Abu Ghraib, l'orrore senza fine di Maurizio Molinari

Abu Ghraib, l'orrore senza fine LO SCANDALO DEL CARCERE Di BAGHDAD CHE STA TRAVOLGENDO L'ONORE DELL'ESERCITO AMERICANO Abu Ghraib, l'orrore senza fine \lelle nuove foto sevizie ancora più crudeli Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK Minacciati dai cani, obbligati a camminare a quattro zampe e cavalcati come se fossero animali, accarezzati da donne soldato, obbligati a maledire la loro religione, cibarsi di maiale, bere alcool ed a raccogliere le proprie razioni nelle toilette durante le notti di Ramadan. Le nuove immagini di torture ed abusi inflitti dai soldati americani della 372" compagnia di polizia militare sui detenuti iracheni del carcere di Abu Ghraib sono state pubblicate dal «Washington Post» e mostrate, sotto forma di foto e filmati, dai principali network tv. Rispetto a quanto già noto le nuove immagini mettono in risalto con maggiore chiarezza i comportamenti dei militari. In un video cinque detenuti nudi ed incappucciati vengono messi contro un muro ed obbligati a masturbarsi mentre altri due sono in ginocchio di fronte a loro. In un altro caso di vedono dei prigionieri incappucciati obbligati a comporre una piramide di corpi ed un detenuto ammanettato alla porta di una cella che sbatte ripetutamente la testa contro il metallo perdendo sangue fino a subire un collasso ai piedi di chi girando le immagini. Una foto mostra una militare con gli occhiali mentre si appresta a sferrare un pugno su un detenuto incappucciato in terra assieme ad altri suoi compagni mentre in un'altra immagine un altro soldato è in piedi con un bastone nero in mano di fronte ad un detenuto con i pieni legati e sulla cui schiena c'è una sostanza di color marrone. Spesso sui detenuti venivano scritte frasi offensive ed irridenti come nel caso di un uomo con la mano sinistra deformata sulla cui tuta era stato scritto «L'Unghia». Immagini a parte, ciò che consente di avere una conoscenza più approfondita di quanto avveniva ad Ahu Ghraib sono i verbali delle deposizioni di 13 detenuti iracheni di cui il «Washington Post» è entrato in possesso: un totale di 65 pagine, rilasciate fra il 16 ed il 21 gennaio ai responsabili militari dell'inchiesta che era stata aperta sulla base della denuncia di un soldato. Tutti gli episodi si sono svolti nel reparto Tier IA della prigione, dove venivano rinchiusi gli iracheni considerati dall'intelligence in possesso di informazioni capaci di preve- nire attacchi contro la coalizione e di fornire informazioni sulle armi di distruzione di massa. Haider Sabar Abed Miktub al-Abbodi, prigioniero numero 13077, racconta di essere stato obbligato a «camminare come un cane perché se non lo facevamo ci colpivano con forza sul viso e sul petto». Essere forzati a cibarsi di maiale e bere alcool - entrambi proibiti dalla legge islamica - era una pratica ricorrente, e confermata nella maggior parte delle deposizioni, mentre a guidare la creazione di piramidi di corpi nudi fu secondo otto deposizioni giurate - il soldato Charles Graner, indicato come uno dei più determinati nell'abusare dei detenuti. «Ciò che ci dicevano - ha raccontato Ameen Saeed AlSheik, prigioniero numero 151362 - era che ci avrebbero fatto desiderare la morte ma questa non sarebbe mai arrivata». La maggioranza dei prigionieri, appena arrivati al Tier IA, venivano spogliati, obbligati ad indossare biancheria femminile ed umiliati di fronte ai soldati americani. «Dovetti indossare uno slip a fiore e niente altro per la maggioranza del tempo» ha dichiarato Kasim Mehaddi Hilas, detenuto numero 151108, raccontando anche di aver assistito allo stupro di un ragazzo fra i 15 e 18 anni da parte di un egiziano che prestava servizio come traduttore durante gli interrogatori. In un'altra occasione il soldato Graner venne visto da Hilas e da