Bush non abbandona Rumsfeld: sta facendo un lavoro superbo di Paolo Mastrolilli

Bush non abbandona Rumsfeld: sta facendo un lavoro superbo IL PRESIDENTE LEGA IL SUO DESTINO AL MINISTRO DELLO SCANDALO Bush non abbandona Rumsfeld: sta facendo un lavoro superbo «Quando a gennaio siamo stati informati degli abusi in Iraq è subito partita un'inchiesta». Ma il rapporto Cicr lo smentisce Paolo Mastrolilli NEW YORK «Signor segretario, lei sta guidando coraggiosamente la nostra nazione nella guerra contro il terrore. Sta facendo un lavoro superbo. La nostra nazione ha un debito di gratitudine verso di lei». Il presidente Bush non poteva fare più di così, per sostenere Donald Rumsfeld durante la visita di ieri al Pentagono. Mentre elogiava l'uomo al centro dello scandalo per le torture contro i prigionieri iracheni, al suo fianco c'era anche il vice presidente Cheney, e nelle sale del ministero della Difesa era appena avvenuto un vertice a cui avevano partecipato il segretario di Stato Powell, il direttore della Cia Tenet, il capò degli Stati Maggiori Riuniti Myers, e il.(gq]piandante delle ; truppe in Iraq Abiz^id. L'intera anùiiinistràziòne, insomma, si e.j stretta intomo al capo del Pentagono, legando la propria sorte alla sua. Bush, in sostanza, ha detto che gli abusi di Abu.Ghiaib sono un episodio isolato^ e non riflettono U carattere del soldati americani o4o spirito della missione a Baghdad. I colpevoli saranno puniti, ma Rumsfeld non è responsabile. Lui, invece, sta conducendo bene un intervento che fa progressi, e resta centrale per la sicurezza nazionale americana. «Gli Stati Uniti - ha spiegato Bush - hanno un interesse vitale nel successo delle libere istituzioni in Iraq, come alternativa alla tirannia e alla violenza terroristica in Medio Oriente. Le nostre priorità restano le stesse: protezione del nostro paese, sicurezza delle nostre truppe, e diffusione della libertà nel mondo». Il presidente, poi, ha fatto un bilancio delle operazioni: «Siamo all'offensiva contro i killer e i terroristi in Iraq, e resteremo all'offensiva. A Falluja e dintorni, i marines mantengono la pressione sui fedelissimi di Saddam, i combattenti stranieri, e altri militanti. A Ramadi, Husabayah e Karmah sono all'offensiva, conducendo centinaia di pattuglie ogni giorno. A Najaf, grande centro senta e città sacra, i nostri militari stanno smantellando sistematicamente una milizia illegale, che ha cercato di incitare la violenza e prendere il controllo». Una volta elencati i progressi, il presidente ha sollecitato il Congresso ad approvare i 25 miliardi di nuovi finanziamenti appena richiesti. «Il nostro secondo grande impegno - ha proseguito - è trasferire la sovranità ad un governo iracheno appena possibile. La popolazione deve sapere che la nostra coalizione è determinata a favore della sua indipendenza e dignità nazionale. Per questa ragione il trasferimento dei poteri il 30 giugno è vitale. L'inviato speciale dell'Orni, Brahimi, è ora in Iraq, consultando diversi gruppi locati. Nelle prossime settimane, importanti decisioni verranno prese sulla composizione del governo interinale». A questo punto, è arrivato il momento di fare i conti con lo scandalo delle torture: «Siccome l'America è impegnata a favore dell'eguaglianza e della dignità di tutti i popoli, ci sarà una piena inchiesta sugli abusi crudeli dei detenuti. Quella condotta è un insulto alla popolazione irachena e un affronto alla moralità e alla decenza. A gennaio, poco dopo che gli abusi erano diventati noti ai nostri militari, è stata lanciata un'inchiesta. Alcuni soldati sono stati incriminati, e tutti quelli coinvolti risponderanno della loro condotta. Onoreremo la legge. Tutte le operazioni carcerarie in Iraq verranno profondamente riesaminate, per accertare che tati offese non si ripetano. I responsabili hanno causato un danno che va ben oltre le mura di ima prigione, dando ad alcuni la scusa per mettere in discussione la nostra causa. Capisco quanto sia doloroso vedere un picelo nume¬ ro di persone che disonora un obiettivo nobile, per il quale molti altri si stanno sacrificando. Ma quello che è successo nella prigione non riflette il carattere degh oltre 200.000 militari che che hanno servito dall'inizio dell'operazione Iraqi Freedom. Loro stanno aiutanto la popolazione afghana ed irachena a costruire società democratiche». La difesa del presidente non poteva essere più completa, assimilando la sorte di Rumsfeld a quella dell'intero intervento in Iraq. Questo, però, espone tutta l'amministrazione agli effetti dello scandalo, che non si placa. Ieri i responsabili della campagna del senatore Kerry hanno detto di avere raccolto 275.000 firme per una petizione che chiede le dimissioni di'Rumsfeld, sollecitate anche dal giornale militare «Army Times». Lo stesso Bush ha visto ^ ,qpn «disgusto e incredulità» alcune foto e video ancora non pubblicati, che contengono «atti sessuali e di sadismo», documenti che finiranno presto nelle mani dei parlamentari. Il nuovo rapporto della Croce Rossa, poi, ha rivelato che gli abusi erano stati denunciati molto prima del gennaio scorso e non erano atti individuali. Questo contraddice almeno in parte le dichiarazioni fatte da Rumsfeld al Congresso la settimana scorsa, e oggi davanti al Parlamento comparirà il generale Taguba, autore del rapporto che ha scatenato lo scandalo. Il presidente Bush con il segretario alla Difesa Rumsfeld all'uscita dal Pentagono