Rumsfeld: non approvai gli abusi sui detenuti

Rumsfeld: non approvai gli abusi sui detenuti UNA SETTIMANA CRUCIALE PER IL SEGRETARIO ALLA DIFESA Rumsfeld: non approvai gli abusi sui detenuti Le dichiarazioni choc della soldatessa torturatrice: «Era divertente» corrispondente da NEW YORK Stretto fra inchieste del Congresso, rivelazioni di stampa e sondaggi negativi il Segretario alla Difesa, Donald Rumsfeld, affronta la settimana più difficile del suo mandato augurandosi che l'inizio dei processi alla corte marziale allenti le pressioni per le sue dimissioni. Il Pentagono ha reagito con durezza all'articolo di Seymour Hersh sul «New Yorker» nel quale si attribuisce a Rumsfeld l'ordine di torturare i detenuti a Guantanamo come in Iraq. «Un articolo conspiratorio, pieno di errori e di congetture anonime, nessun responsabile del Dipartimento della Difesa ha mai autorizzato programmi che avrebbero potuto portare a torture ed abusi come quelli che abbiamo visti nelle foto» ha accusato il portavoce Lawrence Di Rita. Ma la smentita difficilmente eviterà alla commissione Forze Armate del Senato di tornare ad assediare Rumsfeld. A Capitol Hill si prepara una nuova battaglia. «Dopo l'articolo di Hersh - dice il senatore democratico del Michigan, Cari Levin ho ricevuto assicurazioni dal presidente de)la commissione,m senatore John Warner, che vi saranno audizioni allargate ed un'indagine ajtutto^càmpo». Questo significa che presto i|| più stretti collaboratori di Rumsfeld potrebbero essere chiamati a deporre sotto giuramento. I democratici puntano sul Congresso per mettere Rumsfeld alle strette perché, a dieci giorni dall'inizio dello scandalo, questa strategia sta pagando sul piano politico. Il presidente George Bush scende nei sondaggi fino alla soglia del 40 per cento di popolarità - per lui un record negativo assoluto - e perde consensi in Stati decisivi a novembre come Ohio e Michigan, riuscendo a tenere solo nelle roccaforti del sud come Alabama e Louisiana. «L'Iraq e le torture stanno svuotando la campagna repubblicana» osserva Douglas Strand, analista elettorale dell'Università di Berkeley in California, pur ammettendo che se il duello fra Bush ed il rivale John F. Kerry si svolgesse oggi sarebbe ancora all'ultimo voto: per «Newsweek» il democratico in-' fatti è in testa per 46 a 45 per cento, una differenza inferiore al margine d'errore. «Ciò che sta avvenendo - spiega Larry Hugick, responsabile del sondaggio commissionato dal magazine al Princeton Survey Research Associates - è un indebolimento del sostegno di Bush anche se gli elettori ancora non corrono verso Kerry, forse perché non sanno bene chi è e cosa si propone, ma potrebbe essere solo uria questione di tempo». Dall'inizio della campagna elettorale si tratta del primo, vero, segnale d'allarme per Bush la cui campagna - che finora ha fruttato una raccolta record di 200 milioni di dollari punta a raccogliere i favori dell'elettorato incerto nei 18 Stati che nel 2000 vennero vinti o persi per una manciata di voti. L'indebolimento di Bush si deve soprattutto alla gestione dell'Iraq - dove la fiducia è scesa al 35 per cento rispetto al 44 di aprile - e quindi allo scandalo delle torture e degli abusi commessi ai danni dei detenuti iracheni. Fino ad ora la strategia del presidente di fronte allo scandalo iniziato con la pubblicazione delle foto di Abu Ghraib è stata di parlare di «mele marce», chiedendo la punizione dei responsabUi ma confermando il sostegno al «lavoro superbo» svolto dal Segretario alla Difesa. Al centro di questo approccio, elaborato assieme ai più stretti consiglieri, c'è la veloce celebrazione dei processi .di fronte alla corte marziale, nella convinzione che potrebbero rassicurare il pubblico. Il primo si svòlgerà mercoledì ma saranno ancora una volta i sondaggi del prossimo weekend a dire se gli americani ritengono sufficiente o meno limitarsi alla punizione di soldati e sergenti. Il dubbio mette sulle spine il ministro della Difesa incalzato dai grandi network tv - Cbs, Cnn, Nbc - che pongono in maniera martellante la domanda «Donald Rumsfeld sapeva degh abusi?». «Se il ministro -diventerà un peso politico per la presidenza sarà lui stesso a farsi da parte» assicura un alto funzionario dell'amministrazione, sottolineando il rischio per Bush di affrontare gh ultimi mesi della campagna mentre gh alti gradi del Pentagono sono sotto processo di fronte al Congresso. La stampa liberal va all'attacco. «Se Bush non ha licenziato Rumsfeld è perché il suo stretto consigliere politico Karl Rove - scrive l'editorialista Thomas Friedman sul "New York Times" - gli ha detto che per maniere il consenso fra i conservatori bisogna essere tosti e leali ma questo significa che il presidente è più leale al suo team che ai suoi principi». [m. mo.] Dopo le accuse del New Yorker il capo del Pentagono difficilmente potrà . evitare di testimoniare sotto giuramento davanti a un tribunale militare Una manifestazione di ecologisti americani a Baltimora contro il trattamento dei prigionieri in Iraq