Beethoven e Skrijabin per la tastiera di Volodos

Beethoven e Skrijabin per la tastiera di Volodos MUSICA CLASSICA Beethoven e Skrijabin per la tastiera di Volodos LtEONARDO OSELLA La fama di Arcadi Volodos è tale che l'Unione Musicale ha prenotato per il suo concerto l'Auditorium del Lingotto a favore degli abbonati delle tre serie blu, gialla e verde. Nato a San Pietrobuigo, 32 anni, ha cominciato con studi di canto e direzione: solo in un secondo tempo si è dedicato al pianoforte. Considerato «genio della tastiera», i suoi concerti ottengono sempre un successo notevole. Al plauso del pubblico Volodos aggiunge la fortuna che incontrano i suoi dischi come vendita e come consenso di critica. Anche in Italia ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti quali il Premio Abbiati 2001 e il Premio dell'Accademia Chigiana 2003. In sostanza, il concerto di questa sera all'Auditorium Agnelli, con inizio alle 21, è di quelli da non lasciarsi sfuggire. Il programma prescelto è di quelli che appaiono cervellotici, ma è solo apparenza. In realtà gli estremi altissimi esiti raggiunti da Beethoven della «Sonata n. HO» non sono spiritualmente così lontani dal pianismo così personale di Skrijabin. Un tedesco (di cui si ascolterà anche la «Sonata op. 26») e un russo in un confronto ravvicinato non è sicuramente banale. Per la precisione ricordiamo che di Skrjabin sono previsti tre «Preludi), due «Studi)), la «Sonata n. 8», ima «Mazurka», un «Foghe d'album)), «Guirlandes op. 73 n. 1» e «Enigme op. 52 n. 2». Non è da meno l'Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai che, domani alle 20,30 e venerdì alle 21 sempre al Lingotto, ripresenta sul podio il brillante Gianandrea Noseda in un programma di notevole attrattiva e di ispirazione italiana. L'avvio è con ^(Ottavo concerto per orchestra» di Goffredo Petrassi, che mette insieme due anniversari: i 100 anni dalla nascita dell'autore e i 90 appena compiuti da Carlo Maria Giulini, cui U lavoro - commissionato nel 1972 dalla Chicago Symphony Orchestra - è dedicato. Pagina robusta e raffinata allo stesso tempo, non rifugge dal fascino tutto itahano per il contrappunto riscoperto in chiave moderna ma nemmeno da esiti timbrici suggestivi come il soffio a vuoto dei tromboni. Poi «La boutique fantasque», il gioioso balletto che Ottorino Respighi trasse dai «Peccati di vecchiaia» di Rossini: le musiche disincantate dell'anziano cigno pesarese trovano smalto nell'orchestrazione di Respighi, che aveva appreso l'arte del colore sonoro da RunskijKorsakov a S. Pietroburgo (dove Noseda è di casa). Ed ecco la sommessa «Berceuse élégiaque», con la quale Ferruccio Busoni nel 1909 rese commosso omaggio alla madre morta da poco: archi con sordina, tenui tintinnii di celesta e arpa, ritmo pacato coinvolgono sempre i sentimenti del pubblico. Si chiude con un'altra rielaborazione, stavolta del compianto Luciano Berio su musiche di Schubert: «Rendering», una serie di quadri legati da ponti evanescenti e pulviscolari che, secondo il significato del titolo, «interpreta» i frammenti e gli appunti schubertiani in uno spirito di «restauro». Non si può poi dimenticare il bell'omaggio che oggi alle 17,30 il Conservatorio dedica a Leone Sinigagha. Il compositore torinese sarà rappresentato da una sèrie dei Lieder viennesi, a cura della scuola di canto da camera di Erik Battaglia: le voci di Marzia Catania, Silvia Prot, Barbara Somogyiova, Gabriel Cortinas; al piano Claudia Benvenuti, Orietta Cassini, Cristina Laganà, Angela Tavano; presentazione di Rosy Moffa.

Luoghi citati: Chicago, Italia