CAMBIO DI STAGIONE di Marcello SorgiFederico Geremicca

CAMBIO DI STAGIONE CAMBIO DI STAGIONE Marcello Sorgi LA SCOMMESSRutelli ammeagli sviluppi cFederico GeremicATTESO da settimane in Parlamento, Berlusconi se presentato alla Camera, di ritorno dal viaggio americano e dai colloqui con Bush e Kofi Annan, con due annunci interessanti: la previsione di un nuovo governo, presieduto da un'importante personalità locale, che potrebbe insediarsi a Baghdad entro due settimane, e la possibilità di un accordo al G8, entro .il 10 giugno, per aprire la strada a una nuova risoluzione, e a un effettivo maggiore coinvolgimento dell'Onu in Iraq. Come c'era da aspettarsi, le novità non sono servite a svelenire il clima tra una maggioranza impegnata a sostenere la missione italiana e un'opposizione attestata sulla linea del ritiro. Eppure, anche se ha avuto punte di insopportabile mediocrità e rituale spettacolarizzazione, sarebbe un errore considerare inutile il dibattito di ieri. Dietro la speranzosa sicumera del premier e l'ostentata compattezza dell'opposizione, infatti, era facile scorgere la stanchezza, il desiderio, comune un po' a tutti, di una svolta, e forse i primi refoli di un ^^^^^^^ cambio di stagione. Tutto resta da fare, ancora. E le reazioni dei terroristi e dei guerriglieri, dentro e fuori il territorio martoriato dalla guerra, cresceranno di intensità, man mano che il tentativo di accelerare la stabilizzazione del paese e un'imbastitura democratica in Iraq andranno avanti. Ma se davvero, a cavallo tra la fine di maggio e l'inizio di giugno, in coincidenza con il viaggio di Bush in Europa, un nuovo governo dovesse nascere a Baghdad, sostenuto da un'assemblea provvisoria e incaricato di portare gli iracheni al voto entro gennaio, crescerebbero anche le probabilità che una fase cosi delicata possa essere effettivamente sorvegliata dall'Onu, e accompagnata dalla presenza di una forza multinazionale di pace. In un simile scenario, tutti i conti sospesi della guerra troverebbero un nuovo ordine: la partita americana, gravata dall'onta purtroppo dilagante delle torture, come quella delle divisioni europee, destinate a incontrare, se non proprio una composizione, almeno una minore asperità. Fino al conto principale, il rapporto tra Occidente e Islam, che dall'11 settembre del 2001 s'è risolto solo in una spirale di guerra. Che davvero sia possibile un'evo- A DELL'ULIVO tte: «Aperti on Annan» a A PAGINA S luzione del genere, è diffìcile dirlo. Se solo si considera l'incognita del terrorismo, che ha cambiato la vita e le economie vitali dell'intero Occidente, è addirittura arduo sostenerlo. Ma è del tutto evidente che un quadro come questo offrirebbe all'Italia un'opportunità diversa da quella fin qui rappresentata dall'esclusivo intervento militare. Basta solo capire quale parte della nostra tradizionale politica mediterranea è possibile recuperare, senza gli equivoci e i doppi fondi che in passato ne segnarono la sconfitta. Ci può essere un chiaro punto di partenza: l'Italia è impegnata a fianco dei suoi alleati nella lotta al terrorismo internazionale, fa parte, con compiti di pace, della coalizione presente in Iraq, ma ha forti legami culturali, economici e politici con i paesi arabi e musulmani. La matrice cattolica e laica insieme del nostro paese, unita a qualche utile sinergia, e a un certo buon vicinato, con la diplomazia vaticana, ci hanno reso sempre credibili nel dialogo religioso. Già il governo di centrosinistra si proponeva un programma di scambi culturali con Egitto, Iran, Grecia e più in generale con i paesi moderati affacciati sul Mediterraneo, alcuni dei quali, vedi il Marocco, sono già entrati nell'obiettivo dei dialogo è l'esatto teorizzato terroristi. E il contrario dello scontro da bin Laden. Inoltre, il metodo del «people to people» che Clinton pensò per i Balcani, per favorire il superamento di crisi coti scambi non solo economici, ma culturali, sportivi, artistici e di formazione, è qualcosa che più artigianalmente la Prima Repubblica aveva già impostato, come essenza di una geopolitica italiana, o se si vuole della complessità del tenere insieme l'agganciamento al Nord con le propaggini meridionali. Altri tempi, si dirà. Ed è vero. Ma se le aperture al mondo arabo avvengono in cambio di un impegno chiaro contro il terrorismo e a favore delle riforme interne, del riconoscimento dei diritti e dell'evoluzione della società, non è detto che un filo sottile, che pareva ormai spezzato, non possa essere riannodato con un Islam «normale», che rischia di finire sottomesso ai colpi del fondamentalismo. E magari, in questa cornice, che anche l'Italia riesca a uscire dalla sventura di un paese che per fare la campagna elettorale si divide pure sulla politica estera. LA SCOMMESSA DELL'ULIVO Rutelli ammette: «Aperti agli sviluppi con Annan» Federico Geremicca A PAGINA S

Persone citate: Annan, Berlusconi, Bush, Clinton, Kofi Annan, Rutelli