Il rientro dei militari feriti «Laggiù le cose peggiorano» di Francesca Paci

Il rientro dei militari feriti «Laggiù le cose peggiorano» Il rientro dei militari feriti «Laggiù le cose peggiorano» Il più grave è il lagunare Giuseppe Grilletto. Arriva avvolto da una coperta termica dorata: ha le gambe rotte e ferite all'addome Francesca Paci ROMA Dal portellone del C-130 dell' Aeronautica militare escono gli zaini blu affardellati, icona mesta del ritorno a casa. I ragazzi compaiono pochi minuti dopo, in tuta o con la mimetica indosso, camminano quasi tutti da soli, qualcuno si appoggia ad un infermiere. I lagunari Giuseppe Grilletto e Leonardo Barzanti, due dei tre soldati feriti negli scontri a Nassiriya, giacciono in barella. Grilletto è il più grave del gruppo, con Barzanti è stato colpito nello scontro a fuoco che è costato la vita a Matteo Vanzan, ha le gambe fratturate e lesioni da schegge all'addome. E' avvolto in una coperta termica dorata, una specie di telo futuribile, risponde con voce flebilissima al saluto marziale del capo di Stato maggiore della Difesa, ammiraglio Giampaolo Di Paola, all'aeroporto di Ciampino per accogliere il volo da Tallii, atterrato alle 15 e 50. Venti minuti dopo, quattro ambulanze verdi, scortate dai carabinieri, partono alla volta del Policlinico militare del Celio, dove lo zio di Leonardo Barzanti, giacca tweed malgrado l'afa estiva, attende solitario da un'ora. Il convoglio si lascia alle spalle le polemiche politiche sul contingente italiano in Iraq e le dichiarazioni dell'ammiraglio Di Paola. Poche informazioni stringate: il rientro della salma di Matteo Vanzan previsto oggi alle 16 e 45 e un commento sulla situazione a Nassiriya. «Il clima è tornato calmo anche grazie alla mediazione dei capi locali. Le nostre forze e la polizia irachena hanno rioccupato i punti chiave lasciati liberi dai miliziani, la base Libeccio e i ponti». L'esercito non arretra: «Una missione di pace mantiene finalità di pace». Al Celio la battaglia di Nassiriya incontra la Roma paciosa di sempre. Tacciono i piantoni come da regolamento. I vigili multano senza tregua le vetture in sosta vietata. Nessun parente incrocia in prossimità dell'ingresso, ad eccezione del signore alto e con i baffi grigi che alla chetichella s'infila nella stanza del nipote Leonardo, appena viene trasferito in corsia. Alle 16 e 50 le sirene annunciano la carovana sanitaria nel traffico del lunedì. L'ospedale accoglie nove militari, sei feriti accidentalmente e i tre di Nassiriya. Il caporale Giuseppe Grilletto, volontario in ferma prolungata, nato a Lamezia Terme 24 anni fa e residente a Sant'Angelo dei Lombardi, in provincia di Avellino. L'unico per cui il colonnello Sandro Luziatelli, capo del reparto ortopedia del Celio, diagnostica alcune settimane di recupero. Il tenente dei Lagunari Leonardo Barzanti, romano, trent'anni, il malleolo tibiale rotto e la prognosi d'una ventina di giorni. Il venticinquenne sottocapo del Battaglione San Marco Gianfranco Galizia, originario di Ostuni, ricoverato con una frattura al radio guaribile in meno di un mese. E' quest'ultimo a rammendare qualche immagine della notte dell'assedio: «Abbiamo resistito sotto il fuoco dei mortai, con colpi che arrivavano da tutti i lati. Per fortuna non è stata colpita nessuna postazione. Noi abbiamo sparato soltanto per difenderci». E la ferita? «Eravamo usciti per servizio e stavamo rientrando mentre ci sparavano addosso. A questo punto abbiamo avuto un incidente e mi sono fratturato il radio, sbattendo con la mitraglietta contro una sbarra». Il maresciallo dei carabinieri Luigi Marasco raccon¬ ta: «Abbiamo visto il bagliore del colpo di mortaio che veniva scagliato contro di noi. Non erano tantissimi quelli che sparavano ma erano nei punti chiave». Nella stanza numero 37 il tenente Barzanti riposa in compagnia della mamma taciturna e dello zio. La gamba sinistra ingessata, l'altra solo lievemente ferita a giudicare dalla tintura di iodio che s'intravede tra il calzino Nike e la tuta blu. Parla piano, provato dal viaggio, i farmaci, lo shock. Matteo Vanzan, il lagunare ucciso domenica, era con lei durante l'assedio di Nassiriya? «Sono addolorato, il mio incidente è stato banale. Si è verificato nella stessa località, poche ore prima della disgrazia di Matteo. Eravamo stati insieme tutto il tempo sin dal nostro arrivo, pochi giorni fa». Come si è ferito? «Mi è caduta sulla gamba la rampa di un carro causandomi una frattura composta. Ma è stata solo una casualità». Era già stato in Iraq? «Una prima volta lo scorso luglio. Ma ora posso dire che la situazione laggiù sta cambiando in negativo, anche se i rapporti con la popolazione restano buoni». Quando vi siete accorti del peggioramento? «Negli ultimi giorni, siamo stati oggetto di alcuni attacchi, che hanno alzato la tensione dopo un periodo molto tranquillo». Un agguato dopo l'altro, disordini crescenti. Eravamo lì per portare pace, facevamo del nostro meglio, funzionava. Poi hanno cominciato a spararci addosso». Tornerà in Iraq? «Il più presto possibile, spero. Ho lasciato lì i miei ragazzi, la mia compagnia. Ne sento già la mancanza». Stamattina il tenente Barzanti e gli altri mihtari ricoverati al Celio riceveranno la visita del ministro della Difesa Antonio Martino. L'omaggio dovuto al ritomo a casa forzato. Il tenente Leonardo Barzanti: «Voglio tornare il più presto possibile per rivedere i miei ragazzi» Un altro soldato italiano ferito allo sbarco ieri a Ciampino

Luoghi citati: Avellino, Ciampino, Iraq, Lamezia Terme, Ostuni, Roma, Sant'angelo Dei Lombardi