«Avevamo avvertito Berg di andarsene dair Iraq» di Paolo Mastrolilli

«Avevamo avvertito Berg di andarsene dair Iraq» IL PRESIDENTE BUSH: ERA UN CIVILE INNOCENTE CHE VOLEVA AIUTARE LA DEMOCRAZIA «Avevamo avvertito Berg di andarsene dair Iraq» Washington ribatte alle accuse dei familiari del giovane decapitato Paolo Mastrolilli NEW YORK Il presidente Bush ha condannato di persona la decapitazione di Nicholas Berg e ha fatto le condoglianze alla famiglia. Ma la sua morte resta avvolta nel mistero per la parte che hanno svolto proprio gli americani, accusati dal padre Michael di averlo arrestato in circostanze poco chiare e quindi di aver impedito il suo ritomo a casa prima che le violenze degenerassero. Ieri mattina il capo della Casa Bianca ha detto: «Nicholas Berg era un civile innocente che si trovava in Iraq per ricostruire un Paese libero. Non c'è giustificazione per la sua brutale esecuzione, nessuna. Le azioni dei terroristi che lo hanno ucciso ci ricordano la natura delle poche persone che vogliono fermare l'avanzata della libertà in Iraq. La loro intenzione è scuotere la nostra volontà e la nostra fiducia. Eppure, con i loro atti, ci rammentano quanto alcune parti del mondo abbiano disperatamente bisogno di società libere e pacifiche. E noi completeremo la nostra missione». Il portavoce della Casa Bianca, McClellan, ha cercato di separare in maniera anche più diretta la decapitazione dallo scandalo per gb abusi contro i prigionieri di Abu Ghraib: «I terroristi cercheranno qualunque scusa, e proveranno a variare le loro scuse, per giustificare l'omicidio, la distruzione e il caos. Ma noi H sconfiggeremo». Negb Stati Uniti nessuno discute la brutabtà della decapitazione di Berg, e nessuno sostiene che fosse una rappresaglia giustificabile per le torture nelle carceri. La famigba di Nicholas, però, punta il dito contro il governo per aver creato le condizioni della sua morte. Il ragazzo era stato in Iraq la prima volta da dicembre a febbraio, per lavorare alla ricostruzione dei sistemi di comunicazione. Era repubbbcano, condivideva i motivi della guerra, e il 14 marzo era tornato a Baghdad. Questa seconda volta, però, non aveva trovato impiego e quindi aveva avvertito i familiari che sarebbe rientrato a casa alla fine del mese. Ma il 24 marzo, secondo il portavoce dell' Autorità americana Dan Senor, era stato arrestato dalla polizia irachena a Mosul: «Loro temevano che fosse coinvolto in attività sospette. Le autorità americane erano state informate, l'Fbi aveva incontrato tre volte Beig mentre era detenuto dalla pobzia irachena e aveva determinato che non era impbcato in operazioni criminali o terroristi¬ che. Il 6 aprile, poi, era stato liberato, con la raccomandazione di lasciare il Paese». Il generale Kimmit, vice comandante delle forze Usa in Iraq, ha detto che Berg non aveva rapporti col Pentagono, non era un agente segreto, non era un impiegato del governo, «ma era comunque un cittadino americano e perciò ci eravamo preoccupati delle sue condizioni». Dopo il rilascio, l'Fbi gb aveva offerto un passaggio sicuro fuori dall'Iraq, ma lui aveva rifiutato. La famigba, però, sostiene una versione diversa. Secondo loro, in base alle conversazioni e alle e-mail ricevuti da Nicholas, il ragazzo era stato arresta- to dagb americani. Anzi, il 5 aprile il padre Michael aveva fatto causa al governo Usa, per la detenzione illegale di suo figlio. Il giorno dopo Berg era stato liberato, ma così era passata la data del 31 marzo in cui era previsto il suo ritomo. Il 9 aprile era stato rapito, e perciò la famigba accusa le autorità americane di aver creato le condizioni per la sua morte. Il padre, però, è convinto che la decisione di decapitarlo sia stata determinata da un altro fattore: «Forse i terroristi al principio non volevano ucciderlo, ma quando hanno scoperto che era ebreo il suo destino è stato segnato». Dunque il giallo degb ultimi giorni di Berg resta aperto, così come le domande su cosa facesse in Iraq, e Senor ha annunciato un'inchiesta. Gb americani vogbono anche capire se il terrorista che lo ha decapitato davanti alla telecamera fosse davvero Abu Musab al-Zarqawi, considerato l'uomo di al Qaeda a Baghdad. Intanto le tv arabe al Jazeera e al Arabiya hanno trasmesso parti del video e quindi sono cominciate anche ad arrivare le reazioni del mondo islamico. «Zarqawi - ha detto alla Reuters il funzionario del governo saudita Hasan Abmad Jarallab - è un nemico della nazione araba e musulmana, perché distorce la nostra immagine». Ma un tassinaro siriano, Mutaz, ha risposto: «Gb Stati Uniti si meritano anche di peggio, per quello che stanno facendo in Iraq. Ogni americano dovrebbe guardare quel video, per vedere cosa U aspetta». Il padre: «Hanno deciso di uccidere mio figlio quando hanno scoperto che era un ebreo» L'ostaggio americano Nick Berg nel video poco prima di essere assassinato