Maestri di cinema e sorriso
Maestri di cinema e sorriso FIERA DEL LIBRO - L'UMORISMO Maestri di cinema e sorriso I grandi meriti (non sempre riconosciuti) dei registi della commedia all'italiana QUANDO si pensa alla commedia all'italiana, si pensa quasi subito agli attori: Sordi, Gassman, Tognazzi, Manfredi, Mastroianni, qualche altro. Poi ci sono i più raffinati che prendono in considerazione anche gh sceneggiati: le grandi commedie battenti bandiera tricolore, infatti, sono basate su storie ariose, su metafore del costume e della politica precise e ficcanti, su dialoghi puntuali e scoppiettanti, qualcuno li avrà scritti e quindi giustamente sono stati riscoperti Age e Scarpelli, Benvenuti e De Bernardi, Scola e Maccari, Rodolfo Sonego e Suso Cecchi D'Amico. Di solito invece i registi dei film non sono considerati altrettanto seriamente. Beninteso, oggi chiunque parli di Risi, Monicelli, Comencini li definisce «maestri» ma non sempre è intimamente convinto di quanto siano stati importanti per il successo di quei film. E invece non bisogna essere degli addetti ai lavori per risconoscere la mano di regia di Risi rispetto a quella, per esempio, di Mario Monicelli. Risi ama il ritmo, le storie piene di rumore e di accadimenti, è stato il primo a immettere valanghe di canzonette nella colonna sonora dei suoi film. Monicelli preferisce le storie collettive con molti personaggi, ha una particolare attenzione per i personaggi minori che ha trovato la sua esemplificazione in capolavori come «I sohti ignoti», «L'armata Brancaleone», «I compagni». Dal canto suo, se Monicelli rappresenta l'anima nazional - popolare (proprio nel senso gramsciano) della commedia italiana. Risi rappresenta invece l'anima più amara, più europea, come mostra il vuoto esistenziale che caratterizza il protagonista di «Il sorpasso» e l'amara riflessione sulla parabola del protagonista di «Una vita diffìcile». Oggi un regista figho d'arte (Beppe Cottafavi, figho di quel Vittorio che ha diretto proprio a Torino alcuni dei più grandi capolavori del melodramma italiano) è riuscito con precisione e intelligenza ad approfondire con i due grandi nomi del cinema italiano il loro rapporto con il cinema, con la storia, con la vita. Tra risposte taglienti e profondità sicure, tra apparente cinismo e interiore consapevolezza, i due giovani leoni riescono a sorprendere a ogni passaggio, a rendere irrealizzabile ogni paragone con coloro che hanno fatto il cinema prima e dopo di loro. La nostra commedia era il punto di incontro di tanti saperi: i saperi di chi recitava, di chi scriveva, di chi riferiva piccoli spunti e di chi riempiva pagine e pagine di appunti. Ascoltando Risi, ospite della Fiera del libro, noi avremo una conferma certa: quel cinema era possibile anche perché un direttore d'orchestra sapeva mettere insieme tutti e far dare a ciascuno il megho di sé. E sappiamo che non sempre questo si verifica: infatti la grande stagione del cinema italiano è stata proprio la loro. Stefano Della Casa Il regista Dino Risi
Luoghi citati: Torino
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