Non sarà un fungo a salvare l'amore di Alessandra Levantesi

Non sarà un fungo a salvare l'amore Non sarà un fungo a salvare l'amore «Passaggi» dell'esordiente Yang Chao favorito alla Camera d'Or Alessandra Levantesi CANNES Forse mai il paesaggio cinese è apparso in tutta la sua immensità come in «Lucheng» (Passaggi), in cui vediamo le figurette dei protagonisti, lo studente Geng Le con la sua amichetta del cuore Chang Jieping, stagliarsi minuscole sullo sfondo di una natura sconfinata. Con mezzi di fortuna e ah'insaputa dei parenti, i due hanno intrapreso un lunghissimo viaggio dalla provincia di Anhui a Wuhan, una città sulle sponde del maestoso fiume Yangtze dove è possibile acquistare spore di Lingzhi, un tipo raro di funghi che al mercato nero si vendono a caro prezzo. Geng Le e Chang Jieping si illudono che la coltivazione eh quella pianta possa assicurare loro un futuro diverso, ma tornati a casa scoprono di essere stati ingannati: le spore non producono un bel niente e per di più i ragazzi si trovano a dover fronteggiare le reprimende dei familiari. Che fare? Fuggire da una realtà senza prospettive prendendo la strada verso il Sud? O rassegnarsi e restare, sperando di entrare all'università di Pechino? La scelta dividerà la coppia. Corre voce che questo film palpitante e suggestivo deh'esordiente Yang Chao abbia colpito al cuore la giuria della Camera d'Or, premio trasversale destinato alla miglior opera prima, presieduta da Tim Roth e di cui fanno parte i nostri Alberto Barbera e Aldo Tassone. Se così è, stasera verrà laureato un trentenne che rappresenta ima nuova, inedita generazione di registi cinesi. Nato dopo la Rivoluzione Culturale, Yang Chao è cresciuto in un Paese dalla dittatura apparentemente ammorbidita nell'impegno di affermarsi come potenza capitalistica; e, diplomatosi all'accademia del cinema di Pechino, diversamente dai più anziani Chen Kaige e Zang Yimou formatisi sulla produzione nazionale, ha potuto vedere molti film stranieri. Tanto che proclama idealmente suo modello Tarkovski. In effetti l'influenza del maestro russo si fa sentire nella talentosa capacità di Yang Chao a creare immagini pregnanti e dense di implicazioni metaforiche. Il viaggio dei due protagonisti simboleggia le inquietudini di una giovinezza alla ricerca di una meta in un mondo gehdo, plumbeo, indifferente, dove regna la miseria e dove, come dappertutto, vince chi imbroglia, ruba e prevarica. I riferimenti alla poco edificante realtà della Cina odierna (poco apprezzati dall'ufficialità) sono rarefatti come è nello stile del film, e tuttavia lo alimentano di un sentimento struggente delle cose della vita. Ci piace chiudere accostando «Passaggi», che è stato presentato nei primi giomi a «Un Certain Regard», a ((Alexandria... New York» che ha chiuso la sezione (entrambi i film usciranno in Italia). Classe 1926, il cineasta egiziano trabocca al sohto di vitalità, simpatia, ingenuità, sdegno e passione nel rievocare sul filo deh'autobiografia tra spezzoni di suo film e vicende private, la storia di un amore non corrisposto per l'America. Adorata nell'immagine idealizzata proposta da Hollywood e odiata per quanto rappresenta nel quadro odierno della pohtica mondiale.

Luoghi citati: America, Cina, Hollywood, Italia, New York, Pechino