Edipo e Medea, che coppia Il vero distillato del mito di Masolino D'amico

Edipo e Medea, che coppia Il vero distillato del mito A SIRACUSA LE DUE TRAGEDIE FONDAMENTALI RAPPRESENTATE A GIORNI ALTERNI Edipo e Medea, che coppia Il vero distillato del mito Masolino d'Amico SIRACUSA Il quarantesimo Ciclo di Rappresentazioni Classiche dell'Istituto del Dramma Antico propone quest'anno due testi tra i più familiari del repertorio greco, «Edipo Re» di Sofocle (che ormai capita con una frequenza forse inferiore solo a quella di «Amleto») e la poco meno gettonata «Medea» di Euripide. Dei due allestimenti, da replicarsi a giorni alterni fino al 20 giugno, è stato varato per primo «Edipo Re», con un ritardo di 15' sul! orario ufficiale per sobdarietà con l'agitazione degli operai petrolchimici della zona. Dopo tanti Edipi rivisitati, questo diretto da Roberto Guicciardini risulta quasi tradizionale; perlomeno, il coro non è in bombetta e ombrello, come ormai è invalso quasi dappertutto, ma indossa costumi disegnati da Lorenzo Ghiglia che reinventano i pepli neri e avorio della pittura vascolare con notevole e benvenuta eleganza. Meno convincentemente, peraltro, tale nutrito coro (d'accordo: cosa far fare al coro è da sempre il principale problema posto dalla tragedia greca ai registi moderni) commenta quanto sta avvenendo con continue evoluzioni ritmico-ginniche ispirate a quelle estrose e affascinanti di Pina Bausch (movimenti scenici di Michele Abbondanza). La scena, di Piero Guicciardini, è nuda, una piattaforma inizialmen¬ te popolata solo da decine di cadaveri contorti in finto gesso (riproduzioni di quelli celebri di Ercolano): sono le vittime della misteriosa pestilenza che infuria su Tebe, e progressivamente i coristi li rimuovono e ammucchiano lateralmente. L'altra principale novità della lettura è il protagonista. Massiccio, atletico, seminudo, cranio rasato e barbetta nera, Sebastiano Lo Monaco non è l'uomo comune in cui tutti possiamo identificarci, bensì un tiranno intollerante, aggressivo, antipatico, che reagisce alle progressive rivelazioni della sua colpa ignorata come a prepotenze intollerabili. Intorno a lui spiccano Francesca Benedetti come una allucinata Giocasta dalla chioma candida a raggerà, da strega; e Mario Scaccia come uno stanco, dolente Tiresia. Ben due ore. Prologo fuori programma anche per «Medea». Qui i predetti lavoratori in sciopero hanno letto una dichiarazione chiedendo solidarietà e al contempo affermando di non voler ostacolare lo spettacolo proprio perché sensibili ai valori della cultura e della tradizione: non per nulla si stanno battendo anche contro l'inquinamento e per la difesa del paesaggio. Applausi, ma, subito dopo, tensione per l'intervento del regista Peter Stein, il quale furibondo con l'organizzazione ha proclamato di considerare la serata solo una prova e di riservarsi di eliminare l'effetto finale se le cose non fossero filate lisce. Per fortuna così non è stato. L'unico inconveniente verificatosi ha riguardato un fuoco acceso da Medea per preparare i suoi veleni e che Giasone ha spento con applaudita disinvoltura dopo il vano e reiterato intervento di un pompiere; ma il super-colpo di scena conclusivo è andato a segno. Fino a quel momento non si era visto niente di speciale, i fatti essendosi svolti davanti a una casetta geometrica tipo quelle che disegnano i bambini, modesta abitazione di Medea dalla finestra deba quale l'oltraggiata sposa di Giasone fa volare pentole in uno scoppio di furore (le scene sono di Ferdinand Wogerbaùer). Ebbene, subito dopo la conclusione dell'atroce vendetta della donna - che avendo avuto notizia deba morte della sua rivale e del padre di costei, uccisi dai doni da lei inviati, conduce nella casetta i propri figli innocenti e b li macella quando l'infedele Giasone sopraggiunge prostrato dall'orrore, una immensa gru cala un enorme disco di fuoco (un sole rotondo con cerchi concentrici di fari abbagbanti), che schianta l'abitazione e quindi si libra vertiginosamente nel cielo notturno sollevando Medea in un carro d'oro da cui pendono le salme insanguinate dei piccoli. In precedenza il dibattito tra la donna oltraggiata, le solidali femmine di Corinto, l'infido Giasone e l'ostile sovrano del luogo, magistralmente articolato da Euripide e reso con qualche attualizzazione dalla versione di Dario Del Como (adattata dal regista), è stato offerto con chiarezza da un'ottima squadra di attori, tra cui oltre alla poderosa Maddalena Grippa bisogna ricordare almeno il mebifluo Giasone di Gianluigi Fogacci, il nervoso Creonte di Paolo Graziosi, l'Egeo di Fabio Sartor e il Messo di Giovanni Crippa. 105', e ovazioni abo strabbiante finale. Sebastiano Lo Monaco è Edipo Maddalena Grippa, qui a destra, è Medea

Luoghi citati: Ercolano, Medea, Siracusa