Berlusconi, prove di dialogo con Zapatero di Emanuele Novazio

Berlusconi, prove di dialogo con Zapatero PRIMO CONTATTO FRA i PREMIER. IL CAPO DEL GOVERNO IN SERATA HA RICEVUTO L'IRLANDESE AHERN: PRESTO L'INTESA SULLA CARTA Berlusconi, prove di dialogo con Zapatero «Iraq, rispettiamo le posizioni diverse. Costituzione De, sì alla sigla a Roma» Emanuele Novazio ROMA La Spagna «vuole mantenere un eccellente rapporto» con l'Italia, assicura José Louis Rodriguez Zapatero. «Ho avuto conferma di una volontà politica di continuità)), gli fa eco Silvio Berlusconi. Un'ora e mezzo di colloquio - il primo a quattrocchi fra i due premier, che si erano incontrati due settimane fa al vertice europeo di Dublino - e poi una conferenza stampa in cui le parole d'ordine sono «sintonia», «ottimi rapporti», «collaborazione)), «intesa», «rispetto», «comprensione»: il socialista Zapatero ha già sostituito il popolare Aznar negli affetti politici del presidente del Consiglio? Certamente no, l'uscita di scena di José Maria Aznar continua ad essere considerata una perdita secca, a Palazzo Chigi. Ma sarebbe sbagliato giudicare le dichiarazioni di Zapatero e Berlusconi come un semplice e obbligato esercizio di diplomazia. I due premier hanno voluto marcare potenzialità e limiti - i confini politici e strategici, dunque - della collaborazione fra Roma e Madrid. E hanno inviato alle rispettive opinioni pubbliche un segnale politico ì chiaro : due Paesi mediterranei, legati da tanti interessi «d'area)) e affacciati entrambi al mondo arabo, non possono permettersipersistenti dissaccordi. Anche se l'idillio è finito, e Berlusconi sa di aver perduto la garanzia di un sostegno ad ampio spettro all'interno dell'Uà, la cooperazione si impone fra due Paesi che - sottolinea non a caso Zapatero - «sono da sempre alleati)) anche perché (d due popoli si vogliono bene e si capiscono»: di fronte a «un'intesa così forte», avverte il leader spagnolo, «i governi devono dimostrare di essere all'altezza della situazione». Silenzio assoluto, dunque, sui dissapori sorti in sede Ecofin (la Spagna si è opposta al rinvio dell'«early warning» all'Italia). E «reciproco rispetto» per le rispettive posizioni sulla crisi irachena, un rispetto che spinge Berlusconi a smentire le valutazioni del vicepremier Fini sul ritiro spagnolo dall'Iraq: «La mia posizione è nota e forse oggi ha ancora più argomenti a suo favore», riassume Zapatero. «Ma ho chiesto agli altri governi di rispettare la nostra decisione, e se chiedo questo devo rispettare la posizione del governo italiano. L'Italia non intende intervenire sulla volontà di un Paese amico, e non sarò io a dare consigli all'Italia sulla sua politica in Iraq». Espliciti consensi, invece, sulla Costituzione europea. La volontà di confermare il legame con l'Italia spinge Zapatero a una concessione molto apprezzata e lodata da Berlusconi: Madrid «vuole» che il Trattato costituzionale sia firmato a Roma, la città «dove ha avuto origine questo progetto» e la «città migliore» per la sua conclusione formale. Rientra dunque la candidatura di Madrid, avanzata dal Parlamento europeo dopo l'attentato dell'11 marzo: «D terrorismo non può alterare i piani e le decisioni già prese», spiega il leader spagnolo. Ma la concessione - un gesto simbolico - è politicamente molto importante: perché conferma la linea dì Aznar e perché innesca fra ì due Paesi un meccanismo virtuoso e solidale nei negoziati per la Costituzione entrati in una fase delicatissima in vista del vertice europeo di metà giugno (proprio ieri sera il presidente di turno, l'irlandese Bertie Ahem, ha avuto un lungo colloquio a Roma con Berlusconi). E' la Costituzione, dunque, il primo banco di prova della volontà di dialogo fra i due Paesi. E i segnali di compromesso ci sono. Zapatero ha detto ieri di voler chiudere i negoziati entro giugno, confermando di avere abbandonato le rigidità di Aznar sul meccanismo di voto a doppia maggioranza. Ha sottolineato «il buon lavoro» della presidenza di turno italiana, che ha consentito alle trattative di «fare un grande passo avanti». Ma ha ammesso che non tutti i problemi sono risolti: sì alla doppia maggioranza, è in sostanza la posizione di Madrid, a patto che l'alchimia delle percentua- li fra popolazione e Paesi non leda l'interesse nazionale. Che farà l'Italia, storica paladina di «soluzioni che non siano al ribasso»? ((Non creerà problemi», garantisce Berlusconi a Zapatero: ((L'Italia ha una linea di flessibilità)), perché crede che (di modo migliore per arrivare a un accordo non è fissarsi su numeri indiscutibili)). La «cosa più impor- tante», per l'Italia ormai certa che la cerimonia della firma si svolgerà a Roma, è «concludere e firmare il Trattato»: per raggiungere lo scopo, è disposta a «seguire la maggioran- za e adeguarsi)). II primo ministro spagnolo José Luis Rodriguez Zapatero con il premier Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi