Arriva da «nemico» parte da «simpatico»

Arriva da «nemico» parte da «simpatico» ———~——~~ i — — ~-™....~,m-™. '—- -■•■-■■■—■■■" ■.-.-.... -.. ^™.^- »-—- \' - LA DIPLOMAZIA DEL DOPO AZNAR FRA ROMA E MADRID Arriva da «nemico» parte da «simpatico» Fra i due leader intese «nell'interesse comune» «E alla fine ci siamo dati una mano l'un l'altro...» retroscena Augusto Minzolini ROMA SE c'è un tratto distintivo della polìtica estera dì Silvio Berlusconi, quello è il «pragmatismo». Per cui non deve meravigliare affatto che l'incontro tra il premier italiano e il primo ministro spagnolo, José Luis Zapatero, che pure è diventato il nuovo nume tutelare della sinistra italiana per aver ritirato i suoi soldati dall'Iraq, sia finito d'amore e d'accordo. Addirittura a fine colloqui il Cavaliere con il suo uomo ombra si è lasciato andare anche ad un apprezzamento personale: «E' simpatico». Potenza della politica estera che piace tanto a Berlusconi, quella dei sorrisi e delle pacche sulle spalle. Se si lasciano cadere le posizioni ideologiche e si fanno prevalere gli interessi comuni sulle posizioni di parte, si può essere in sintonia con chiunque. In breve è quello che è successo ieri. Per dirla con la frase che il cavaliere ha regalato dopo l'incontro ad uno dei suoi consiglieri a Palazzo Chigi: «Ci siamo dati una mano l'un l'altro». Berlusconi non ha infierito sulle scelte del nuovo inquilino della Monoica che non sono piaciute a Washington, anzi intercederà in suo favore nel viaggio che farà la prossima settimana nella capitale Usa. E Zapatero ha ricambiato rispettando le posizioni del nostro governo sull'Iraq, ma, soprattutto, declinando l'offerta del Parlamento europeo di firmare la nuova Costituzione europea a Madrid, in memoria delle vittime dell'I I marzo, e perorando invece di nuovo la candidatura di Roma. Ovviamente, le distanze tra la politica estera dei due paesi, specie sull'Iraq, permangono, ma a nessuno dei due giovava rammen¬ tarle. Un simile duetto tra innamorati ha finito per spiazzare, quindi, più di un personaggio. Da una parte Gianfranco Fini che ancora oggi in un'intervista al tedesco Die Welt criticava la "ritirata" spagnola, giudicandola un successo del terrorismo. «E' una sua opinione personale» è stato il sintetico commento del Cavaliere. Dall'altra Zapatero ha mostrato di essere di una pasta molto diversa da quella dei leader della sinistra italiana. Anzi, gli ha impartito due lezioni su come stare al mondo: innanzitutto rifiutando di soffiare a Roma la cerimonia per la firma del nuovo trattato che era stata un'idea lanciata, magari con il gusto di fare un dispetto al Cavaliere, da Francesco Rutelli. In secondo luogo dimostrando di essere molto lontano dal folklore dei fans che ha a casa nostra: mentre l'Ulivo in un documento di ieri si è arrogato il diritto di interferire negli affari interni degli Stati Uniti arrivando a chiedere le dimissioni del segretario alla Difesa, Donald Rumsfeld, Zapatero non ha voluto dire nemmeno una parola sulla politica di Berlusconi: «Rispetto le posizioni degli altri, perché dagli altri esigo il medesimo rispetto per le mie». Insomma, un'altra musica e forse il bello deve ancora arrivare. Berlusconi e Zapatero, infatti, hanno discusso anche della prossima risoluzione dell'Onu e il premier italiano ha capito che probabilmente la Spagna non si metterà di traverso quando il consiglio di sicurezza esaminerà la nuova risoluzione che potrebbe legittimare un'ulteriore permanenza dei nostri soldati in Iraq. «Sono molto fiducioso su questo punto» sono le uniche parole uscite ieri sera dalla bocca del premier sull'argomento, ma uno dei suoi alleati, ex-ministro degli Esteri socialista, Gianni De Michelis, le ha interpretate in questo modo: «Quando Zapatero darà il via libera alla nuova risoluzione dell'Onu, la nostra sinistra rimarrà in braghe di tela». La verità è che più passano gli anni e più gli interessi dei paesi prevalgono rispetto al colore dei governi. E' un dato che non è sfuggito al Cavaliere. Del resto lui si trova molto più a suo agio con il laburista Tony Blair (ormai li lega una vera amicizia) che non con il moderato Chirac. Lo stesso discorso potrebbe valere per Zapatero che nel suo ruolo di premier deve difendere gli stessi interessi che stavano a cuore ad Aznar, quelli della Spagna, cioè di un paese mediterraneo che ha esigenze molto simili a quelle dell'Italia. «Io - osserva il coordinatore di Forza Italia, Sandro Bondi non sono per nulla meravigliato delle buone relazioni che si sono instaurate tra Berlusconi e Zapatero. Ormai contano gli interessi dei paesi, non il loro colore. Né si può essere condizionati dalle posizioni sull'Iraq. Ogni paese può decidere la sua politica in piena autonomia. Solo quella sguaiata compagnia di ventura del certro-sinistra, che ha perso il senso della misura e della responsabilità arrivando a chiedere le dimissioni di un ministro straniero, continua ad avere un approccio prevalentemente ideologico sugli argomenti di politica estera». Già, con gli interlocutori bisogna far prevalere gli interessi comuni. E' una filosofia che Berlusconi ha sempre avuto, sia da imprenditore che da politico. In Spagna tutti sanno com'è l'uomo. Lo sa bene anche l'ex-leader socialista Felipe Gonzalez, già amico di Bettino Craxi nonché dello stesso Cavaliere, e ora ascoltatissimo tutore di Zapatero. Proprio Gonzalez è stato uno degli artefici del buon esito dell'incontro di ieri. «Con Felipe - ricorda Fabrizio Cicchitto, esponente di primo piano del psi e ora consigliere del leader di Forza Italia - Berlusconi è andato sempre d'accordo. Non è una novità». Appunto, nella sua vita il Cavaliere ha avuto una costante: ha sempre trovato un modus vivendi con i socialisti liberali o con il riformismo moderno di Craxi e di Mitterrand, di Gonzalez e di Blair, mentre non ha mai sopportato la sinistra comunista o post-comunista. La sua speranza, confidata nella cena di ieri sera, è che Zapatero sia coerente con i primi. Le distanze tra la politica estera dei due Paesi specie sulla vicenda irachena permangono tutte ma durante il primo incontro romano a nessuno dei due giovava rammentarle