Per le donne brusco ritorno a un passato buio e violento di Giuseppe Zaccaria

Per le donne brusco ritorno a un passato buio e violento UNA CAMPAGNA DI AGGRESSIONI PER IMPORRE LE REGOLE DELLA NUOVA MORALE SCIITA Per le donne brusco ritorno a un passato buio e violento Chi collabora con la coalizione rischia di venire sgozzata Punizioni a chi non indossa il velo ed osa uscire di casa da sola reportage Giuseppe Zaccaria inviato a BAGHDAD ZAHIRA El Lile è stata sgozzata l'altra notte dinanzi alle tre fighe nella sua casa aha periferia Sud di Baghdad: due uomini sono entrati impugnando coltellacci da cucina, ìhanno fatta inginocchiare e le hanno aperto la gola chiamandola «cagna degh americani», la sua colpa era quella di lavorare come interprete in un ufficio della coalizione. Ieri mattina altre due impiegate irachene del governatorato sono saltate su un mina mentre tornavano a casa in automobile e due loro coheghe sono state ferite gravemente dall' esplosione. La campagna terrorista control «collaborazionisti» si sta facendo martellante e colpisce di preferenza le donne, in qualche modo simbolo di una società che tenta di rialzare la testa e va ricacciata nel buio in cui il dopoguerra l'ha ripiombata. QueUa deUe donne irachene ogni giorno che passa si svela sempre più come una tragedia al centro del disastro, se il resto del Paese è arretrato in quasi tutte le sue componenti la sua parte femminile rischia di subire una riduzione allo stato primordiale. Ai primi degh anni Settanta, quando il regime laico iracheno non aveva ancora assunto il feroce volto dittatoriale, quel che si muoveva nel Paese ispirò a Fahrud Abdelkah un saggio per tutto il mondo arabo che si tramutò in slogan, s'intitolava «La rivoluzione sotto il velo». Adesso l'approssi- marsi di un'improbabile democrazia apre la via alla controrivoluzione. Diversi giorni fa, al sesto piano di quello die era r«ospedale Saddam», infermiere volontarie della Croce Rossa raccontavano il proprio smarrimento: nel reparto continuavano a giungere donne coperte da ustioni, spesso sul settanta, ottanta per cento del corpo, molte riuscivano ad emettere solo rantoli animah. «I parenti dicono chi sono bru¬ ciate in casa - spiegavano le volontarie - ma evidentemente non è possibile. Quasi tutte poi arrivano qua senza più vogha di vivere, non reagiscono alle cure, come se preferissero morire il prima possibile, cosa che quasi sempre accade». Le stesse povere mummie riempiono ogni altro ospedale di Bahghdad, le ustionate sono centinaia e naturalmente non può trattarsi delle vittime di incidenti domestici. Sono invece gh obiettivi della nuova morale sciita. Fra i gruppi guerrigheri, quelli basati a Sadr City ed ispirati dai proclami di Moqtada Al Sadr hanno elaborato questo metodo per punire ed intimidire le donne. Se oggi nella Soweto di Baghdad tuttele donne sono costrette ad indossare r«abaya», il lungo velo nero, quelle che a Baghdad ancora non lo fanno diventano automaticamente donne da punire. Le raggiungono nelle case, le cospargono di cherosene e danno fuoco alla povera pira umana mentre la vittima viene accusata di essere una puttana degh americani, di averli seguiti nei blindati per vendersi, oppure soltanto di non appoggiare la guerriglia o non comportarsi secondo la «shaija». Non importa che le accuse siano o no veritiere, bisogna che la devastazione di queUe don¬ ne divenga monito per tutte le altre. Quattro anni fa, in piena svolta religiosa, Saddam Hussein aveva ordinato alla polizia di lanciare una campagna contro le prostitute di Baghdad, un centinaio di povere donne era stato arrestalo e decapitato con una scimitarra, nel più antico rituale islamico. Questa nuova terribile campagna di aggressioni supera qualsiasi rituale, non può richiamarsi ad alcuna tradizione ma vuole semplicemente imporre con terrore il ritomo della donna al passato, una sterzata così violenta della morale islamica che può passare soltanto attraverso il terrore. La fine del regime «baathista», l'arrivo dell'Occidente liberatore aveva fatto sì che a Baghdad nascesse la prima organizzazione per i diritti delle donne, si chiama Owfi (Organization for women's freedom in Iraq), nei mesi scorsi era riuscita ad organizzare qualche manifestazione. Adesso ha dovuto incassare una decisione che giunge dall'alto ed ha un significato terribile, la festa delle donne irachene si svolgeva come in tutto il mondo 1*8 marzo, però il Consigho provvisorio di govemo l'ha spostata d'autorità al 18 agosto svuotando la celebrazione di qualsiasi laicità. Quello è il giorno di nascita di Fatima Zahra, la figha di Maometto. Mahmoud Houzan, che rappresenta l'Owfi nel Regno Unito, ha inutilmente cercato di protestare, il Consigho di govemo esprime molte etnie e gruppi d'interesse ma certo non ha tempo né vogha di occuparsi della condizione femminile. L'associazione ha protestato per iscritto con il governatore Bremer, ma anche da quella parte non c'è stata risposta: llraq che sta nascendo sarà più o meno democratico, ritarderà più o meno a lungo l'inevitabile stato teocratico imposto dalla maggioranza degh sditi, ma nel frattempo ha già deciso che le sue donne tornino all'antico. Un recente documento dell' Owfi denunda situazioni incredibili. Per le giovani donne uscire di casa senza la scorta di un parente armato è diventato rischiosissimo, all'industria dei rapimenti a scopo di estorsione si è aggiunta quella dei sequestri per stupro. I casi sono già migliaia, il documento denuncia che soltanto negh ultimi tre mesi a Baghdad quattrocento donne sono state violentate. Altre ancora vengono rapite per poi essere vendute all'estero. Una vergine irachena viene ceduta a duemila dollari nei Paesi del Golfo, ima non vergine a mille. Quelle che possono si rifugiano nel matrimonio che, come rileva lUnicef, toma ad essere stipulato a età bassissime come accadeva cinquant'anni fa. I casi di tredicenni andate in sposa a uomini più facoltosi o comunque in grado di proteggerle stanno aumentando, da questo punto di vista anche le poche aree progredite del Paese stanno tomando alla situazione di inizio secolo. Sono ricomparsi i «matrimoni a tempo», che in Iraq non si praticavano più da cinquant'anni, uomini danarosi stipulano contratti che trasformano per poche ore una prostituta in moglie accordandole un «risarcimento» e salvando la morale islamica. Neppure in Kurdistan la situazione appare migliore: nonostante la sostanziale autonomia ed un certo benessere i curdi non apprezzano i movimenti femminili più dei loro vicini arabi, hanno distrutto la sede dell'unico movimento sorto nella loro zona e, sempre secondo l'Owfi, hanno consentito che in pochi anni ottomila donne venissero uccise per «delitti d'onore». In ospedale giungono centinaia di giovani coperte da ustioni Sono state incendiate con il cherosene perché servano da monito a chi non sta alle regole La campagna terrorista contro ì collaborazionisti sta colpendo di preferenza le donne, simbolo dì una società che tenta di rialzare la testa èva invece ricacciata nel passato

Persone citate: Bremer, Fatima Zahra, Mahmoud Houzan, Saddam Hussein, Sadr, Sadr City, Soweto