Tafferugli, feriti, Moore e Bovè in corteo di Fulvia Caprara

Tafferugli, feriti, Moore e Bovè in corteo Tafferugli, feriti, Moore e Bovè in corteo Ore caldissime: la polizia carica, volano manganellate Fulvia Caprara Inviata a CANNES Le note dellVInternazionale» invadono la Croisette. Poi arrivano quelle di «Bella ciao», mescolate con i rulli dei tamburi e con le voci che scandiscono gli slogan. Il Festival è sull'orlo di una crisi di nervi: da una parte il corteo degli «intermittenti» in lotta, dall'altra la frivolezza festivaliera che, nel giorno della presentazione di «Shrek 2», trasforma il lungomare in uno strano luogo popolato da decine di persone con orecchie di panno verde, tali e quali a quelle dell'orco protagonista del film. Sotto un cielo basso, diviso tra nuvole e sole, la confusione cresce di minuto in minuto: il regista americano Michael Moore, in concorso domani con «Fahrenheit 911», documentario anti-Bush che è già diventato un caso prima di venire proiettato, sposa senza ombra di esitazioni la causa dei manifestanti in lotta. «Il lavoro - dice - è un diritto per tutti». La selva di telecamere e macchine fotografiche cambia direzione in un attimo, il corteo prosegue, ma gli obiettivi, adesso, sono tutti sul corpulento regista che, in perfetta tenuta da battaglia, bermuda beige. maghettona nera, avanza tra gli applausi della gente a passeggio, ascolta le ragioni della protesta, firma autografi e annuisce con la testa. Sugli striscioni degli intemiittenti c'è scritto «Abrogacion du protocole», «Negociacion» e «No Raffaràn», Tra le donne che sfilano ce ne sono molte con un pallone sotto la moglietta, per attirare l'attenzione sul problema dei sussidi per maternità cancellati. Le aiuole curatissime, piene di fiori di tinte perfettamente alternate, corrono pericoli seri e, all'altezza di uno degli hotel più lussuosi, il caos aumenta ancora perché alle rivendicazioni dei precari dello spettacolo si aggiungono quelle del personale dell'albergo che invoca migliori di condizioni di lavoro. Spunta la faccia notissima di Jose Bove, leader dei no-global; critici molto impegnati emergono dalle sale di proiezione e scoprono, attoniti, che la realtà esiste, anche al di fuori del grande schermo. Ragazze abbronzatissime, corpi statuari, tacchi a spillo, capiscono che stanno perdendo la grande occasione: invece di mettersi in mostra nella speranza di colpire l'attenzione di un regista o di un produttore di passaggio, devono stare ben attente a non finire travolte dalla folla dei manifestanti. Le signore con bimbi in carrozzina fanno velocemente dietro-front; i pressagent sempre attaccati ai cellulari alzano la testa di colpo davanti all'improvviso sbarramento di un poliziotto in tenuta da sommossa. In mezzo al corteo c'è anche Moritz de Hadeln, direttore del Festival di Berlino e poi della Mostra del cinema di Venezia che, adesso, microfono in mano, raccoglie testimonianze per Raisat. Più passa il tempo e più la situazione si fa incandescente perché la manifestazione non si scioghe e si avvicina l'ora fatidica della «Monteé des marches», quella in cui una squadra di divi fonnidabile, da Antonio Banderas a Melarne Griffith, da Eddy Murphy a Cameron Diaz, da Rupert Everett a Julie Andrews, da Angelina Jolie a Mike Myers, sta per affrontare la scalinata che conduce al Grand Théatre Lumière. Dentro il Palazzo gli organizzatori del Festival dominano l'ansia dietro i sorrisi, il ministro della cultura Renaud Donnedieu de Vabres assicura che tutto va bene e che la vertenza potrà giungere a una pacifica conclusione. Fuori, invece, la protesta monta. Il corteo, bloccato dalla polizia a poche centinaia di metri dal Palazzo, si fenna, ma non si scioglie, gli accessi alla Croisette dalla strade limitrofe sono tutti piantonati e intanto una piccola porzione di precari ha già raggiunto la parallela me d'Antibes con l'obiettivo di occupare il cinema Star dove sono in programma le proiezioni dei film del Mercato, Schierata davanti al grande schermo, quella che vuole essere l'ala dura del movimento impedisce lo scorrere delle pellicole. Passano delle signore italiane e commentano: «Vedi, però, qui le manifestazioni sono belle, colorate e organizzate». Quelli con lo smoking e l'abito da sera, invece, non si fermano neanche: avere in mano il biglietto per la serata di gala è un tale miracolo che non c'è tempo per pensare a nient'altro. A un certo punto la polizia decide di sgombrare il cinema, scoppiano tafferugli, volano manganellate, c'è qualche ferito e un ragazzo viene portato via in ambulanza. Il Festival, per ora, è salvo, la parata hollywoodiana anche. Ma oggi c'è Agnès Jaoui che presenta il suo film in concorso dopo aver dichiarato, più volte in questi giorni, il sostegno alla causa dei precari. E domani è la volta di Michael Moore.

Luoghi citati: Berlino, Melarne Griffith, Venezia