Croce Rossa, rapporto anche su Guantanamo

Croce Rossa, rapporto anche su Guantanamo IL CAMPO DI DETENZIONE A CUBA PER TALEBAN E MEMBRI DI AL QAEDA Croce Rossa, rapporto anche su Guantanamo Viene definito «molto critico». La prigione della base era comandata dal generale che oggi è responsabile delle carceri di Baghdad e vi ha portato gli stessi metodi di interrogatorio ora al centro delle polemiche Paolo Mastrolilli NEW YORK C'è anche Guantanamo nel mirino della Croce Rossa, mentre lo scandalo debe torture ad Abu Ghraib si sta trasformando in una disputa sulle regole e le tecniche degli interrogatori, e chi le aveva autorizzate. Il Pentagono ha rivelato l'esistenza di nuovo rapporto dell'organizzazione umanitaria sulla prigione di Cuba durante b viaggio del Segretario Rumsfeld a Baghdad. La portavoce della Croce Rossa, Antonella Notali, ha confermato che è stato consegnato all'inizio di maggio, senza scendere nei particolari. Altre fonti, però, lo hanno definito molto critico. Stephen Kenny, l'avvocato del taleban australiano David Hicks, ha dello che anche il suo assistito ha subito abusi, ma non ha spiegato quali, perché l'accordo sottoscritto con gli americani per poter visitare il cliente gli impedisce di raccontare le condizioni nel carcere. A Guantanamo sono detenuti i taleban e i sospetti membri di Al Qaeda che secondo il Pentagono sono «combattenti ibegab» e quindi non protetti daba Convenzione di Ginevra. La situazione in quel campo, però, ha rilevanza nella crisi bacbena per almeno due motivi: il suo ex comandante, il generale Miber, è oggi responsabile delle prigioni di Baghdad, e durante una visita compiuta neb'agosto scorso aveva consigliato di applicare ad Abu Ghraib gli stessi metodi adottati a Cuba. Mercoledì, durante un'audizione in Congresso, il Pentagono ha rivelato le regole per gli mterrogatori, distribuite nell'autunno passato ai soldati in Iraq. Tra le tecniche consentite senza approvazione specifica dei comandanti c'era la «fear up harsh», ossia urla e comportamenti violenti per mettere paura al detenuto. Con il permesso del generale Sanchez, invece, si poteva passare aba privazione del sonno per 72 ore, la «sensory deprivation», che comprendeva l'uso di cappucci per tre giorni, l'isolamento per un mese, la presenza di cani, la fame e 'assunzione di «posizioni stressanti» fino a 45 minuti di seguito. Ieri il senatore Reed ha chiesto al vicecapo degli Stati Maggiori Pace come avrebbe reagito se le vittime nelle foto di Abu Ghraib fossero stati marines, e lui ha risposto che sarebbe stata una violazione della Convenzione di Ginevra. Poi Reed si è rivolto al vicecapo del Pentagono Wolfowitz e ha domandato: «Secondo lei, 72 ore con una borsa sulla testa sono un trattamento umano?». Wolfowitz ha provato a non rispondere, ha detto «non so», ma alla fine ha dovuto cedere alla pressione del senatore: «No, non penso sia umano». Il New York Times ha aggiunto altra benzina sul fuoco delle polemiche scrivendo che i metodi di interrogatorio usati dalla Cia contro i capi di Al Qaeda sono così violenti cbe l'Fbi ha ordinato ai suoi uomini di non partecipare a queste sessioni, perché rischierebbero problemi egab. Ad esempio con Khalid Shaikh Mohammed, organizzatore degb attacchi dell'I I settembre, gli agenti segreti avrebbe impiegato tra le altre tecniche il «water boarding», che consiste nel legare il prigioniero e immergerlo nell'acqua facendogli credere che verrà affogato. Mohammed era il capo operativo di Al Qaeda, poteva avere informazioni sul nascondiglio di Osama bin Laden o su nuovi attentati in arrivo, e quindi pochi se la sentono di criticare i suoi interrogatori. Il problema, però, è che queste tecniche e questo clima si sarebbero poi trasferiti anche in Iraq, su prigionieri di guerra protetti dalla Convenzione di Ginevra. Ieri, ad esempio, la Abe ha trasmesso la testimonianza imbarazzante di Rafael e Margaret Chaiken, ex abievi neba base di Fort Huachuca, Arizona, dove le forze armate americane addestrano gli speciabsti negli interrogatori. Secondo la coppia, «gb istruttori ci insegnavano a infliggere dolore fisico, aggirando le regole della Convenzione di Ginevra». Si andava da «tecniche simbi a quelle viste nelle foto di Abu Ghraib fino all'uso di trattamenti medici». Se le cose stanno così, diventa più probabile che gli alti gradi del Pentagono avessero almeno un'idea di cosa succedeva nella prigione di Baghdad. La polemica continua anche per le foto mostrare mercoledì ai parlamentari cbe adesso Rumsfeld non vuole diffondere perché violerebbero il diritto dei detenuti a non essere esposti alla curiosità del pubblico. Il New York Post ha scritto che ci sono varie immagini deba soldatessa incriminata Lynndie England durante rapporti sessuab, e il Boston Globe ha pubblicato le presunte foto di soldati americani che violentano donne irachene. Poi però le ha ritirate, avvertendo che forse sono false. Lynndie Encjland e il fidanzato Charles Graner nella stanza delle guardie del carcere di Abu Ghraib