento a una partita, ChievoModena, giocata il 2 maggio scorso e finita con la vittoria (2-0) della squadra veronese: un incontro che, secondo gli inquirenti, sarebbe stato venduto due volte. Come? Durante una telefonata intercettata il 3 maggio e definita «importantissima» dai magistrati. Luigi Saracino, sospettato di essere uno degli organizzatori delle scommesse, rivelò al centrocampista del Grosseto Salvatore Ambrosino (anch'egli indagato) di aver parlato poco prima con il calciatore del Modena Antonio Marasco. Scrivono i pm: «Dal contesto del discorso si comprende che il giocatore e un dirigente del Modena avevano concordato con il Chievo il risultato di pareggio, al punto che Marasco e i suoi compagni erano scesi in campo con tutta tranquillità». «Stavamo proprio fermi in mezzo, non ce ne fottevamo proprio», disse il calciatore. Qualcosa di strano, però, accadde al 24' del secondo tempo: Sala, del Chievo, segnò il primo gol. A quel punto, scrivono ancora i magistrati, «Marasco e altri pensarono che alcuni calciatori, sia del Chievo che del Modena, avevano evidentemente concordato un altro risultato». Perché? Sostengono i magistrati: «Secondo Marasco la rottura del patto e l'improvviso voltafaccia di coloro che l'avevano stipulato era dovuto al fatto che alcuni calciatori si erano accordati con la Reggina». «Il direttore suo è uno scemo e cinque o sei di loro si sono presi i soldi dalla Reggina», commentò Saracino durante la telefonata con Ambrosino. Sia i giocatori che i club smentiscono con decisione il coinvolgimento nelle tante irregolarità ipotizzate dai magistrati. I quali, però, proseguono nel loro lavoro. L'inchiesta non è facile, anche a causa dell'omertà che regna attorno a questa vicenda. Lo confermano gli stessi pm che a proposito dei dirigenti del Siena e del Chievo, due squadre nel mirino, scrivono: «...nessun contributo, neppure minimale, proveniva da dirigenti e tesserati ascoltati in qualità di persone informate sui fatti (ad esempio Nelso Ricci, Walter Scapigliati, Giuseppe Papadopulo. Bruno Cirillo, Rosario Di Vincenzo, Luigi Del Neri)». In realtà, l'odore di marcio l'avrebbero sentito tutti. Un esempio? Durante una telefonata intercettata il 6 aprile. Ricci e Osti, rispettivamente direttore sportivo e segretario del Siena, avrebbero commentato «le notizie loro fomite dal tecnico del Siena», Papadopulo. «Papadopulo - aggiungono i magistrati aveva appreso tramite suoi informatori non identificati che i calciatori Generoso Rossi e Bruno Cirillo (entrambi indagati, ndr) si erano venduti le partite durante il campionato 2002-2003, quando entrambi militavano nel Lecce». Secondo le intercettazioni la sfida persa dagli emiliani contro il Chievo sarebbe stata «venduta» da gruppi diversi di giocatori

Luoghi citati: Como, Modena, Napoli