Berlusconi oggi da Annan, domani vede Bush di Ugo Magri

Berlusconi oggi da Annan, domani vede Bush ANTICIPATO IL VIAGGIO PER INCONTRARE IL SEGRETARIO DELL'ONU. IL FUTURO DELLA MISSIONE AL CENTRO DEL COLLOQUIO CON CIAMPI Berlusconi oggi da Annan, domani vede Bush «Indispensabile la nostra presenza in Iraq». Giovedì il premier in Parlamento Ugo Magri ROMA La nostra presenza in Iraq «rimane indispensabile», sostiene il capo del governo in un messaggio di cordoglio ai familiari della nuova vittima italiana, il caporale Matteo Vanzan. Dunque non ce ne andiamo da Nassiriya, almeno per ora, nonostante i nostri soldati siano sotto assedio. Silvio Berlusconi vuole prima sintonizzarsi con gli umori di George W.Bush, cui farà visita domani alla Casa Bianca, e capire che aria tira a Washington (dove il partito delle colombe è uscito dall'angolo). Ne darà conto giovedì pomeriggio in Senato, quando sarà chiamato a riferire i risultati del suo viaggio americano. Lo attende al varco non solo l'opposizione, ma pure la Lega che, con Bobo Maroni e Roberto Calderoli, ieri ha ribadito: dopo il 30 giugno i nostri soldati devono levare le tende dall'Iraq. E proprio per non dare l'impressione che il governo di Roma sia filoguidato da quello americano, il presidente del Consiglio ha concepito nel fine settimana l'idea di incontrare l'altro grande protagonista della partita diplomatica: il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan. Berlusconi sperava di vederlo domani, Annan la mattina e Bush la sera, un colpo anche sul piano mediatico. Però l'agenda del segretario generale era strapiena, per cui ha dovuto anticipare a oggi la partenza. Sarà ricevuto al Palazzo di Vetro tra le cinque e le sette di stasera. Potrà approfondire, spiega il portavoce Paolo Bonaiuti, le tre questioni-chiave del momento: chances di una risoluzione Onu sull'Iraq, prospettive del pianoBrahimi, passaggio effettivo dei poteri a un governo iracheno dopo il 30 giurno. Se ne rallegrano i diplomatici della Farnesina, dove l'aggancio con le Nazioni Unite è considerato l'architrave della politica estera italiana. E tirano un sospiro di sollievo al Quirinale, dove Carlo Azeglio Ciampi è parecchio in ansia per gli sviluppi della situazione irachena. La più alta carica dello Stato si aspettava perlomeno una chiamata dal Cavaliere (per il Colle sarebbe stato inimmaginabile che Berlusconi partisse sen¬ za nemmeno scambiare due parole col Capo dello Stato), e così è stato. Nel primo pomeriggio è squillato il telefono di Castelporziano, dove Ciampi si trova. Del colloquio ha dato notizia la presidenza della Repubblica con un comunicato che implicitamente esclude lo sgarbo istituzionale. Da Palazzo Chigi aggiungono che la conversazione è stata lunghissima e dai toni cordiali (sebbene tra i due ancora non sia ripresa, per effetto dei dissapori sulla legge Gasparri, la vecchia consuetudine degli incontri settimanali). Cosa si siano detti, Ciampi e Berlusconi, è materia riservata. Però non c'è dubbio alcuno che il premier abbia voluto placare l'interlocutore circa il carattere strettamente umanitario della nostra missione finalizzata (lo dice il messaggio ai familiari del militare caduto) «a garantire l'ordine e la sicurezza», proprio come accade pure in Afghanistan, in Bosnia e in Kosovo. Il Cavaliere è stato rassicurante anche per quanto riguarda l'incontro con Bush su cui, se si dà retta a quanto sosteneva ieri il sottosegretario di Stato americano John Bolton in visita a Roma, ci sarebbe grande attesa nella capitale degli Usa. Ne hanno ragionato a lungo il consigliere diplomatico del premier, ambasciatore Gianni Castellaneta, e il consigliere americano per la sicurezza, Condoleezza Rice, che si sono incontrati ieri a Berlino. Impressione delle nostre feluche è che pure l'amministrazione Usa si stia rendendo conto di quanto sarebbe importante una copertura Onu, dunque «non c'è contraddizione tra la visita di Berlusconi a Bush e quella ad Annan, sono due facce della stessa medaglia». Impegnato da questo turbillon diplomatico, Berlusconi ha trascorso l'intera giornata di ieri appeso a un filo, sempre al telefono da Arcore con i più stretti collaboratori. I quali raccontano di un premier piuttosto amareggiato per le critiche incassate dalla sua partecipazione, domenica sera, alla festa milanista dello scudetto. Interpretandone lo stato d'animo, il ministro Carlo Giovanardi ha parlato di «attacchi miserabili, da qualsiasi parte provengano», maggioranza compresa. I presidente del Consiglio Silvio Berlusconi