«E' giusto accogliere gli islamici moderati» di Giuseppe Legato

«E' giusto accogliere gli islamici moderati» MONCALIERI MENTRE INFURIA LA POLEMICA SUL NUOVO CENTRO «E' giusto accogliere gli islamici moderati» Don Ruggero, parroco di santa Giovanna Antida, in visita alla comunità musulmana: è ora di abbandonare quei pregiudizi che creano solo odio Giuseppe Legato Un invito, quasi una preghiera rivolta ai cittadini, affinché sappiano coghere un'opportunità storica, perché «laddove c'è gente che vuole pregare il suo Dio in pace, il minimo è accoglierli». Don Ruggero Marini, il «parroco della gente» come lo chiamano nel borgo di corso Roma a Moncaheri, parte dalla sua parrocchia alle due del pomeriggio, lasciando fedeli e funzioni, per andare a solidarizzare con Mohammed Elyandouzi, il presidente del centro culturale islamico «MoncaUeri» che, a breve, potrebbe aprire i battenti in via PininfarinalB. E mentre in città impazza la polemica pohtica con le recenti interrogazioni in Consiglio di Alleanza nazionale e una petizione in corso a firma Lega Nord, lui esce allo scoperto e invita tutti a riflettere: «L'accoglienza è fondamentale per creare, passo dopo passo, le condizioni di una reciprocità che non possiamo imporre, ma dobbiamo raggiungere con pazienza». Chiama in causa i cittadini e lancia un monito contro le manifestazioni di intolleranza: «Aumentare un rigurgito verso l'Islam è sbagliato perché non disceme i terroristi dai normali musulmani. C'è un Islam moderato, costruttivo - aggiunge che merita attenzione e deve essere valorizzato. Ben venga un centro culturale e guai a chi strumentalizza questioni come queste per infiammare ed esasperare gli animi della gente». E' secco e categorico, il parroco di santa Giovanna Antida: «Chi crede nel Dio cristiano ha una fede forte che si basa sull' amore e sulla tolleranza, non può aver paura di persone che vogliono pregare U loro Dio. Ovvio - aggiunge - che se non si trattasse solo di questo, ma ci fossero collegamenti di altra natura, la stessa comunità religiosa saprebbe reagire, di concerto con le istituzioni e le forze dell'ordine». «Dobbiamo imparare - continua don Ruggero, appena rientrato da un viaggio di solidarietà in Israele - a non chiuderci. Se ognuno si barrica nel suo fortino, allora è proprio finita. In Israele da quattro anni i genitori hanno ritirato i bambini dalle scuole francescane. Vogliamo arrivare allo stesso punto?». Sorride don Ruggero, mentre guarda i volti della comunità musulmana che qui ha trovato spazi e risorse di lavoro. Occhieggia nel phone center, entra in macelleria e parla con tutti. Qualcuno, incuriosito, lo squadra da capo a piedi. Lui, impassibile, continua a regalare espressioni distese e sottolinea la necessità di abbandonare quei luoghi comuni «che hanno creato odio e pregiudizi e che dilaniano la società» . Elyandouzi rimane sorpreso, quasi non replica. Poi si apre al parroco. «La voglio invitare all'inaugurazione. La prego mi lasci il suo numero». Il compromesso è realtà: «Ma vuoi che mi faccia paura un buon musulmano?», domanda il prete e aggiunge: «Ho conosciuto almeno trecento arabi che sono passati dalla mia parrocchia negli ultimi 16 anni. Nessuno di loro, posso garantire, aveva a che fare con quella leadership problematica e sanguinaria che è tipica del fondamentalismo. E' per questo che mi appello alla città». Don Ruggero Marini (a destra) insieme a Mohammed Elyandouzi

Persone citate: Elyandouzi, Mohammed Elyandouzi, Ruggero Marini

Luoghi citati: Israele, Moncalieri