Il mistero delle Br

Il mistero delle Br Il mistero delle Br Utopia? Una riflessione sulla lotta armata in Italia L'ex br Alberto Franceschini COME chiamarla? Utopia, certo, rotolata lungo una china criminale. Loro la dicevano lotta annata, e anche rivoluzione: la rivoluzione proletaria. Ma è quasi impalpabUe U confine fra lotta annata e terrorismo. L'idea era una lunga marcia attraverso i mah del Bel Paese per arrivare aUa dittatura del proletariato, aUa presa del potere. La realtà fu un'altra. Per dare un senso aUa nascita deUe Brigate rosse occorre tornare aUa fine degh Anni 60, con l'Europa occidentale investita da un forte vento di contestazione che, a qualcuno, fece pensare aUa possibilità di creare un mondo diverso, non necessariamente mighore, ma diverso. Seguiranno 98 sigle di gruppi clandestini, una galassia. Giustizia sociale, uguaglianza, U potere strappato ai potenti. E la «guerra al fascismo» che si diceva tomato e mostrava un aspetto aggressivo, spietato, manigoldo, bombarolo. Eppoi, l'incubo deU'assedio, l'idea del nemico aUe porte: molti ne erano ossessionati e qualcuno pensava che fosse indispensabUe difendersi, come l'editore Giangiacomo Feltrinelli, per fare un nome. La facoltà di Sociologia di Trento, r«iiniversità negativa», U comitato pohtico metropolitano,'a MUano. Eppoi, le grandi fabbriche, la Siemens, la Marelh, la Fiat, la Breda, l'Ansaldo: diventano un «fronte» di una guerra voluta dai brigatisti. Un giomo Carlo Franceschini, un galantuomo sopravvissuto aU'inferno di Auschwitz, mi raccontò come suo figho Alberto, un capo neUe biene, gh avesse detto: «Noi siamo i detonatori deUa rivoluzione, e andremo avanti, magari 500 anni». Comizi volanti, espropri proletari, che poi erano le rapine per autofinanziamento e, per usare un neologismo onendo, le «gambizzazioni». La deriva è inanestabUe, così, ecco gh omicidi: a Padova, a Genova a Torino. A Roma. L'«affaire Moro», con tutti i suoi misteri irrisolti e i suoi tanti colpevoh. Altri omicidi, ancora omicidi: saranno 196 i morti ammazzati, 128 le vittime del tenorismo «rosso» e 68 i «militanti». Poi tutto scolorisce. Anche le passioni, anche l'idea deUa rivoluzione. Le oi^anizzazioni o vengono spazzate via daUe forze deU'ordine o si sciolgono, i mihtanti, ormai chiamati tenoristi, si pentono, si dissociano oppure, irriducibili, decidono di non aver niente da rimpiangere. In ogni modo, anni di sUenzio. Rotto da sei colpi di pistola, aUe 8,30 del-20 maggio 1999, a Roma: contro U professor Massimo D'Antona, docente di Diritto del lavoro aU'università La Sapienza e consulente del ministero del Lavoro. Rivendicazione da parte deUe Brigate rosse. Edizione DuemUa. Documenti di difficUe lettura, spiegazioni che non spiegano nuUa ma hanno l'aria di spiegare troppo. Replay la sera del 2 marzo 2003, a Bologna, con U giuslavorista Marco Biagi. Sembrano terroristi senza volto. Poi, una domenica, su un treno fra Roma e Firenze, caso vuole che una pattuglia deUa polizia ferroviaria s'imbatta in una coppia anonima. Ed è un nuovo dramma: in uno scontro a fuoco muoiono U sovrintendente Emanuele Petri e Mario Galesi, Br DuemUa. Ma viene cattaurata Nadia Desdemona Lioce la quale ba con sé due palmari con dentro un archivio. Intero. Ricominciano gli arresti. Ma questi, sottolinea Tonino Loris Paroli, che fu anestato a Torino in «quegli anni», ((paiono reperti del trapassato. Somigliano, piuttosto, aUa Raf tedesca che considerava la classe operaia totalmente integrata al sistema: dunque, inutUe. Noi giudicavamo queUa posizione ermetica, slegata e fuochista». E aUora, come chiamarla la loro? Utopia? Vincenzo Tessandorì L'ex br Alberto Franceschini