Il generale smentisce il Pentagono: «Ecco la verità su Abu Ghraib» di Paolo Mastrolilli

Il generale smentisce il Pentagono: «Ecco la verità su Abu Ghraib» TAGUBA TESTIMONI A AL SENATO Il generale smentisce il Pentagono: «Ecco la verità su Abu Ghraib» Gli hanno affiancato un sottosegretario e un pari grado perché temevano il suo parlar chiaro. Scontro su chi comandava e quali fossero le direttive Paolo Mastrolilli NEW YORK «Fallimento della leadership, signore, dal comandante di brigata in giù. Poi mancanza di disciplina, assenza di qualsiasi addestramento, e nessuna supervisione. L'omissione di controllo era sfrenata». Così, col linguaggio diretto del militare obbediente, il generale Antonio Taguba ha risposto al capo della Commissione Forze Armate del Senato, John Warner, che all'inizio dell'audizione di ieri mattina in Congresso gli aveva chiesto di spiegare l'abominio di Abu Ghraib. L'autore del rapporto che ha scatenato lo scandalo, però, ha detto di non aver trovato prove di ordini superiori che autorizzavano gli abusi come politica ufficiale del Peatagoao, a quiadi ba lasoiato apertala domanda centrale sulle responsabilità degli alti gradi e dello stesso segretario Rumsfeld. Ma qualche accenno al clima creato dai superiori lo ha fatto, quando ha parlato di "influenze" improprie esercitate sulle guardie, e ha confermato il consiglio di generale Geoffrey Miller di replicare a Baghdad le tecniche adottate a Guantanamo. Taguba è un generale che ha passato 32 anni nelle forze armate. E' nato nelle Fihppine da un sergente che durante la Seconda Guerra Mondiale era finito nei campi di prigionia giapponesi, e tra i colleglli ha la reputazione di uno che parla chiaro. Questo deve aver preoccupato il Penta- gono, che ha deciso di non mandarlo solo davanti ai senatori. Con lui sono venuti anche "11.. ^sottosegretario alla DifestfeStephen Cambone, responsabile dell'intelligence mibtare, e il generale Lance Smith, vice capo del Comando Centrale che gestisce le truppe in Iraq. L'operazione però ha funzionato fino ad un certo punto, perchè Taguba e Cambone si sono scontrati su almeno quattro questioni cruciali: chi comandava nel carcere di Abu Ghraib, quale rapporto c'era tra le guardie e i civili e militari incaricati di condurre gli interrogatori, quanto contava la Convenzione di Ginevra, e cosa intendeva il generale Geoffrey Miller quando aveva suggerito di "guantanamizzare" le prigioni irachene.La domanda al centro delle audizioni e dello scandalo è arrivata subito dal senatore democratico Cari Levin, vice presidente della Commissione: i sette soldati incriminati hanno agito d'iniziativa, oppure c'erano ordini superiori? «Pochi soldati e civili - ha risposto il generale hanno cospirato per abusare e compiere gravi atti di violenza contro i detenuti e altri civili, violando le leggi internazionali e della Convenzione di Ginevra». Nel suo rapporto, Taguba aveva denunciato «abusi illegali e sistematici dei detenuti», e «numerosi incidenti di sadismo». Ma sulle origini di questi comportamenti, ieri ha risposto così: «Penso che il problema sia nato dall'affiancarsi di soldati e personale dell'intelligence militare, che erano considerati come l'autorità competente, e influenzavano le loro azioni per creare le condizioni favorevoli agli interrogatori».' Taguba itìa ^aggiùnto che «non ho trovato alcuna prova di una politica o un ordine diretto dato a questi soldati per compiere ciò che hanno compiuto. Io credo che abbiano agito di loro volontà». Levin, però, non ha accettato questa versione: «I deplorevoli abusi descritti nel suo rapporto non puzzano solo di abuso, ma anche di sforzo organizzato e metodico per preparare gli interrogatori. Non erano azioni spontanee di soldati di basso livello, ma tentativi di estrarre informazioni dai prigionieri tramite metodi degradanti, che erano stati pianificati e suggeriti da altri».In parte Taguba ha concordato con questa analisi, quando ha parlato dell'in- fiuenza esercitata dagli uomini dell'intelligence e dei suggerimenti del generale Miller, ma il probleiià resta capiaB ila quanto in alto arrivassero queste sollecitazioni. Nel suo rapporto l'ufficiale ha scaricato la colpa soprattutto sul generale Janis Karpinski, comandante della prigione di Abu Ghraib, e lo ha ripetuto ieri. Però ha detto anche che ad un certo punto il controllo tattico del carcere era passato al colohnello Pappas, responsabile delle operazioni di intelligence, e Cambone è subito intervenuto a smentire questo provvedimento, che potrebbe rivelare colpe nella catena di comando. Il sottosegretario ha detto che la Convenzione di Ginevra si applicava ai prigionieri iracheni, ma Taguba ha ripetuto che il testo non era affisso nella prigione e le guardie non erano state istruite sulle sue regole. Il generale poi ha dichiarato che i civili della Cia avevano un rapporto improprio con le guardie militari, ed ha aggiunto che Miller aveva proposto di usare le dure tecniche di interrogatorio adottate a Guantanamo. Cambone ha risposto che ad Abu Ghraib c'erano uomini dei servizi segreti, ma chiedevano solo la collaborazione passiva delle guardie, come suggerito da Miller. Dunque la questione delle responsabilità sopra la Karpinski resta aperta, mentre sul piano politico il futuro di Rumsfeld rimane legato alla reazione degli elettori. L'ultimo sondaggio della Gallup, uscito limedì, cuce che la popolarità del presidente Bush è scesa al 4607o, il livello più' basso dall'inizio del suo mandato. «Fallimento della leadership dal comandante di brigata in giù Mancanza di disciplina e di addestramento e nessuna supervisione» Il vicepresidente della commissione: «Le torture erano pianificate» II generale Antonio Taguba e il viceministro della Difesa, Stephen Cambone, durante la testimonianza al Senato

Luoghi citati: Baghdad, Ginevra, Iraq, New York