altri detenuti - incluso Mustafa Jassim Mustafa, numero 150542 mentre sodomizzava un prigioniero con una lampada al fosforo. Era sempre Graner a gettare le razioni di cibo nelle toilette di Abu Ghraib, obbligando i prigionieri a raccoglierle fra gh escrementi dicendogli «Adesso mangiate». Assieme a Graner l'altro nome che più ricorre nelle accuse è quello del sergente Javal Davis, anch'egli in attesa della corte marziale. Ma la maggioranza dei soldati durante gli abusi non indossavano le giacche con il nome e dunque i prigionieri non sono stati in grado di ricordarli. Le donne soldato di cui i detenuti parlano sono comunque tre e si distinguevano per accarezzare i prigionieri oppure per obbligarli a masturbarsi di fronte a loro. «Dissero ad un mio compagno di masturbarsi e imposero a me di fare lo stesso mentre scattavano le fotografie» recita la deposizione di Hussein Mohssein Mata al-Zayiadi, detenuto numero 19446, lo stesso che ha descritto come «venivamo fatti camminare a quattro zampe e cavalcati come animali mentre ci scattavano delle fotografie». La situazione dentro il reparto Tier i -A divenne a tal punto caotica che i soldati iniziarono a fotografare e riprendere con video anche rapporti sessuali consensuali fra loro, dimostrando che il livello di insubordinazione e la carenza di controllo aveva superato ogni limite. Ma secondo la tv «Nbc» il caso di Abu Ghraib è tutt'altre che isolato: un'inchiesta del network accusa i reparti speciali della Delta Force di aver inflitto ai loro prigionieri, in località segrete, torture ed abusi ancor più gravi di quelli finora venuti alla luce. Citando «diverse fonti di alto livello dell'esercito e dell'intelligence» la «Nbc» afferma che il Segretario alla Difesa, Donald Rumsfeld, era al corrente di quanto avveniva. Sarebbe stato proprio Rumsfeld, alla fine del 2002, ad autorizzare l'inasprimento delle tecniche degli interrogatori nella base di Guantamano perché convinto che alcuni dei detenuti nascondessero informazioni utili a prevenire attentati terroristici contro gli Stati Uniti. Queste nuove disposizioni sarebbero state restate in vigore fino al gennaio del 2003 - quando alcuni legali sollevarono delle obiezioni - e poi reintrodotte nell'aprile del 2003, quando sarebbero state estese anche al teatro dell'Iraq. A seguito della diffusione delle nuove immagini il portavoce del Pentagono, Lawrence DiRita, ha detto che «vi sono una serie di inchieste aperte a seguito di quanto è descritto nelle foto». Il capo degli Stati Maggiori Congiunti, Richard Myers, ha lamentato la fuga di notizie poiché quanto pubblicato dal «Washington Post» fa parte dei documenti mostrati la scorsa settimana a porte chiuse al Congresso: «Il rischio è compromettere l'integrità del processo penale contro i responsabili». L'interrogativo che si pone ora è se siano o meno coinvolti soldati differenti dai sette - di cui due donne - già incriminati a destinati a comparire di fronte alla corte marziale. In una foto pubblicata due giorni fa, sempre dal «Washington Post», si indicava la presenza di almeno tre ufficiali dell'intelligence - di cui i nomi non sono noti mentre la Cia ha sempre negato di essere in qualsiasi maniera coinvolta in quanto è avvenuto. La linea difensiva del Pentagono resta quella delle «mele marce», ovvero la delimitazione degh abusi agli effettivi del reparto di polizia militare in servizio di Abu Ghraib. L'opinione pubblica al momento sembra crederci. Secondo un son¬ daggio svolto da «Opinion Dynamics» per «Fox News» il 58 per cento degli intervistati ritiene che si tratti di «casi isolati» mentre il 25 per cento pensa che gli abusi siano stati sistematici. Il 63 per cento ha fiducia nel fatto che i responsabili saranno portati di fronte alla giustizia ma una solida maggioranza, il 71 per cento, è convinta che i comandi sapessero quanto