Il caro-greggio fa paura anche alle Tigri asiatiche di Luigi Grassia

Il caro-greggio fa paura anche alle Tigri asiatiche IL PRESIDENTE DELL'OPEC: SI RISCHIA UNA RECESSIONE COME QUELLA DEL '73 Il caro-greggio fa paura anche alle Tigri asiatiche Forti resistenze alla proposta saudita di produrre più petrolio Il Qatar accusa: «La crisi internazionale vale 8 dollari al barile» Luigi Grassia Al Forum economico mondiale di Shouneh in Giordania, dove Powell ha incontrato il palestinese Abu Ala, si è parlato ieri e si parlerà oggi e domani soprattutto dei problemi economici che dal pericoloso e instabile Medio Oriente rischiano di dilagare nel mondo; in cima all'agenda sono i prezzi del petrolio e la paura che le forniture possano farsi più diffìcili o addirittura venire meno per colpa del terrorismo e della guerra. Soluzioni a questi macro-problemi non erano e non possono essere attese dal Forum ma va segnalata come novità di sostanza la dichiarazione del ministro del petrolio del Qatar, Abdullah al-Attiyah, secondo cui «ci sono forti probabilità che l'incontro dell'Opec ad Amsterdam in settimana fornisca ima decisione sulla politica produttiva». La proposta sul tavolo è quella dell'Arabia Saudita di aumentare la produzione dell'Opec di almeno 1,5 milioni di barili al giorno. Il presidente dell'organizzazione degli esportatori, Pumomo Yusgiantoro, ha ammonito che «bisogna evitare una nuova recessione globale come quella del 1973», quando in seguito alla guerra araboisraeliana ci fu un enorme rincaro del greggio seguito da un calo generalizzato dei consumi di cui caddero vittima gli stessi esportatori. Per evitare che questo accada i sauditi hanno margini di produzione sufficienti ad aumentare il gettito petrolifero da soli, ma ancora il ministro AlAttiyah si è detto contrario a ogni ipotesi di aumento: ha infatti osservato che i Paesi dell'Opec, in violazione degli impegni presi fra loro, stanno già producendo 2 milioni di barili al giorno più dei 23,5 milioni ufficialmente consentiti ma questo non è bastato a frenare la corsa dei prezzi: «La crescita è dovuta a fattori politici, non ha relazione con le forniture ai mercati mondiali. L'instabilità in Medio Oriente ha aggiunto 8 dollari al prezzo del barile». Anche il direttore del Forum giordano, Frederic Sicre, ha detto in apertura che quel che si sta verificando in questi giorni «non è una vera e propria carenza di greggio sui mercati, quanto una corsa all'accaparramento», per paura che i guerriglieri iracheni colpiscano i pozzi di petrolio o gli oleodotti del loro stesso Paese jer danneggiare l'economia del.'Occidente o che terroristi isla¬ mici facciano la stessa cosa in altri Paesi della regione. Ieri il sottosegretario americano Alan Larson ha sintetizzato la situazione così: «Siamo preoccupati ma non allarmati dai prezzi del petrolio» e ha spiegato la sfumatura semantica: «C'è petrolio a sufficienza per le necessità dell'economia globale, ma con fluttuazioni di prezzo tali da preoccuparci». Il capo economista del World Economie Forum, Augusto LopezClaro, ha ammonito che «ogni ritardo nella ripresa della produzione petrolifera irachena non potrà che prolungare le preoccupazioni intemazionali nel mercato petrolifero» e ha osservato che i problemi del Medio Oriente si sommano alla bassa produzione del Venezuela e della Nigeria e alla esplosiva domanda della Cina. Un altro importante vertice intemazionale si è aperto ieri in Corea del Sud fra i ministri finanziari di Giappone, Cina e altri dieci Paesi dell'Asia orientale. I partecipanti hanno convenuto sui «rischi derivanti dall' impatto potenziale dell'aumento dei prezzi energetici» ma hanno confermato che «la ripresa economica mondiale favorirà la prosecuzione della crescita asiatica», nonostante il caropetrolio. Più pessimista il presidente della Banca asiatica per lo sviluppo, Tadao Chino, secondo cui «le economie della regione restano vulnerabili all'aumento dei prezzi del petrolio». Le pressioni intemazionali sul greggio rendono la benzina in Italia cara come non è mai stata: secondo i dati ufficiali il prezzo ha toccato 1, 154 euro al litro, ma le associazioni dei consumatori avvertono che in autostrada alcuni automobilisti sono arrivati a sborsare fino a 1,170 euro e che «in un sistema come il nostro, dove la maggior parte dei trasporti è su gomma, ogni 3 centesimi di aumento della benzina fanno crescere l'inflazione dello 0,10X). TOTALE: 23.5

Persone citate: Abu Ala, Alan Larson, Frederic Sicre, Powell, Tadao Chino, Yusgiantoro