Le dive raccontano e mille e una spilla

Le dive raccontano e mille e una spilla LA MOSTRA Le dive raccontano e mille e una spilla ELENA DEL SANTO Una passione accomunava le dive americane degli Anni 20-60: Jacqueline Kennedy, Joan Crowford, Audrey Hepbum, Rita Hayworth, andavano tutte matte per i bijoux appariscenti, praticamente «falsi d'autore», creati da maestri artigiani d'oltreoceano, per nulla avari in eccentricità e fantasia. I monili delle dive sono al centro della mostra «Le Mille e una spilla», che si apre domani pomeriggio (ore 16) alla Rocca Medievale di Settimo Torinese, monumento-simbolo della cittadina recentemente restaurato, dove rimarrà allestita sino al 13 giugno (stasera, ore 18,30, inaugurazione ad inviti). Percorso suggestivo, curato dall'architetto torinese Donatella D'Angelo - cinquecento i pezzi esposti - che si snoda nelle diverse sale illuminate ad arte: la Monferrato accoglie un ambiente marino, con il suo acquario di spille; la sala Acaja sviluppa i temi legati agli ordini militari e d'ispirazione animalier; la sala Savoia e quella del Camino ospitano forzieri e vetrine con gli esemplari più pregiati. Come la spilla Eisenberg Originai 1942, appartenuta alla «Gilda»-Rita Hayworth, in metallo rodiate con la classica forma di doppio fiocco e fornata da grandi cristalli bianchi ed intenso azzurro che venivano prodotti in Boemia; o - dello stesso periodo - quella sfoggiata da Joan Crowford, dalle sembianze di un astice con tanto di chele e dimensioni reali. Oppure l'esemplare Anni 60 a foggia di testa di leone, smaltata e ricca di pietre, più volte esibita da Jacky Onassis. Di Jacky era pure il modello - sempre in mostra - che riprende una conchiglia avvolta da una matassa di metallo e inserimen- ti di turchesi e coralli. Già, perché la fucina delle spille «falsi d'autore» furono proprio gh Usa; con la grande depressione del 1929, il genere si diffuse tra le classi alte, ma la ricca borghesia americana - potendoselo permettere - si faceva realizzare questi bijoux da abili artigiani che, in quanto a manualità, nulla avevano da invidiare ai veri orafi. Così, indossare e dichiarare gioielli spudoratamente fasulli divenne una moda. Trifali (detto il re degli Strass), Eisenberg, Coro, Weiss, De Rosa, Boucher, erano tanto orgogliosi delle loro creazioni e del successo riscosso da firmare e brevettare ogni singolo pezzo. Negh Anni Quaranta poi, i gioielli e i bijoux di soggetto curioso e inusuale, erano molto diffusi soprattutto negh ambienti dello spettacolo. Venivano esibiti per i cocktail ed erano chiamati «conversation jewels» poi¬ ché il soggetto favoriva appunto la conversazione e le nuove conoscenze, rispecchiando anche la forte personalità della «libera donna americana». Tutte le spille esposte nella rassegna appartengono a Fiammetta Geddes da Filicaia, grande estimatrice in materia nonché collezionista: possiede oltre un migliaio di «falsi d'autore» tanto appariscenti quanto fascinosi. Le «icone» Joan, Rita, Jackie, Audrey, raccontano del cambiamento del gusto, dello stile e delle tendenze della moda attraverso alcune fotografie messe a disposizione dall'Archivio de La Stampa. Gh orari: giovedì e domenica 16-20; venerdì e sabato 16-22.-Ma domenica 16 è prevista un'apertura straordinaria dalle 10 alle 20. Ingresso a 4 euro, 2 euro i ridotti, gratis fino ai 6 anni e per i possessori di Carta Musei. LA SPILLA ASTICE SIMILE A QUELLA DI JOAN CROWFORD

Luoghi citati: Boemia, Fiammetta Geddes, Filicaia, Monferrato, Savoia, Settimo Torinese