Moore, la mina vagante «Il mio film contro Bush» di Fulvia Caprara

Moore, la mina vagante «Il mio film contro Bush» OGGI IN PROGRAMMA «FAHRENHEIT 911» DEL REGISTA AMERICANO Moore, la mina vagante «Il mio film contro Bush» Tarantino venerato, la Thurman ammirata, Rushdie applaudito Castellitto: «Mi spiace che il mio lavoro non sia in concorso» Fulvia Caprara inviata a CANNES Per assistere all'incontro con Michael Moore organizzato ieri dalla rivista «Variety» bisogna mettersi in Già sotto il sole a picco con un'ora e mezzo di anticipo. Per riuscire ad ascoltare dalla viva voce di Quentin Tarantino miracoli, storie e ispirazioni alla base di «Kill Bill» è necessario sopportare un'attesa di oltre trenta minuti. Per vedere Sergio Castellitto alle prese con la stampa intemazionale, attorniato dalle sue donne, la moglie Margaret Mazzantini e le due attrici dell'applauditissimo «Non ti muovere», Penelope Cruz e Claudia Cerini, è inevitabile restare prigionieri di un incandescente tendone dove una muraglia di fotografi e operatori impedisce qualunque tentativo di fuga. Sulla Croisette la legge del divismo mette tutti in riga, e quest'anno più che mai. Ogni sera il gala dev'essere scintillante di stelle, e non importa se qualche film non è esattamente una primizia. L'importante è che a nessuno sia data la possibilità di dire che c'è stato un giorno, magari anche uno solo, senza divi ,,in parata. E anche senza proteste:" ieri è stato fischiato il ministro della cultura francese, in compenso è stato applaudito Salman Rushdie. MOORE, LA MINA VAGANTE. Oggi è la sua festa, con la presentazione in concorso del documentario «Fahrenheit 911», ma lui, già da giorni, parla, denuncia, spiega. «Prima della guerra in Iraq - dice Michael Moore, premio Oscar per "Bowling for Columbine" - pensavo di fare un film sui rapporti tra Bush e Bin Laden, poi, con l'esplodere del conflitto, anche il mio documentario è cambiato e posso anticipare che almeno per metà parla proprio della guerra». In maniera semi-clandestina, con il supporto di una troupe che ha lavorato in incognito, il regista è riuscito a filmare immagini dei soldati americani sul fronte iracheno, spesso (molto confusi, in piena crisi». Di Bush che, a suo parere, avrebbe già dovuto rimettere il mandato, l'autore dice: «Non c'è peggior bugia diinviare ragazzini a combattere in Iraq per gli interessi del petrolio e deDa propria famiglia, dichiarando che il motivo è invece tutto un altro». Dopo un'iniziale diffidenza, il pubblico americano ha cambiato atteggiamento nei confronti di Moore: «Prima mi apostrofavano per strada, mi contestavano, adesso la gente ha cominciato a capire che esiste il pericolo di un nuovo Vietnam ed ha anche mutato atteggiamento nei miei confronti». Venduto più o meno in tutto il mondo (in Italia uscirà con il marchio Bim), «Fahrenheit 911» non riuscirà ad arrivare nelle sale americane il 4 luglio, come il regista avrebbe voluto: «Non c'è alcuna possibilità che la Disney permetta alla Miramax di far uscire il film, neanche dopo le elezioni. L'impatto politico è molto forte, prima d'ora le grosse concentrazioni editoriali, anche quelle pohticamente in disaccordo con me, mi avevano lasciato sopravvivere, ma stavolta è diverso: la posta in gioco è troppo alta e forse il business non conta più della politica». TARANTINO, IL PIÙ VENERATO. Uma Thurman, Daryl Hannah, David Carradine parlano a lungo del loro incontro con il regista, di come è stata l'esperienza sul set, del modo con cui hanno costruito i personaggi, delle lunghe e complesse esercitazioni. Poi arriva lui e il clima s'infiamma. A chi pone per l'ennesima volta la solita domanda sull'eccesso di sangue nei suoi film, il regista risponde lapida¬ rio: «La violenza è divertente». Però quando qualcuno gli chiede qual è stato il momento più bello della lavorazione, Quentin svela un cuore tenero e dichiara: «Quando le riprese sono finite e ci siamo trovati tutti insieme a Tokyo, a cantare "We are the world" con il karaoke». CASTELLITTO E ALTRI DIVI. Claudia Germi si muove guardinga tra la folla di fotografi e giornalisti, attenta a proteggere la bella pancia di signora in attesa. Penelope Cruz, in bianco totale, racconta Ù suo amore per il personaggio di Italia interpretato in «Non ti muovere». Margaret Mazzantini dice che il protagonista del suo libro è «un po' un ospite della sua stessa vita». CasteUitto aggiunge che il suo film aveva le carte in regola per partecipare al concorso. A commentare la «montée des marchesi), ai microfoni di Canal Plus, c'era ieri sera Catherine Deneuve che nel suo primo libro autobiografico ha scritto «Senza il cinema sarei stata una bella addormentata e avrei continuato a dormire per tutta la vita». Sulla Croisette ha fatto una brevissima apparizione anche Jim Caviezel, il Gesù della «Passione» di Mei Gibson. Un finto Cristo in croce ha sfilato legato a una macchina tra lo stupore dei passanti. Quentin Tarantino, presidente della giuria e regista, con Uma Thurman, protagonista di «Kill Bill 2»

Luoghi citati: Iraq, Italia, Tokyo, Vietnam