L'italiana che ha sostituito Indira nel cuore delle masse diseredate di Claudio Gallo

L'italiana che ha sostituito Indira nel cuore delle masse diseredate SU DI LEI IL FARDELLO DELLA DINASTIA CHE HA GUIDATO IL PAESE DALL'INDIPENDENZA L'italiana che ha sostituito Indira nel cuore delle masse diseredate Attaccata dai suoi nemici per le sue radici straniere ha saputo diventare indiana personaggio Claudio Gallo NON è tutto oro quel che luccica e la «shining India», l'India splendente dei nazionalisti Hindu, ha fatto flop. La linea dei grafici dello sviluppo economico baldanzosamente in ascesa non ha impressionato le masse ignoranti e miserabili, le minoranze perseguitate dal fanatismo hindu. La parte positiva del merito di questo sconvolgimento politico è di una signora di 58 anni di Orbassano, a due passi da Torino: Sonia Maino. Con il nome della dinastia in cui ormai totalmente si identifica, Gandhi, Sonia diventerà primo ministro di un miliardo e duecento miboni di persone, definite da uno slogan che non va troppo per il sottile «la più grande democrazia del mondo». La prima parte della vita del futuro premier di Delhi sembra una favola di altri tempi. La sua gioventù - in una normale famiglia piemontese, il padre imprenditore - prende una svolta inconsueta a Cambridge nel 1965, con l'incontro di un giovane indiano schivo, dai modi cortesi e le polo di cachemire. E' R^jiv Gandhi, rampollo della dinastia Nehru-Gandhi, anche lui in Inghilterra per perfezionare l'inglese. Sonia tornerà su quei giorni felici in un grande libro patinato zeppo di fotografie, di quel genere che gli inglesi chiamano «coffee hook»: «Rajiv». «Era così gentile», ricorda tra una foto del pandit Nehru e un ritratto della suocera Indirà. Ma quando scrisse quel libro la sua vita era già scivolata nel versante del dolore: Indirà era stata uccisa in un attentato e dopo di lei anche Rajiv. Ma all'epoca delle foto, nella seconda metà degli Anni 60, la vita le sorrideva ancora, Rajiv era pilota di aerei e detestava la politica: era suo fratello Sanjai il prescelto dalla dinastia. Si sposarono nel 1968, quando Indirà era primo ministro. Il primo segno che il destino stava rabbuiandosi fu la morte in un incidente aereo di Sanjai nel 1980, ovviamente si parlò anche di attentato ma alla fine la versione ufficiale fu: incidente. Rajiv si trovò suo malgrado scagliato sull'odiato palcoscenico della politica, nonostante l'iniziale recalcitranza. Sonia stessa non era entusiasta dell'intrusione dei riflettori nella loro vita. Quattro anni dopo, al tempo dell'irruzione dell'esercito indiano nel Tempio d'Oro di Amristar, la famigerata operazione «Bluestar», Indirà Gandhi veniva assassinata dalle sue guardie del corpo sikh che vollero vendicare il sacrilegio nel luogo più sacro alla loro religione. Fu Sonia a portarla, grondante di sangue, all'ospedale. Toccava a Rajiv, che prese il posto della madre alla guida del governo. La vita lieta degli anni dopo Cambridge si era sbriciolata: Rajiv era spesso via per gli impégni politici e la loro casa al 10 di Jampath a Delhi pullulava di guardie del corpo. La malasorte dei Gandhi attese paziente altri undici anni, fino al cruciale 1991, quando Rajiv fu ammazzato nel Tamil Nadu da una ragazza in bicicletta che gli offrì una corona di fiori. Era una tigre tamil, una fanatica guerrigliera singalese, imbottita di esplosivo. Dopo lunghi anni di silenzioso dolore, Sonia fu richiamata a gran voce dal Congresso sulla ribalta politica: il partito non riusciva a vivere senza simboli e lei, con i due figli ancora troppo giovani, era l'erede della dinastia che ave¬ va costruito l'India indipendente. Diventò leader del partito nel 1998 e nel 1999 fu eletta per la prima volta in parlamento. La favola dell'inizio si era ormai più volte girata in tragedia e anche la nuova carriera politica fu difficile. Si può intuire, sfogliando l'album fotografico ideale di Sonia, un indurirsi dei suoi lineamenti, resi col passare degli anni più taglienti dalle sofferenze e dalle responsabilità. I nemici hanno sollevato fin dall'inizio la questione delle sue origini: «Una straniera non potrà mai guidare l'India», un tormento che ancora la accompagna. E anche il partito che la implorò di schierarsi le ha spesso riservato la malevolenza e l'invidia di vecchi e nuovi mandarini, timorosi di essere messi in ombra dall'«itabana». Il punto più basso fu dopo le ultime elezioni, quando il partito del Congresso patì la sconfitta più bruciante della sua storia, per mano dei nazionalisti hindu del Bharatya Janata Party, che in India tutti chiamano bigeipì, dal suo acronimo. Con questa vittoria tanto corteggiata ma insperata sembra che la storia di Sonia e con lei quella della dinastia tomi nel versante soleggiato. Le difficoltà saranno enormi, a cominciare dalla coalizione di governo che dovrà includere per forza i comunisti. Non sarà facile conciliare una concezione economica che in buona parte è ancora ancorata ai dogmi marxisti con il liberismo dell'ex ministro dell'Economia Manmoban Singh, padre della liberalizzazione indiana. E poi Sonia ha vinto rivolgendosi alla parte più povera e dimenticata dell'India, che in termini numerici è ancora almeno la metà del paese. Questa gente si aspetta da lei una risposta alla sua disperazione, che in un Paese che ha la bomba atomica si chiama fame, analfabetismo, persino schiavitù. Da lei le innumerevoli minoranze del Paese, primi fra tutti i quasi 150 milioni di musulmani, si aspettano più attenzione e meno manganello. Resta l'immancabile nodo dei rapporti con il Pakistan e la questione del Kashmir: il partito del Congresso ha già fatto sapere di avere in cima all'agenda la pace con Islamabad, anche se bisogna riconoscere che lo sconfitto premier Atal Bihari Vajpayee stava andando in questa direzione. Adesso però Sonia non è più sola. Con ei ci sono i due figli ormai grandi, Rahul, 34 anni, appena eletto trionfalmente nella tradizionale circoscrizione del padre e della madre, ad Amethi, e la figlia Priyanka, 33 anni, che l'ha aiutata nella campagna elettorale. I due sono il futuro della dinastia, specialmente Rahul. Gli astrologi, ascoltatissimi in India, hanno già decretato che sarà premier nel 2008. La politica le ha portato via prima la suocera polii marito. Alla fine è scesa in lizza anche lei, il partito non poteva restare senza simboli Ha detto di voler fare la pacecon il Pakistan E dovrà fare i conti con una maggioranza difficile e con le richieste dei comunisti

Persone citate: Atal Bihari Vajpayee, Gandhi, Janata, Nehru, Singh, Sonia Maino