L'incertezza fa male al Toro da rilanciare

L'incertezza fa male al Toro da rilanciare OGGI A MOSCA LA CORDATA DI BASARINS DECIDE L'ULTIMA MOSSA L'incertezza fa male al Toro da rilanciare Il tecnico Rossi confessa: «Siamo salvi, ma quanta sofferenza» Il caos societario rallenta i programmi per la prossima B che con 3 promozioni e tante provinciali sarà più selettiva e rischiosa Roberto Condio TORINO Può una squadra che ha vinto 5 partite delle ultime 26 recriminale su quel che poteva essere (il ritomo in serie A) e non è stato? No, non può farlo. Nemmeno se, com'è capitato al Toro, durante la stagione ha patito infortuni lunghi e pesanti. Il gagliardo 4-2 rifilato sabato sera al Piacenza, coinciso col ritorno in campo da protagonisti degli ex lungodegenti Mezzano, Walem e Ferrante, è da prendere per quel che vale: un'impennata d'orgoglio, una dimostrazione di serietà data a un campionato che negli ultimi 4 turni affiderà ancora ai granata il ruolo di arbitri del discorso-promozione nei confronti con Livorno, Fiorentina e Messina. Sbaghato e pure scorretto sarebbe costruire su questo ritomo al successo atteso 10 giomate un castello di rimpianti, così come il presidente Romero e l'allenatore Rossi hanno cominciato a fare nel dopopartita. H Toro, questo è certo, non è stato fortunato. Ma, forte in partenza di un organico con pochi eguali per qualità e quantità, tanti guai se li è cercati da solo. I casi di Vergassola e Tiribocchi, ma anche quelli di Galante, Mezzano e Castellini; gli stipendi pagati con puntuale ritardo e gli infortuni causati anche dalle indecenti condizioni del campo di allenamento hanno progressivamente inquinato un ambiente che, dopo la disastrosa retrocessione dalla A, nella scorsa estate si era rasserenato e ricompattato attomo alla figura di Ezio Rossi. La situazione era degenerata a tal punto che sabato sera, dopo aver intascato i meritatissimi 3 punti contro il Piacenza, l'allenatore granata ha confessato; «So che può sembrare assurdo dire certe cose in una piazza come Torino che ha ben altre ambizioni, ma nei giorni scorsi con i miei collaboratori abbiamo studiato il calendario di chi stava dietro di noi, facendo i conti e toccando ferro. Abbiamo passato bratte settimane all'intèrno dello spogliatoio; solo noi possiamo apprezzare questo momento, adesso che siamo salvi». Adesso che, guardandosi dietro ma anche davanti, il Toro sa che nella prossima stagione disputerà il suo 8 campionato di serie B forse è il caso di mettere a fuoco due realtà tutt'altro che trascurabih. La prima dice che la cadetteria 2004/2005 sarà la più selettiva di sempre con le sue 3 promozioni in palio tra 22 partecipanti. La seconda aggiunge che con le retrocessioni di Modena, Empoli e Ancona e le probabilissime promozioni di Palermo, Cagliari e Atalanta, oltre a quella ancora possibile della Fiorentina, sarà anche la B più provinciale di sempre, con Toro, Napoli e Genoa uniche vere nobili decadute in Uzza. Il che vuol dire forse meno concorrenza altolocata ma più sorprese in agguato. E sicuramente meno attenzione da parte dei media e della gente, tutti attratti dalla A a 20, superspalmata per la pay-tv. Oltre a ritrovare Triestina, Ternana, Catania, Ascoli, Vicenza, Treviso, Salernitana, Albinoleffe e Venezia, i granata se la vedranno con le matricole Arezzo e Catanzaro e con le vincenti dei playoff di CI; una tra Lucchese, Lumezzane, Rimini i e Cesena e un'altra tra Benevento, Crotone, Acireale e Viterbese. Un'Italia sempre più «minore»; insomma, per un Toro che peraltro da troppo tempo sarebbe degno di far parte del calcio che conta soltanto per la passione dei suoi tifosi. Troppo poco, con i tempi che corrono. Servirebbe una società sana, solida e lungimirante. Invece, pur spendendo tanto in avvio, Cimminelli ha fallito. E nemmeno chi vorrebbe succedergh offre al momento garanzie di affidabilità. Da ormai più di due mesi l'imprenditore lèttone Aleksandrs Basarins e i suoi soci fanno pressing sul signor Ergom, ma non sono ancora nemmeno riusciti a vedere nella loro completezza carte e conti del Toro per poter valutare convenienza e fattibilità dell'acquisto. Oggi, a Mosca, è annunciato un summit verosimilmente decisivo per la cordata. Se non lascia, raddoppia. Nel senso che, dinanzi all'ostruzionismo di CimmineUi, non ci sarebbe più motivo di temporeggiare ; a Basarins non resterebbe che calare tutti gli assi che assicura di avere. Se davvero vuole il Toro, ha una ventina di giorni per prenderlo senza essere costretto a partire con l'handicap nella costruzione di una squadra da rifare almeno per metà. Sabato c'erano più tifosi granata a protestare in centro città contro la società (circa 5 mila) che allo stadio per Toro-Piacenza (1291 tra abbonati e paganti, record negativo)