La Germania non vuol perdere Postbank di Francesca Sforza

La Germania non vuol perdere Postbank LE POSTE TEDESCHE VOGLIONO PORTARE IN BORSA IL LORO ISTITUTO La Germania non vuol perdere Postbank Governo in allarme, Deutsche Bank oggi decide se intervenire Francesca Sforza corrispondente da BERLINO Ufficialmente il governo tedesco non c'entra e il cancelliere Gerhard Schroeder è soltanto «un osservatore attento». Ma nel movimento che caratterizza i giorni precedenti l'annunciata quotazione in borsa di Postbank, l'istituto di credito controllato da Deutsche Post, è difficile non vedere la volontà politica di un rafforaamento del sistema bancario tedesco sulla scena intemazionale. Da quando Postbank, con i suoi 11 milioni e mezzo di clienti e 9 mila sportelli sul territorio nazionale, ha annunciato di volersi quotare in Borsa il prossimo 21 giugno, il mondo della finanza tedesca non ha conosciuto un solo giomo senza che si rincorressero voci e rumore sul fiituro della banca; verrà acquistata da istituti di credito stranieri? Perderà in produttività? Riuscirà a reggere la capitalizzazione in Borsa? Interrogativi tanto più giustificati se si pensa che il mondo dell'impresa tedesca ha appena subito, dall'esterno, gli attacchi dei francesi nel caso della fusione Sanofi-Aventis e nel caso della mancata acquisizione da parte di Siemens del gruppo Alstom. Un'eventuale acquisizione di Postbank da parte di istituti stranieri, oltre a far sparire dalla scena tedesca una gloria nazionale, avrebbe avuto pesanti ripercussioni politiche sul canceUiere, accusato, nel caso Sanofi-Aventis, di non aver impedito con sufficiente impegno il trasloco di uno dei colossi della farmaceutica «Made in Germany». E'stato così che nei giorni scorei, prima è stato sollevato lo spettro di un interesse da parte del Credit Agricole e di Generali (che però ha smentito), e poi è uscita fuori una disponibilità di Deutsche Bank ad acquisire Postbank. Secondo «Der Spiegeb però, non tutti a Deutsche Bari la pensano allo stesso modo: mentre il presidente del Consilìio di sorveglianza Rolf Breuer e membri autorevoli come Ulrich Cartellieri non hanno dubbi sulla bontà dell' operazione, l'amministratore delegato Josef Ackennann ha lasciato intendere di preferire, per Deutsche Bank, unfuturo fatto di alleanze intemazionali. A giudicare dalle dichiarazioni piovute da ambienti governativi prima e dopo l'annuncio di disponibilità da parte di Deutsche Bank, sembra tuttavia che Ackennann - la cui figura risulta già appannata dal processo sul caso Mannesmann, malgrado sia stato assolto - sia in netta minoranza. Il primo a intervenire era stato proprio ['«osservatore attento» Gerhard Schroeder, che neanche una settimana fa aveva invitato gli istituti tedeschi a portare avanti fusioni interne e operazioni di consolidamento sui mercati, per evitare il rischio di acquisizioni dall'estemo. Ieri si sono aggiunte anche le parole del ministro dell'Economia Wolfgang Clement, che hanno confermato la precisa volontà del governo di evitare che Postbank, come Aventis, diventi francese: «La Germania ha bisogno di due grandi istituti di credito - ha detto Clement - Uno di dimensioni mondiali e l'altro in grado di competere a livello europeo». Alla domanda se si riferisse alla possibile acquisizione di Postbank da parte di Deutsche Bank, un portavoce del ministero dell'Econo- II cancelliere Gerhard Schroeder mia ha detto che «si tratta di una decisione imprenditoriale, non politica». La decisione se portare avanti l'acquisizione sarà presa questa mattina dal comitato esecutivo di Deutsche Bank a Francoforte. Se l'operazione andrà in porto Postbank potrebbe non essere più quotata in borea e l'idea prospettata da Clement - e gradita al cancelliere - di un grande istituto tedesco con forte capacità d'impatto sulla scena intemazionale diventerebbe una realtà.

Persone citate: Gerhard Schroeder, Josef Ackennann, Rolf Breuer, Ulrich Cartellieri, Wolfgang Clement

Luoghi citati: Berlino, Francoforte, Germania