«Che lotta fra il corpo e la morale»

«Che lotta fra il corpo e la morale» «Che lotta fra il corpo e la morale» La regista: sono cattolica eretica, troppi dogmi CANNES Potendo scegliere non tornerebbe mai indietro, eppure l'età dell'adolescenza, osserva Lucrecia Martel, «contiene una potenza incredibile, talvolta segreta. Nessun film, neanche il mio, potrà mai dare conto a sufficienza della complessità di questa fase della vita». Nata nel 1966 a Salta, nel nord dell'Argentina, Martel nasconde dietro una serenità quasi monacale, la forza delle passioni che guidano il suo cinema. Vestita di nero, capelli lunghi trattenuti dal cerchietto, unico vezzo gli occhiali argentati con montatura all'insù, la regista è in gara al Festival con il secondo lungometraggio della sua vita. Il primo, intitolato «La ciénaga», premiato al FilmFest di Berlino e in varie altre occasioni, era molto piaciuto a Fedro Almodóvar: «Per questo - spiega l'autrice - quando pensavamo a una produzione spagnola abbiamo subito ritenuto che la sua fosse la più adeguata. Mi sembra che Almodóvar sia bravissimo nel trovare sempre la maniera per scavalcare i pregiudizi, una cosa che giudico veramente salutare». I produttori italiani sono Tilde Corsi, Cesare Petrillo, Vieri Razzini e Gianni Remoli. Dice Martel: «Le storie che preferisco sono quelle che descrivono gli esseri umani alle prese con le barriere dei divieti e delle costrizioni. Il cuore del racconto, sia nella "Ciénaga" che nella "Nina santa", sta nel contrasto tra il corpo e la morale». Quest'ultimo film, prosegue la regista, «parla proprio del bene e del male, non della sfida tra i due elementi, ma piuttosto delle difficoltà e dei pericoli che s'incontrano quando si tenta di distinguerli l'uno dall'altro». Un percorso che riguarda profondamente il tema religioso: «Mi interessa la religione cattolica perché è la mia religione, quella con cui sono cresciuta, e perché educa a un sistema di pensiero che contiene la certezza del senso delle cose, del senso dell'esistenza». Il problema, secondo Martel, «è che la fede cattohea si basa su una serie di dogmi. Se non si crede in questi punti fermi si commette eresia, io me ne sono staccata ed è per questo che mi trovo costretta a definirmi un'eretica». Al centro della pellicola Amalia e Josefina, interpretate da Maria Alche e Julieta ZylberbeiB: «Per trovarle abbiamo fatto una lunghissima ricerca, su 1400 ragazze ne abbiamo scelte 25 a cui è stato chiesto di fare provini basati sull'improvvisazione. Alla fine ne sono rimaste due. Prima di iniziare le riprese le abbiamo preparate facendo loro frequentare dei gruppi cattolici». [f, e]

Persone citate: Cesare Petrillo, Gianni Remoli, Julieta Zylberbeib, Lucrecia Martel, Maria Alche, Martel, Tilde Corsi, Vieri Razzini

Luoghi citati: Argentina, Berlino