avveniva. «Questi dati lasciano intendere che c'è una sintonia fra opinione pubblica. Congresso e inquirenti - commenta John Gormann, presidente della Opinion Dynamics - da un lato i più pensano che i responsabili sono pochi, dall'altro ritengono che molti sapessero e che poteva essere fatto qualcosa per evitarlo». Per comprendere l'approccio degli americani allo scandalo aiutano altri due dati: il 60 per cento degli intervistati ha dichiarato che la decapitazione di Nicholas Berg da parte dei guerriglieri è più sconvolgente degli abusi di Abu Ghraib (contro 18 che ha detto in contrario ed il 29 per cento che ha definito uguale lo shock) mentre 5 intervistati su 6 si sono detti contrari a pagare danni economici ai detenuti. L'impatto dello scandalo continua a pesare sulla popolarità del presidente, George W. Bush: se il 49 per cento è, molto o in parte, soddisfatto della risposta data agli abusi, il 42 per cento si dice, molto o in parte, insoddisfatto. E questo indebohsce Bush nella sfida con lo sfidante democratico, John Kerry: se il mese scorso Bush era avanti 44 a 41 nelle preferenze, ora i due sono appaiati al 42 per cento con Kerry dato in crescita. Nel tentativo di evitare un prolungamento dello scandalo degh abusi, secondo indiscrezioni pubblicate sui media, Rumsfeld aveva suggerito dieci giorni fa di rendere pubbliche «tutte e subito» le immagini degli abusi ma il consulente legale del Pentagono avrebbe dato parere contrario poiché una simile decisione sarebbe divenuta una violazione delle norme della Convenzione di Ginevra, che obbligano a non diffondere immagini di detenuti in tempo di guerra. Sempre con l'intento di frenare l'impatto delle fotoshock il Pentagono ha liberato ieri 454 detenuti di Abu Ghraib ed avrebbe offerto a tv americane ed arabe dei video con torture, esecuzioni e decapitazioni che il regime di Saddam Hussein infliggeva ai prigionieri. In uno dei reparti detenuti cavalcati come bestie, costretti a cibarsi di carne di maiale nel Ramadan. Liberati dal carcere altri 454 prigionieri iracheni Accanimento rabbioso Un soldato, le mani coperte di un paio di guanti, tira pugni contro tre detenuti incappucciati, stesi a terra con le mani legate dietro la schiena. Due prigionieri sono vestiti, ma quello sullo sfondo ha le mutande abbassate. Spregio finale verso un popolo estremamente pudico 4* "■ite Vestito della divisa arancione del carcere, inginocchiato, le mani legate dietro la schiena, questo detenuto è costretto all'immobilità mentre gli vienejaizzato contro un cane nero. La guardia lo trattiene per il guinzaglio, ma è un supplizio fion sapere se veriBlffierafoìJhdl Le fauci del cane feroce Cimm itn nor In cf ìnimonl'n Sembra aver perso i sensi, questo prigioniero incappucciato e JVeilUlU pei IU MIIIIIIKIilU ammanettato alle sbarre di ferro di una ringhiera. Indossa una coperta sfrangiata, in testa ha un sacco nero di plastica pesante, che gli impedisce di respirare liberamente. Secondo la prassi del carcere, il cappuccio veniva imposto anche per quattro giorni consecutivi e tolto solo per mangiare, bere o •: ■"à.h'dàfeàliaWilette. Dov^essfdipfigtóhleri dóvSSl^ecuperare»na^tìSlWCTietT^tti toro torturatori l'avevano gettato- inn nrpc *)rìn Ha 'a testa C0Perta c'd un cappuccioe fI IU |ll CLOI IU indossa un paio di mutande rosse, questo prigioniero obbligato a tenersi in equilibrio su due scatole, una gamba incatenata alla porta di una cella. Esausto, piegato in due, cerca di non cadere tenendosi forte alle ginocchia. Quanto avrà resistito? Esaementi sul corpo nudo ^JT^Jl piedi di una sostanza marrone (fango? lucido da scarpe? escrementi?) e con le caviglie ammanettate, viene costretto a camminare in equilibrio, lungo una linea dritta, sotto la minaccia di un soldato americano armato di bastone

Luoghi citati: Baghdad, Ginevra, New York, Stati Uniti