Il Livorno-Torino deraglia e distrugge una casa di Pierangelo Sapegno

Il Livorno-Torino deraglia e distrugge una casa INCIDENTE FERROVIARIO NELL'ALESSANDRINO, LA CODA DEL CONVOGLIO TRAVOLGE UN LOCOMOTORE Il Livorno-Torino deraglia e distrugge una casa Vluore una donna, 36 feriti. Il macchinista: le rotaie erano deformate Pierangelo Sapegno inviato a SERRAVALLE SCRIVIA (AL) Alle 16 e 24, sembrava la prima domenica d'estate. Luigi Bisio era uscito da mezz'ora dalla sua casetta con le mura pitturate di verde, il grande albero in mezzo al cortile e le reti affacciate sui binari. Paolo Benelli si era alzato dai sedili e aveva preso a camminare nei corridoi, carrozza numero due, treno 2050, Interregionale Livomo-Alessandria-Torino. Otto vagoni e un locomotore. E' in quel momento che il treno è arrivato a Libarna, tra Serravalle e Arquata Serivia. Lo dice la Polfer che erano le 16 e 24, e a loro gliel'hanno detto a una centrale delle Ferrovie dove hanno un grande schermo con le luci che lampeggiano e i computer che contano le ore e i numeri, i merci e gli Intercity, i ritardi, gli incroci. Alle 16 e 24 non si capisce bene quello che è successo a Libarna, guardando adesso tutto questo, gli ammassi di rottami, i calcinacci, la casa sventrata, questa ferraglia torta e questo gran strillare di ambulanze: un grave incidente o un piccolo miracolo. Il capotreno Paolo Benelli, 43 anni, da La Spezia, allora dice che stava facendo il solito giro dei vagoni: «Ho sentito una brusca frenata, una botta durissima. Io sono stato catapultato nella carrozza per trenta metri». E' ferito alla testa, si rialza. Attorno a lui, sguardi smarriti, qualche urla di paura, una gran confusione. Una signora, occhi e capelli castani, una maglietta celeste che continua a stropicciarsi con le mani sotto le spalle: «Ha tremato la terra. E' entrata polvere, tutto, sono volati dei vetri. Io sono scappata subito. C'era un buco, mi sono infilata dentro, sono uscita e sono corsa via. Dopo qualche minuto, ma non so dire quanto, forse erano secondi, è arrivato un altro treno. Non so. Ho sentito altri rumori, di nuovo una frenata, di nuovo un botto». Luigi Bisio; invece, è ancora trafelato: «Non ho potuto rientrare a casa, ci stanno lavoran: do». La guarda di sottecchi. E' spezzata. Nell'ala che è sparita ci abitava una signora, «una inquilinav fino a poco tempo fa: «Se n'è andata da quindici giorni. Morta, poveretta. Adesso nell'appartamento non c'era nessuno», E ieri alle 16 era uscito per andare dalla sorella. Non è durato molto, il tempo di fermare una corsa, di cambiare i destini, di andare da un'altra parte. Un treno che deraglia, una casa distrutta, altri due locomotori che arrivano. Però, guardando adesso il locomotore che ha frantumato la casa di Luigi Bisio entrandoci dentro, che gli ha spezzato un angolo, svuotandolo completamente, e un altro locomotore in fondo alla sequenza dei vagoni con il muso accartocciato, e guardando tutte le carrozze inclinate e piegate e ripiegate fuori dai binari, quasi arrugginite nella luce piena del sole, guardando tutto questo ammasso di terra, di alberi e ferraglia mischiato insieme; uno si chiede se in fondo siamo qui a raccontare una tragedia che non c'è stata. Il conto non è leggero: è morta una donna di 67 anni, Edda Di Maio. Aveva lesioni alla testa e alla spina dorsale: non è sopravvissuta all'intervento chirurgico all'ospedale di Novi Ligure. I feriti sono 36. C'erano sessanta passeggeri: gli altri li hanno caricati sui pulhnini della Croce Rossa, li hanno portati in un centro di raccolta e da lì hanno ripreso il viaggio sui bus verso Torino. Sono arrivati, hanno rallentato il tempo, non l'hanno fermato. Eppure, quel che è successo poteva fermarlo davvero. Il treno 2050 era partilo da Livorno alle 12 e 30, Quattro ore dopo è arrivato a Libarna, e il capotreno Benelli dice che secondo lui i macchinisti devono aver visto qualcosa di strano o dev'essere successo comunque qualcosa di strano, «perché dalla frenata che abbiamo fatto hanno di sicuro azionato quella che noi chiamiamo la "rapida", cioè quella dell'emergenza, per bloccare di colpo le ruote». Qualcuno ha parlato di «un cedimento strutturale della linea», altri di ingombri, forse dei sassi, mentre i macchinisti avrebbero raccontato agli agenti della Polizia ferroviaria di aver visto all'improvviso delle rotaie deformate. Per questo hanno inchiodato. Il treno s'è fermato di botto, e il locomotore s'è staccato dai vagoni falciando una rete, portandosi via una parte della casa di Luigi Bisio e inclinandosi alla fine sul grande albero che troneggiava nel giardino, I resti del convoglio, gli otto vagoni un po' invecchiati, grigi, con la banda celeste in basso e la scritta trenitalia in mezzo, sganciati dal locomotore e rimasti senza guida, hanno perso la corsa, deragliando dai binari e inclinandosi sulla sinistra. Altri due locomotori usciti dall'Uva e diretti a Genova, quindi in direzione opposta, se li sono trovati addossati sulle rotaie e ci sono finiti contro in frenata. La cosa strana è che qualunque siano i motivi che hanno indotto i macchinisti a bloccare il treno, i binari deformati o un cedimento strutturale, l'unica certezza è che proprio su quel tratto erano appena terminati da quindici giorni i lavori di restauro della linea. Se è vero, resta da capire a quale società erano stato appaltati. Per questo, ha aperto un'inchiesta la magistratura coordinata dal sostituto procuratore Roberto Gino, un'altra le Ferrovie, e una terza pure la Regione Piemonte, mentre a Roma il verde Pecora¬ ro Scanio ha attaccato il ministro Lunardi e gli ha chiesto di venire in Parlamento «per chiarire qual è la situazione dei trasporti in Italia», e soprattutto come sono ridotti, «visto l'incidente di Serravalle Serivia». Alla fine, però, c'è un'aria da scampato pericolo, come dice Paolo Benelli con il suo turbante alla testa: «Poteva andar peggio». Se n'è accorto subito, dopo le 16 e 24, dopo il botto e i 30 metri fatti in un colpo, quando s'è alzato e ha aiutato la gente a uscire dai finestrini, saltando la staccionata. Fra loro c'era anche la signora Paola Galimberti, di Genova, che doveva andar a lavorare per il Bingo a Novi. Ha dato un'occhiata all'orologio, s'è guardata in giro. Tra i campi c'è la statale 35. E' corsa lì, saltando sui prati. E ha fatto autostop. Cosa non si fa per il Bingo. L'appartamento sventrato era vuoto Su quel tratto erano appena finiti dei lavori La vittima, torinese aveva 67 anni E' deceduta in saia operatoria Il locomotore ha finito la sua corsa contro una casa La collisione tra i due convogli